La tragedia del pd/Se Giuseppi è un progressista

Ospite di Otto e mezzo, Giuseppe Conte ha confermato la sua sostanziale equidistanza da Joe Biden e Donald Trump, sostenendo che il primo sarebbe «più vicino all’area progressista» (bontà sua) sui temi economici e sociali, ma non sulla politica estera, vista la posizione sull’Ucraina e la copertura offerta a Benjamin Netanyahu nella guerra di Gaza.

Sull’Ucraina, per quanto non condivisibile, l’affermazione di Conte ha almeno una logica, essendo Biden schierato per il sostegno a Kyjiv (e Conte, evidentemente, no). Per quanto riguarda invece Israele, bisognerebbe ricordare che Trump dalla Casa Bianca è stato il maggiore sostenitore di Netanyahu e della sua folle strategia, fondata sul fatto compiuto e sull’abbandono di qualunque ipotesi di stato palestinese (talmente folle da pensare di potere utilizzare in funzione anti-Anp lo stesso rafforzamento di Hamas: e si è visto come è finita). Biden, al contrario, è probabilmente il presidente americano che più di ogni altro ha cercato di contenerlo.

Poi ci sarebbe quell’altra differenza, su cui Conte invece non si è soffermato: il 3 novembre 2020 Biden ha vinto le elezioni; il 6 gennaio 2021 Trump, che le aveva perse, ha esortato gruppi di fascisti armati a dare l’assalto al congresso per bloccarne la proclamazione. Ma questa, a quanto pare, non è per Conte una ragione sufficiente per stabilire chi dei due sia più vicino all’area progressista.

Post Scriptum
L’equidistanza di Trump
Riguardo alla posizione di Donald Trump sull’Ucraina, un’utile promemoria è venuto stanotte da Joe Biden, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione: «Ora il mio predecessore, un ex presidente repubblicano, dice a Putin: “Fa’ quel che diavolo ti pare”. Questa è una citazione. L’ex presidente ha detto proprio così, inchinandosi al leader russo. Penso che sia scandaloso, pericoloso e inaccettabile». Parole di grande lucidità e fermezza, e più che mai opportune, che avrebbe potuto pronunciare anche Mario Draghi (per più di un motivo).