Film/Il triste sequel di Virzì con Tito e senza bipopulisti

Nel 1996 Virzì aveva raccontato la storia di due gruppi di amici che si ritrovano ad agosto vicini di casa nell’isola di Ventotene. Un gruppo di amici (i Molino) con Silvio Orlando (Sandro) e la sua compagna Laura Morante, erano “di sinistra”. I vicini burini (i Mazzalupi), con Ennio Fantastichini, Piero Natoli, Sabrina Ferilli, Paola Tiziana Cruciani, erano qualunquisti, volgari e disinteressati alla politica. Furono dissapori, tensioni, provocazioni, ma ci furono anche un colpo di Beretta calibro 9 e un paio di amori incrociati.
Oggi (Un altro Ferragosto) i Molino e i Mazzalupi tornano a Ventotene, i primi per trascorrere l’ultima estate con Sandro, malato terminale, e i secondi per festeggiare un matrimonio molto social di Sabri, giovane influencer. Il tempo ha portato via Franceschini e Natoli, e sono arrivati Christian De Sica, Vinicio Marchionni, Emanuela Fanelli.

Nel sequel noi spettatori non ci abbiamo guadagnato, anche perchè la società italiana pur ricca di social, influencer, nuove coppie e app, continua ad interrogarsi malinconicamente su (anti)fascismo e democrazia. L’unica nostra speranza è Tito, il nipotino di Silvio Orlando. I rossi antichi come quest’ultimo, alle prese con l’igiene delle parole, si disturbano per “radical chic” e non hanno ancora capito una cosa fondamentale: che nel 2024 chi non riesce a scegliere tra Biden e Trump è pericoloso quanto i fasci. Magari in un altro ferragosto ne riparliamo…