Draghi ha fatto tutto quello che doveva fare. Gli altri, il contrario

Nel libro di Pierferdinando Casini “C’era una volta la politica” è riportato un retroscena su Draghi.

“Quel 20 luglio il Senato diventa il palcoscenico di una resa dei conti da film western, con colpi di scena a ripetizione”. Casini è in prima linea per salvare il salvabile. Glielo chiedono in tanti, dopo avere ascoltato il discorso in cui il presidente del Consiglio “chiede all’aula una fiducia che non sia di facciata, perché non vuole vivacchiare. Distribuisce fendenti a destra e a manca, ai 5Stelle come alla Lega, con l’idea precisa di non accettare tatticismi e di chiamare tutti a una leale assunzione di responsabilità”.

È qui che Casini entra in scena: prepara e firma la mozione di fiducia a Draghi. Lo fa, a patto che il premier sia d’accordo. Lo è. Ed è nelle due ore di pausa dei lavori di Palazzo Madama che Casini ha il colloquio, tenuto finora riservato, con Draghi. Una discussione che nelle pagine del libro conserva tutta l’immediatezza di quelle ore: la stanchezza dell’economista e banchiere impegnato nelle istituzioni per “le troppe bugie dei partiti”, per le ambiguità. Infine lo sfogo: “Pier Ferdinando facciano quello che ritengono. L’importante è che ci sia chiarezza. Io ho fatto tutto quello che dovevo fare”.