Il mondo visto da Nicastro/ Meloni e Conte Intillimani, il popolo è rimasto solo

Ho visto in tv e studiato due soli leader, la Meloni e Conte Intillimani. La mia convinzione, che esprimo a 15 giorni esatti dal voto, è questa: preferirebbero entrambi per ragioni opposte restare all’opposizione. Nel caso di Intillimani è evidente che la sua somma felicità consisterà nell’arrivare al 14% (grazie alle plebi meridionali entusiaste di RdC e bonus 110) e poi fare l’opposizione con la pochette in tv chiedendo soldi per quelli che non possono vivere più per pagare le bollette.

La Meloni invece sa che il destino la fa andare al governo nel momento storico peggiore dopo la fine della seconda guerra mondiale e comincerà così il periodo tragico della sua vita, quando invece di goderti il successo cominci a pagarne il prezzo dovendo assumere decisioni cruciali ogni minuto e a girare come una trottola impazzita. Il 26 settembre avremo pertanto una angosciata e terrorizzata (hai voluto la bicicletta?) e un altro felice di aver vinto la lotteria e di aver finalmente un movimento tutto suo sia pure con un padre padrone pazzo che lo può defenestrare appena vuole.

Il governo non lo auguro al peggior nemico
Lucrezia Reichilin, economista della London Business School

Gli italiani si affidano come sempre e provano a scegliere il meno peggio, adesso è il momento della donna che ha fatto l’opposizione e che appare come mamma, donna, italiana. Gli italiani provano con lei, che ha capito gli italiani adagiandosi pian piano negli anni alle loro paure di cambiare, idiosincrasie, speranze. L’unica risorsa che abbiamo, Mario Draghi, essendo l’unico italiano che il mondo occidentale ci invidia (un’altra è l’economista Lucrezia Reichlin) , resterà in disparte fino al momento in cui verrà richiamato per raddrizzare la barca prima che venga risucchiata negli abissi dalle onde tumultuose. Gli italiani credono in lui, sanno che è così, ma tutti i politici e i loro lacchè e i cretini di ogni colore stanno provando a metterlo da parte con la scusa che il “governo dei migliori” (loro preferiscono quello dei mediocri) non ha fatto questo e quello, ha sbagliato quell’altro, ma soprattutto… non ha fermato la guerra in Ucraina, l’inflazione e debellato nel mondo la pandemia (sic)

Una malattia, l’ideologia, dalla quale si può guarire solo cambiando testa

Avendo sofferto io della malattia in gioventù so in cosa consiste e so cosa si deve fare per guarire. Non sto parlando del covid, mi riferisco all’ideologia, la malattia per debellare la quale non esiste vaccino (cambiare la testa e crescere è difficile). In Italia dopo la stagione dei comunisti contro i fascisti avremmo avuto bisogno di un bel partito socialista e liberale e di un partito conservatore, oltre che di un partito verde. Avremmo avuto bisogno di una legge elettorale proporzionale e di un capo del governo eletto dai cittadini, con la sfiducia costruttiva e l’impossibilità di cambiare casacca dopo essere stato eletto. Ma l’ideologia, rossa o nera fa lo stesso, è la nostra malattia incurabile, pertanto la Meloni poveretta vivrà una esperienza traumatica e che non si può augurare al peggior nemico e Conte Intillimani, così come Letta e tanti altri, resteranno a guardare e si riposeranno stando all’opposizione.

Non esistono uomini della Provvidenza?

La Meloni non resisterà più di un anno, poi, con buona pace di tutti gli ideologi, Mattarella dovrà richiamare Draghi. Speriamo che non sia troppo tardi.

I cretini amano ripetere che non esistono uomini della Provvidenza o dei Miracoli, i cretini credono in due cose, le masse e l’1 vale 1. Pensano che il Pontefice lo scelga lo Spirito santo. Non sanno chi siano stati Winston Churchill, Cavour, Giolitti, Pertini, Mandela, Marthin Luther King, Kennedy, Einstein, papa Giovanni, e continuate voi. Per loro Meloni o Conte valgono Draghi.

Biagio De Giovanni

La situazione l’ha spiegata un grande intellettuale, Biagio De Giovanni (leggete la sua intervista sul blog):
«Il PCI era un grande partito, così come la Democrazia cristiana (DC), non solo perché aveva un grande consenso di massa, ma perché aveva una grande classe dirigente. Queste classi dirigenti, nella struttura dei partiti d’allora, governavano il popolo, cercando di superare e d’educare le zone di plebeismo.
Quando sono finite e il sistema dei partiti è venuto meno, il popolo è rimasto solo. Sorgono così i Cinque stelle. I temi della protesta – “la casta”, “sono tutti disonesti”, la palingenesi sociale, con l’aggiunta dell’“uno vale uno” e così via – trasformavano rozzamente, fino a renderle irriconoscibili, pulsioni presenti nella massa aderente al PCI, perché lì c’era una classe dirigente che le mediava, magari in chiave moralistica, disinnescandone tuttavia la carica eversiva o qualunquista, in favore della differenza morale».

Il popolo è rimasto solo. Se lo mediava il Pci era una cosa, se lo mediano Conte e Travaglio un’altra. E vince la Meloni.