Quando Beniamino Placido ci ammoniva sulla gente

(29/7/20) Beniamino Placido (1929-2010) straordinario critico televisivo di Repubblica e finissimo intellettuale capace di avventurarsi nei più diversi campi, come tutti i grandi ci ha lasciato delle guide con uno spirito profetico, disseminate nei suoi libri e articoli. La sua abilità era quella di prenderti per mano e portarti in giro, osservando insieme le cose del mondo e leggendo libri di qualsiasi epoca e autore per aiutarti a rispondere alle grandi domande che ci facciamo. Per esempio, cos’è la Verità? Allora ci spiega che l’affetto incrollabile della madre per il suo bambino è la verità, che non può essere fragile. Anche la Scienza una volta si illudeva di dare la verità ma oggi civetta con i paradossi del “postmoderno”, si nutre di ipotesi e paradigmi, si prende in giro. La verità, conclude, è come un pallone che a furia di calci finisce in rete, nel senso che la verità assoluta chissà dov’è, chissà se c’è. Ma qualche bel frammento di verità possiamo sempre portarcelo a casa , a patto di affrontare le fatiche ( e i calci, e le spinte) corrispondenti.

Qualche giorno fa tra i miei ritagli ho riletto “Tutto cominciò con Tina Pica”, un articolo del 9 luglio 1994, e ci ho trovato qualcosa che spiega molto bene il tempo in cui stiamo vivendo. Come in tutti i suoi articoli Placido comincia con un riferimento “basso”, un film con l’attrice napoletana Tina Pica dove ella, vedendo la nipote che tiene per mano un giovanotto, che poi era il suo fidanzato, esclama: -Vergogna! Cosa dirà la gente?-

Da qui Placido costruisce il suo ragionamento- lezione sulla “gente”, o folla o massa, entità indifferenziata che nell’Ottocento era (ingiustamente) disprezzata. Era considerata primitiva e istintiva, dotata di molta emotività e di scarsa razionalità. Capace di tutto, soprattutto di rivolte, massacri, linciaggi. La folla non piaceva a Gustave Le Bon, turbava Manzoni, ma anche Edgar Allan Poe, Maupassant, Baudelaire. In realtà, dice Placido, li muoveva la paura della civiltà di massa, l’arrivo del suffragio universale. Solo che adesso (era ancora il 1994!) a riprova che ci piacciono solo gli eccessi, siamo passati all’estremo opposto.

Ogni uomo politico, ogni artista oggi anela al “bagno di folla”, rigeneratore e rassicurante. Non c’è più nulla che noi non siamo disposti a fare per la gente. Siamo giunti, e Placido non ha potuto distruggerli con il suo sarcasmo, agli “ignoranti di successo”. Ma, ecco il punto, la ragione non sta nel fatto che ormai ci siamo persuasi delle virtù della gente o del popolo, magari fosse così. Lo sappiamo benissimo che il cliente non ha sempre ragione e neppure la gente, noi stessi quando diventiamo gente, ogni giorno, non per questo diventiamo più saggi o esperti. Il fatto è che la gente vota, la gente compra. Dobbiamo rabbonirla, dobbiamo blandirla. Ed esaltarla sempre.

Questo scriveva Placido 26 anni fa. E oggi che non il voto popolare, ma addirittura i sondaggi di voto, insomma ora che il consenso elettorale vero o presunto è diventato la misura di tutto, un buon politico non può domandarsi sempre come fa Tina Pica con la sua voce robusta “cosa dirà la gente?”. Non è il modo migliore per far politica ed effettuare delle scelte. Quando un esperto, uno scienziato, un competente (in America, per non fare esempi italiani, il dottor Fauci) dice qualcosa di sensato il cretino al potere gli fa: Stai zitto. Perchè non ti fai eleggere? La chiamiamo populismo questa forma idiota di esaltare le virtù benefiche del popolo, perchè il popolo manda in Parlamento o nei consigli comunali i suoi rappresentanti senza capire che chi ottiene tanti voti non è sinonimo di saggezza, lungimiranza, competenza. Il popolo spesso e volentieri sceglie veri idioti per la semplice ragione che non usa il cervello ma la pancia, vittima di paure incontrollate e di demagoghi da strapazzo.