Varese, prof insegna da 20 anni ma senza laurea: l’Italia cartacea che piace ai truffatori

Avendo lavorato nella scuola le condizioni dell’amministrazione pubblica italiana mi sono ben note, per cui la digitalizzazione da sempre m’è parsa il minimo sindacale per un paese civile pieno di tante chiacchiere e pochi fatti. Facendo il preside mi sono sempre chiesto come si potessero controllare i titoli e il punteggio dei supplenti (ai miei tempi solo spulciando tra fascicoli e carte). Sapevo bene che c’erano docenti che nelle graduatorie d’istituto per non essere tra i perdenti posto si aggiungevano punteggi inventati ma lì almeno c’era un controllo incrociato tra i proff della stessa materia. Nessuno in Italia ha mai “denunciato” le scuole fantasma che si sono create con finte iscrizioni degli alunni, nei decenni in cui una scuola poteva comunicare al Provveditorato solo i numeri degli alunni nuovi iscritti (senza alcun riscontro, per esempio il codice fiscale) per cui l’alunno Tizio risultava iscritto nello stesso anno in più scuole facendo aumentare le classi e l’organico. Istituti che con questo sistema facevano risultare metti 10 classi in più (ne avevano 20 in realtà ma risultavano 30) hanno creato posti di lavoro fittizi e un danno erariale incredibile. Ma è roba passata, i giudici erano in altre faccende affaccendati.

Eppure E.L., la professoressa adesso al centro di un’indagine della Guardia di Finanza di Varese, era una docente apprezzata. «Una collega brava, e in gamba» sono i commenti che adesso circolano.

Ormai 21 anni fa – è questa l’accusa – la cinquantenne originaria del Varesotto al momento di iscriversi alle graduatorie provinciali per le supplenze, inserì fra i titoli richiesti una laurea (con ben 110 e lode) mai presa in Scienze biologiche alla Statale di Milano.

Secondo le indagini delle Fiamme Gialle su delega della Procura, così, al reato di «uso di atto falso» si deve sommare anche quello di «truffa», in questo caso ai danni dello Stato. Le sono stati sequestrati  beni di proprietà per l’equivalente di 350 mila euro. Somma riferibile agli stipendi e agli importi erogati dall’Inps a titolo di indennità di disoccupazione dal 2000 in poi, più il Tfr.

L’attività della professoressa consisteva in supplenze di scienze e matematica nelle scuole secondarie di primo grado. «Persona assolutamente normale, non avevamo alcun dubbio su di lei», spiega Walter Fiorentino, dirigente dell’istituto comprensivo di Arcisate dove la prof indagata ha prestato la sua opera per qualche sostituzione.

Proprio per questo non sono mancati (l’Italia delle chiacchiere) commenti che ritengono ingiusto privare la prof senza titolo degli stipendi ottenuti. Questi due elementi (nessuno controlla se uno insegna con laurea; scoperta la truffa, c’è chi vorrebbe che la prof non restituisse le somme incassate) a mio parere costituiscono  lo  stato dell’arte della meritocrazia all’italiana. Non soltanto si sostiene che non si possano differenziare gli stipendi dei docenti prefigurando una loro carriera (i proff devonsi considerare tutti bravi allo stesso modo per virtù divina) ma anche nel caso in cui una ha insegnato senza laurea lo Stato dovrebbe dire: cosa fatta capo ha. Con la stessa logica non dovremmo richiedere il maltolto ad un abile truffatore informatico così come ad uno che abbindola il prossimo facendosi consegnare somme ingenti, esclamando: però, come sono stati bravi!

Leggo in queste ore che Amazon per evitare che i pacchi risultino consegnati buttandoli nel cortile del destinatario darà una pw al cliente. Non potrebbe il Miur ad un laureato fornire una pw segreta così nel momento in cui lo mette in cattedra si fa dare la pw ed è sicuro che la laurea ce l’abbia? O ci fidiamo ancora di una autodichiarazione o un pezzo di carta facilmente contraffabile per risultare forniti di laurea?

Giuseppe Carcano, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Varese conferma, tuttavia, l’assenza di un database centralizzato: oggi, proprio come nel 2000 (quando diventammo “dirigenti”), risulta impossibile per gli Usr verificare la sussistenza di un titolo accademico in tempo reale. Ma tutti quelli che ogni giorno scrivono di scuola su migliaia di siti, la considerano una cosa normale, una semplice notizia di cronaca? Invece è la prova regina di una PA che non funziona, quella che ha osteggiato fino a che ha potuto la fattura elettronica.

Nel frattempo è appena avvenuto comunque un fatto rivoluzionario, si è completato il percorso per portare tutti i comuni italiani dentro l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr). Tutti gli italiani residenti nei 7.903 comuni del Paese e quelli all’estero iscritti all’Aire (67 milioni di persone) possono verificare e chiedere l’eventuale correzione dei propri dati anagrafici, stampare certificati e fruire dei servizi disponibili online, in modo facile e sicuro. Dal 15 novembre 2021, sul portale dell’Anagrafe nazionale è possibile scaricare 14 tipologie diverse di certificati digitali, dalla nascita al matrimonio, in maniera autonoma e gratuita accedendo con la propria identità digitale. Speriamo che una Pubblica amministrazione effettivamente digitale, a beneficio di cittadini e imprese possa far accertare chi la laurea ce l’ha.