Il mio partito Beniamino

(14/11/21) Il nuovo partito italiano “lib-lab” (io lo chiamo Beniamino per ricordare Placido) o come lo volete chiamare voi, è nato con l’avvento di Draghi che ha posto fine al bi-populismo italiano. Scrivo nel giorno del via all’anagrafe digitale, una cosa che da Diego Piacentini (l’Agenda digitale l’ha costruita lui) in poi nel nostro paese sembrava impossibile realizzare tante erano le resistenze dei comuni piccoli e grandi. Per chi fosse stato distratto riassumo le puntate precedenti di questa storia che procederà (vediamo se l’azzecco) con Draghi al Quirinale perchè fuori di lui le forze politiche non sono in grado di trovare un accordo. Senza Draghi al governo sino al 2023 ci sarebbero tre problemi; 1) ci sarebbe un governo fragile per andare alle elezioni; 2) i partiti si scannerebbero senza riuscire a fare una riforma elettorale; 3) chiunque andrà al governo non riuscirà ad attuare il Pnrr.

Il bi-populismo si chiama così perchè il populismo anti-casta e antipolitica di destra (Grillo Salvini e Trump, per intenderci) è stato emulato dal populismo di sinistra (Renzi e/o tutta l’estrema sinistra). Il populismo nasce avendo nel mirino la democrazia rappresentativa ma muore con il chiunquismo, l’idea bislacca che tutti possono fare tutto. La vicenda dei 5 Stelle con Di Maio e altri come lui che vanno a fare i ministri spiega che non puoi sostituire un dottore incapace con un altro che si dichiara onesto ma non ha nè arte nè parte. Una volta c’erano fascisti e antifascisti, poi abbiamo avuto il grande centro dc, adesso destra e sinistra sono categorie che hanno i loro tifosi appassionati di bandierine anche se in pratica fanno e spesso dicono le stesse cose.

Ora in Italia dopo tanto tempo sono riapparsi quelli che io chiamo i riformisti, e che provengono dalla destra e dalla sinistra, sono laici o cattolici, e intendono rivoluzionare il quadro politico esistente con le riforme che l’Europa ci chiede per darci i soldi del Pnnr. Adesso vi faccio i nomi per capirci, anche se tutti stanno con Draghi e intendono portare avanti l’agenda Draghi (non lo ritengono come Letta Zingaretti Bersani e soci una parentesi da chiudere). Quelli che stanno contro Draghi, i vedovi di Conte, i SalviniMeloni con Orban e Putin, sono gli avversari. I riformisti non sono no-vax nè complottisti, sono europeisti, filoamericani e non sono giustizialisti in quanto fanno prevalere le garanzie delle libertà individuali (sennò che liberali sarebbero?) sugli avvisi di reato a strascico dei magistrati.

Da Marco Bentivogli, ex segretario Fim Cisl ai sindaci illuminati che abbiamo (l’elenco è lungo, va da Sala a De Caro, da Pizzarotti a Gori e Nardella), i riformisti li ritrovi in tutti gli schieramenti (Tinagli, Nannicini, Guerini, Giorgetti, Patuanelli, Brunetta, Carfagna, Gelmini, Zaia, Calenda, Renzi, Bonino, Bonelli), raccolti intorno al sito de Linkiesta di Christian Rocca e a innumerevoli giornali on-line, rappresentati dai migliori opinionisti dei maggiori quotidiani, e tuttavia ancora incerti su come procedere.

Questa galassia che ha molti punti forti in comune, il più importante dei quali è l’idea di una democrazia decidente nella quale il governo sia efficiente, duraturo e non bloccato da interminabili dibattiti parlamentari, si divide sulla legge elettorale e sulla opportunità o meno di una riforma costituzionale concernente la seconda parte della Costituzione. Ci sono quelli che vogliono il sistema proporzionale e non quello maggioritario, ci sono quelli che ritengono necessario far prevalere le esigenze del governo sul tema della rappresentanza. Il governo lo devono scegliere i cittadini con il voto o dopo il voto le forze politiche? Un sistema elettorale a doppio turno non concilierebbe la conta del sistema proporzionale con l’efficienza di un governo eletto? La sfiducia costruttiva non servirebbe per rinsaldare la durata dei governi? Il capo dello Stato deve continuare ad operare soltanto con la moral suasion?

Domande che il futuro avrà modo di chiarire circa le scelte possibili e realistiche, ma che restano sullo sfondo. In realtà questo nuovo mio partito vive ogni giorno e quando siamo riusciti a mandare a casa il Conte-Casalino sostituendolo con Draghi (impresa che sembrava impossibile a molti) abbiamo capito che il futuro è già cominciato e si è ricongiunto a Giustizia e Libertà, ai liberal-socialisti di Guido Calogero, ai fratelli Rosselli, a Olof Palme. Tutto qui.