McCartney 3,2,1/Come è nata la musica di un genio

La mini serie documentaria su Disney+ ha due protagonisti, Rick Rubin e Paul McCartney. Rubin è un famoso produttore americano che a dispetto della sua lunga barba bianca ha solo 58 anni, durante i quali ha collaborato con Jonny Nash, i Red Hot Chili Peppers, i Linkin Park e tanti altri. Ai quali si è aggiunto Jovanotti (il brano di Morandi, Allegria, è suo). Durante tre ore di dialogo in una sala di registrazione, le puntate sono sei) il Beatle spiega, racconta, suona, così il suo mondo musicale, non solo quello creato con i Beatles, ma anche quello successivo con i Wings o da solo, ci appare  sotto una luce nuova. Paul è stato uno dei più grandi bassisti nella storia del rock, non l’ho detto io ma John Lennon, e quando ascolterete “Something” di George e “Come togheter” di John come propone Rubin, lo capirete facilmente.

Per me dalla prima volta che ho ascoltato un suo brano nel 1963 (l’album della Parlophone era The Beatles) Paul è un genio musicale. Non conosce la musica, non la legge nè la scrive, ma in questo documentario narra come sono nati tante idee musicali, come si sono arricchite con l’estro del produttore George Martin, come ha composto brani ancora leggendari e indimenticabili. Uno dei segreti che svela è l’uovo di Colombo, quando hanno cominciato, lui e John, non avevano registratori o phone per registrare alcune idee. L’unico modo che avevano era quello di creare dei brani che fossero memorabili, innanzitutto da loro stessi. Poi ci sono centinaia di aneddoti, accordi, invenzioni, rimandi, predilezioni (per Bach, per esempio), che vorresti non finissero mai tanta è l’emozione che suscitano. Tutta la sperimentazione che hanno fatta in sala registrazione e l’innovazione consentita dalla tecnologia vengono illustrate come si deve.

Le armonie musicali dei duetti canori di Paul con John erano ispirati dagli Everly Brothers, un duo musicale americano della fine degli anni cinquanta, e dai Beach Boys (con i quali si sviluppò una sana rivalità), lui e John hanno amato perciò tantissimo cantare “Baby’s in Black”, un brano poco conosciuto dagli ammiratori, dove l’impasto di voci era notevole. Ma anche gli altri due sodali, George e Ringo, vengono ricordati attraverso la musica. Sono stati insieme soltanto otto anni, ma hanno creato un repertorio immenso che il tempo non scolora, anzi, a sentire certi rapper o certe nenie attualissime, rappresentano l’immortale della musica pop.

Ero uno dei Beatles, adesso sono un fan dei Beatles, dice ad un certo punto Paul. Tutti quelli come me ai quali ha rischiarato la vita lo considerano un genio assoluto. Prendiamo per esempio due pietre miliari come “Here there and everywhere”e “A day in the life”; oppure “Live and let die”, brano del 1973 che Paul e George Martin inventarono per il film di 007: è un pezzo (dei Wings) che per me rappresenta un classico, un prodigio creativo. Ma non perchè “regala emozioni” come si usa dire con una frase fatta a chiunque strimpelli in tv, per quanto mi riguarda la mia vita l’ha fatta più bella, allegra, intensa. Insomma, l’ha cambiata, perchè l’arte cambia il mondo e la realtà come soltanto le invenzioni geniali possono fare