Calcio/ I fuoriclasse che l’Italia ha mandato via

Molti tifosi juventini proprio in questi giorni si offrono di accompagnare a proprie spese il terzino Mattia De Sciglio verso qualsiasi destinazione. Ma non sarà facile liberarsi di lui, ottimo giocatore ma abbonato all’infermeria. La “scommessa vinta da Allegri”, così viene deriso dagli juventini Mattia, ci ricorda che ogni allenatore nessuno escluso si fissa e pretende, dal mercato, di avere con sè dei giocatori improponibili. L’elenco è smisurato e possiamo fare solo esempi, come quel Giaccherini per cui stravedeva il Conte della Juve. Prendiamo due giocatori decisivi dell’Atalanta di oggi, De Roon e Papu Gomez. Il primo, olandese, acquistato dall’Heereveen per un milione, venne venduto al Middlesbourg per 10, ma poi riacquistato un anno dopo per 13. Il secondo il 14/15 arrivò a Bergamo dal Metalist al quale lo aveva venduto il Catania l’anno prima. Sono due casi che io chiamo di “ripensamento”, cioè gli italiani si accorgono di quanto sono forti solo dopo che li hanno venduti. Ma noi italiani siamo di bocca buona, anzi siamo incontentabili e ci priviamo di fuoriclasse definendoli non adatti al nostro campionato. Il Milan nel 2006 acquistò dal Bastia l’ala francese Aubameyang (ora cannoniere dell’Arsenal), lo diede in prestito a varie squadre e poi nel 2011 lo vendette al Saint-Etienne. Lo stesso Milan, che si era liberato di Davies cedendolo alla Juve, comprò dal Cannes Patrick Viera e poi l’anno dopo lo cedette all’Arsenal dove cominciò una carriera meravigliosa. Lo stesso Arsenal nel 1999 ricevette un regalo prezioso dalla Juve, quel Thierry Henry preso l’anno prima dal Monaco e che Ancelotti scambiò per un’ala senza capire che sarebbe stato una punta fenomenale. Una follia di mercato come tante, simile a quell’altra che concerne il terzino sinistro Roberto Carlos acquistato dall’Inter dal Palmeiras e venduto al Real Madrid per 6 milioni. Secondo Hodgson era indisciplinato, non sapeva difendere ed era meglio Pistone. La stessa Inter prese il brasiliano Coutihno ma non seppe che farsene e lo cedette in via definitiva al Liverpool per 13 milioni. Cinque anni dopo gli inglesi lo vendettero al Barcellona per 145. Gianfranco Zola dal Napoli passò al Parma, lì il solito Ancelotti lo fece vendere al Chelsea dove fece una carriera strepitosa.
Il portiere olandese van der Sar, diventato leggenda del Manchester United, nel 1999 passò per la Juve dove in due anni lo presero per un povero brocco. Il suo terzino francese, Evra, in Italia non era andato oltre il Marsala.
Quando la Roma vendette per quarantadue milioni al Liverpool l’ala egiziana Mohamed Salah, i tifosi ma soprattutto i giornalisti esaltarono l’affarone economico. Nessuno aveva capito che Salah non poteva giocare a tutta fascia ma doveva starsene avanti per fare i goal. E’ la nostra specialità. Come già facciamo con Ronaldo e Dybala, anche se Messi giocasse in italia ci sarebbero quelli che storcerebbero il muso: ma non difende !

Un’altra volta parlerò del fenomeno inverso, quelli che in Italia sono considerati fenomeni e all’estero no. Come Immobile o Zaza, Darmian o Taibi.