SUL VAR E SULLA LOGICA

Essendo juventino senza essere tifoso posso apprezzare il Var e ragionarvi sopra. Non lo vogliono solo quelli che rimpiangono le cabine telefoniche e odiano i cellulari. Il calcio prima del Var a me oggi sembra preistoria, non lo rimpiango come non ho nostalgia dell’olio di fegato di merluzzo che mi davano da bambino. Dico questo perchè in Italia si pretende, dal progresso, l’impossibile: solo vantaggi senza danni. Ci piace la plastica perchè è leggera e ci sorprendiamo se inquina i mari. Il Var come ogni innovazione tecnologica ha i suoi inconvenienti : le prime auto hanno fatto una strage di galline per strada. E’ chiaro che i tifosi vorrebbero che ogni decisione del Var favorisse la squadra del cuore così come ai giuristi è chiaro che ogni regola può essere interpretata, compresi i dieci comandamenti sia pure di origine divina. Accanto ai tifosi che per definizione non ragionano ci sono altri uomini che fanno gli arbitri. Tutti gli arbitri italiani sono selezionati come i portieri nelle squadre dei ragazzini: chi non sa giocare va in porta. I nostri arbitri, credetemi, sono i peggiori in Europa, perchè sono come i politici ammaliati dal potere La prova vivente è che il peggiore di tutti, Collina, è diventato il capo della Fifa. Una sua dichiarazione è la seguente:
L’arbitro deve decidere come se la tecnologia non esistesse. L’obiettivo è non averne bisogno. In questo postulato c’è il modo di approcciarsi degli italiani al Var, convinti che il dominus deve restare l’arbitro e che il Var è una cameriera alla quale dai e non prendi ordini. E’ questione di logica (e gli italiani non la usano) e di capacità di direzione di un gruppo (e gli arbitri non sanno cosa sia): ogni decisione assunta da un arbitro, essendo istantanea, è soggetta all’istinto e perciò può essere fallibile (come la credibilità dei testimoni in un processo, argomento di numerosi studi scientifici): giuri di aver visto Tizio con la maglietta nera ma è solo un’impressione, non può essere una certezza. Pertanto solo una decisione presa insieme con il Var può corroborare la prima impressione del testimone. Gli arbitri italiani invece, per non diminuire il loro potere (tutto qui), vogliono essere patruni, sutta e fimmina prena, vale a dire vogliono sottomettere il Var. Gli arbitri inglesi al contrario quest’anno stanno dirigendo insieme con il Var. C’è un’ultima questione anche questa di logica, che i tifosi non sanno approcciare. La nuova regola sul fallo di mano oggi non pretende più di capire l’intenzione del calciatore ma un fatto oggettivo, se il suo braccio è distante dal corpo. Era meglio giudicare la volontarietà? No, non si può entrare nel cervello di un uomo. Ieri sera alla Juve, dopo aver visto l’azione al Var, l’arbitro ha concesso un rigore. Se leggete Paolo Tomaselli (Corsera) tutti contestano la decisione perchè Calabria tocca la palla in modo del tutto involontario. L’unica cosa che il tifoso dimentica, rispetto ad episodi analoghi avvenuti (fallo di mano di Cerri del Cagliari) è che il braccio largo di Calabria respinge in maniera involontaria un tiro diretto in porta. Solo la logica, non il tifo di Tomaselli, può convincerci quando punire il fallo di mano involontario: quando quel fallo di mano non volontario si oppone ad un pallone diretto verso la porta, e non ad un cross o passaggio. Ma il calcio non ha avuto ancora il suo illuminismo, cari arbitri.