La vecchia bufala dei grillini di sinistra

(13/5/2018) Sin dagli anni novanta la distinzione “destra” –”sinistra” mi è parsa approssimativa per classificare le politiche. La complessità dei problemi non consente, a mio parere, di definire con tale dicotomia le questioni concrete sul tappeto. Mi spiego subito con qualche piccolo esempio. Era di sinistra chi stava col Vietnam ma oggi lo è chi appoggia gli sciiti dell’Iran (Obama) oppure i sunniti dell’Arabia (Trump)? Chi voleva il divorzio era di sinistra ma sull’Ilva di Taranto la sinistra chi è, Calenda o Emiliano (Camusso)? Applicare la dicotomia nelle arti, poi, è assurdo perché (ce lo rammentava Beniamino Placido)  Ionesco o il poeta papalino Eliot potremmo non apprezzarli considerandoli di destra. Ora siamo alle prese col rompicapo M5S,  beneficiari di molti elettori di sinistra. Grillo è quel comico (?) che siccome sfotteva Craxi e i socialisti, vive di rendita a sinistra. Eppure è quello che oltre ai vaffa ha detto: “Noi siamo un po’ dentro democristiani, un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro… possiamo adattarci a qualsiasi cosa”. Nel 2007 parlava dei «sacri confini della patria» violati dai Rom. In seguito, si è espresso contro la cittadinanza ai figli dei migranti nati in Italia. Poi, tempo fa, ha detto che «i veri extracomunitari siamo noi». E ancora: «Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?». Per il “Fatto quotidiano” di Travaglio, house horgan del movimento, i grillini sono la sinistra mentre la destra è il pd. Basterebbe solo tale appoggio di un disonesto come Travaglio per sgretolare la classificazione, ma ancora più allarmante è lo schema principale della comunicazione grillina: non parlare mai di temi «divisivi». La regola dei casaleggi è sempre: «non divide et impera», quindi su ogni tema dire tutto e il contrario di tutto. Non è un caso quindi che l’ultima parola sul “contratto” con la Lega sia di Casaleggio. Se piace a lui, piacerà anche agli iscritti. E’ la democrazia digitale, bellezza. Quelli che ieri sbraitavano contro l’uomo solo al comando oggi per paradosso si fidano del dittatore degli altri.

L’unica cosa che non capisco, enunciate queste premesse sulle miopie delle ideologie, è allora la seguente. Come fanno quelli che, al contrario di me, ritengono che sia possibile nel 2018 stabilire chi sia di sinistra e chi no, quale policy sia di destra e quale no, a livello locale nazionale e internazionale, come possono questi puri che militano a sinistra, ad annoverare il comico, Giggino, Casaleggio e i suoi sudditi, nelle file della sinistra? Capisco che la disperazione per le policy del pd, di Renzi, dei cacicchi locali, possa far concludere che tanto peggio tanto meglio, che occorre la protesta, uno strappo, la prova di uno scenario diverso. Ma tanto valeva strappare o annullare la scheda elettorale. Fornire alla piattaforma Rousseau nel 2018 un consenso da parte dei puri e duri della sinistra-sinistra, come tanti Travaglio qualsiasi, più che una protesta potrebbe rivelarsi un dispetto ( de-verso il basso; spicio-guardo), come quelli che fanno gli altezzosi o i bambini.