Mascaro e la colonia lametina sempre alla ricerca di un salvatore

(15/3/24) Al momento in cui scriviamo i giochi politici a Lamezia sembrano fatti. La mossa del cavallo di Mascaro di spostarsi, insieme con il vicesindaco, su Forza Italia di Occhiuto (il cui impegno per le europee è straordinario e varrà nelle urne quanto i calci di rigore dopo i tempi supplementari) ad oggi rappresenta una seria ipoteca per le comunali del 2025. Lo è perchè ad oggi Mascaro ha l’accordo con Frugiuele della Lega. L’unica all’opposizione di Mascaro  è Wanda Ferro e quindi  «il centrodestra unito per il futuro di Lamezia» di cui parla il coordinatore cittadino di Forza Italia Salvatore De Biase è solo un buttare il cuore oltre l’ostacolo per capire cosa vogliono FdI (dove c’è anche Antonio Montuoro), Galati e Mancuso della Lega.

Mascaro al momento non sembra avere a destra concorrenti  ( a sinistra giocano i soliti gruppettari) ma è facile prevedere che il trio Occhiuto, Frugiuele, Mascaro con le europee per lo mezzo potrebbero avere divaricazioni significative destinate ad acuirsi per vari dossier da sistemare. L’intento del sindaco lametino è quello di spendere nel frattempo più soldi possibili per acquisire consensi.

Certo, non sarà l’appalto per i lavori di manutenzione – previsti nel Piano delle opere pubbliche – di 436mila euro per le strade cittadine ad entusiasmare il popolo. Nè la proroga per altri 6 mesi di Antonella Cauteruccio, commissaria di Terina già dal dicembre 2022. La manager tiene sotto controllo due enti che hanno, in questa fase, prospettive molto diverse, Calabria Film Commission e Terina. Stiamo pur sempre parlando dell’area industriale di Lamezia Terme, che ad un sindaco di Lamezia dovrebbe interessare almeno quanto l’aeroporto e la presentazione di libri. Ma ormai su questi due enti comanda la Regione Calabria e Lamezia non tocca palla. Ormai Lamezia è così insignificante sul piano politico che passiamo il tempo a raccogliere tutte le proposte avanzate per cambiarci il nome dell’aeroporto. Una città informe, da sempre colonia e gregaria, ormai meno influente sulla politica regionale di una qualsiasi Gizzeria, assomiglia a quei nobili decaduti che sanno solo ripetere ” lei non sa chi ero io”. La nostra storia è ormai ben conosciuta, l’ unione farlocca di tre comuni estranei l’un l’altro non ha regalato l’amor proprio, una identità. I lametini non esistono, ieri eravamo manciniani, pujiani, pucciani, oggi siamo occhiutani o ferriani: insomma a casa nostra facciamo comandare gli altri (a cominciare dalle cosche) e noi siamo i servi sciocchi. I lametini dopo essere stati salvati da S. Antonio sono sempre in cerca di un salvatore politico.

La Fondazione Terina è stata citata di recente sulla stampa  per i laboratori da 10 milioni di euro mai sfruttati appieno. Ma, come ha spiegato l’avvocato Gennarino Masi, ultimo presidente prima del commissariamento, con le tante guardie giurate e senza tecnici le apparecchiature  acquisite con i fondi ministeriali del progetto Food@Life non si possono far funzionare. Pertanto la Cauteruccio nulla ha fatto e nulla potrà fare. Invece la Calabria Film Commission è retta, guarda caso, da un lametino, Anton Giulio Grande, in carica da circa due anni. L’uomo forte colà è però il direttore generale Luciano Vigna, capo di Gabinetto della giunta di Roberto Occhiuto. Si dice che il centro convegnistico della Terina (l’anfiteatro da 800 posti e altre sale) Vigna possa incorporarlo nella Film Commission che ormai si occupa di tutto, l’Anno che verrà di Amadeus (del quale non si sa quanto è costato e costerà), la cittadella per gli studios, sino al Turismo e marketing territoriale.

Sempre a Catanzaro il prefetto Ricci e la Ferro si stanno occupando della bonifica dell’area occupata dal campo profughi di località Scordovillo, dopo la nomina da parte del governo Meloni del nuovo commissario, il generale dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Vadalà. Entro giugno 2026 si vorrebbero spendere gli 8 milioni di euro stanziati nel Pnrr.  Essendoci in prima persona sia Ferro che Ricci sia consentita una osservazione di buon senso circa la procedura indicata: è prevista la temporanea delocalizzazione della popolazione presente nel campo, nel mentre la Regione in 3 anni realizzerebbe due edifici residenziali dove poi tornerebbero i delocalizzati. Se abbiamo capito bene.

Vorremmo ricordare un particolare storico che però spiega tutta la incredibile vicenda del campo profughi lametino. Esso è da decenni un campo aperto con le porte girevoli, per cui mentre tu provvedi a sistemare dieci rom in alloggi fuori del campo ne arrivano altri 20 e così via. Lo stesso sindaco Speranza aveva così ridotto il numero dei residenti che la soluzione, in termini pratici, sembrava a portata di mano. Ma se tu lasci intatte le baracche, ogni famiglia che se ne va viene sostituita e quindi è facile prevedere cosa succederà anche adesso che sono stati stanziati ben 8 milioni. Se le famiglie di oggi residenti a Scordovillo fossero (mettiamo) 120, magari 8 milioni potrebbero bastare, ma se tu sposti 120 famiglie e nel frattempo ne arrivano altre 120 da tutto il mondo, il problema non lo risolvi mai. Giurano infatti che esiste una anagrafe aggiornata dei rom ma non basta: Scordovillo deve essere smantellato e raso al suolo. E non deve essere più consentito che colà arrivi qualcuno e vi sistemi una baracca qualsiasi. La soluzione migliore sarebbe quella, come hanno fatto in altre città italiane, di dare direttamente ad ogni famiglia una somma dopo (e soltanto dopo) che hanno lasciato il campo. Oppure di sistemare tutte le palazzine già occupate dai rom a Sambiase.

Tutti hanno capito che i fuochi a Scordovillo sono ricominciati dopo l’interruzione del reddito grillino che, come si sa, ha avuto un solo unico difetto di fabbrica: la gratuità. Non si potrebbero dare una volta tanto dei soldi ai rom lametini in cambio di qualcosa? Purtroppo, come diceva Flaiano, in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete di arabeschi.

(20/3/24) Occhiuto: “Ho detto più volte che lo sgombero parziale non è una soluzione. Perchè nei campi rom le baracche poi si rigenerano, nel senso che se non si si sbaracca tutto con le ruspe e da lì in poi non venga edificata nessun’altra baracca tutte le risorse che vi si spendono sono da buttare. Bisogna trovare una soluzione che sia strutturale”.

PS Il presidente Occhiuto (nella riunione istituzionale alla Cittadella del giorno di S. Giuseppe) la pensa come noi. Dalla stampa leggiamo che le autorità ora danno questi numeri per gli abitanti di Scordovillo: 96 nuclei familiari, 440 residenti. Vedremo quanti saranno dopo “la rigenerazione completa di Scordovillo con la realizzazione di nuove abitazioni”