4 punti sul voto in Sardegna

1) partiti di centrodestra in Sardegna hanno preso il 48,8%; quelli del “campo largo” il 42,6%. Ma il candidato presidente scelto dal centrodestra non è piaciuto (del resto ha perso di oltre 20 punti nella città in cui è sindaco), e quindi non l’hanno votato. Perché quando si vota per una carica monocratica (il sindaco, il presidente di regione) i cittadini guardano innanzitutto all’uomo/donna, indipendentemente dalla propria convinzione politica. Dovremmo averlo imparato, dopo 30 anni di maggioritario negli enti territoriali. Per le elezioni nazionali ed europee – al momento almeno – non si vota per una carica monocratica, quindi nel trarre poco probabili implicazioni nazionali non può che essere considerato il voto ai partiti.

2) il dato politico che emerge – e che è stato in origine alla base della scelta conflittuale di Truzzu – è la deflagrazione dello scontro tra Meloni e Salvini. La sopravvivenza o meno del governo dipenderà quasi esclusivamente dalla gestione di tale conflitto, così come da quando nella Lega si decideranno a prendere un’iniziativa per sostituire il segretario.

3) se Pd e M5S, come sembra dalle dichiarazioni dei dirigenti di primo piano, considerano la vittoria della Todde come il sigillo definitivo all’ineluttabilita’ di questa formula politica anche sul piano nazionale, tanti auguri e in bocca al lupo di cuore.

4) e il centro? Questo risultato non cambia nulla per il centro: la situazione era un disastro prima e continua a essere un disastro oggi. Perché, in caso qualcuno ancora non lo abbia capito, gli elettori liberal-democratici non hanno voglia di essere costretti a scegliere tra due, tre, quattro o ottomila partiti che hanno lo stesso programma, le stesse idee, la stessa visione di società ma i cui (pezzi di) classe dirigente si stanno sulle scatole a vicenda e vanno avanti a “se c’è lui, io non ci sono”. Solo se si crea un’unica aggregazione liberal-democratica (che parta dalle idee e non dalle persone) si ha qualche speranza di convogliare, su elezioni nazionali, quel pezzo di Italia che non vuole essere costretta a scegliere tra il populismo di destra e quello di sinistra