Il flop di “Finalmente l’alba” ma i Costanzo cadono sempre in piedi

L’occhio fu un quotidiano popolare che i Rizzoli e Tassan Din, editori del Corsera, lanciarono in grande stile su tutto il territorio nazionale il 10 ottobre 1979, tirando 600 000 copie al prezzo di 200 lire (100 in meno degli altri quotidiani), che vennero quasi tutte vendute. L’intento era di introdurre in Italia un “quotidiano popolare” sul modello inglese (grafica e testi avevano come modello il Daily Mirror). L’Occhio si presentava come un prodotto di genere innovativo: uso del colore rosso per il logo, fotografie-choc, testi e grafiche d’impatto. La direzione del quotidiano fu affidata a Maurizio Costanzo, coadiuvato dai vicedirettori Pier Augusto Macchi ed Alberto Tagliati. Caporedattrice era Isabella Bossi Fedrigotti; responsabile delle pagine sportive era Marino Bartoletti. Il 31 marzo 1981 Costanzo lasciò il quotidiano, rassegnando le dimissioni. Il popolare presentatore (1938-2023) ha fatto tante cose nella sua vita professionale, ha scritto canzoni e anche film, ma il successo lo ha avuto in tv con le interviste. Come direttore di giornale è passato alla storia per questo colossale flop, come professionista fu svilito dalla sua iscrizione alla P2, di cui si pentì in una memorabile confessione rilasciata a Giampaolo Pansa che ebbe il merito di riverniciargli la reputazione.

Nel 2023 il suo figliolo Saverio a 48 anni ha ora tentato il grande salto nel cinema d’autore presentando al Festival di Venezia la risposta italiana al film Babylon del 2022 di Damian Chazelle (che era costato ben 78 mln di dollari per una storia ambientata nella sfavillante Hollywood degli anni ’20 a cavallo tra il passaggio dai film muti al sonoro). A Costanzo hanno concesso un budget di 29,1 mln di euro per il suo Finalmente l’alba, un flop colossale al botteghino con 241mila euro, 37mila spettatori e la sconfortante media per cinema di 534 euro. Eppure Costanzo era stato accolto dalla critica con alcune recensioni entusiaste. Per esempio Fabio Ferzetti: “Geniale. Non ci sono altre parole. Un film “spirituale” come usava negli anni 50, che una volta si sarebbe fatto con due lire a casa di amici, con gli amici come comparse, diventa il più costoso di oggi e forse di sempre. La storia più vecchia del mondo – il tenero virgulto, la giovane innocente, la pecorella assediata dalla corruzione e addirittura da Hollywood – diventa nuova come se fosse stata pensata ieri. Anche perché il cinema di oggi lo sappiamo a memoria, conosciamo ancora prima di vederli i divi, i quasi divi, i comprimari, perfino le comparse sembra di averle già viste. Mentre in Finalmente l’alba di Saverio Costanzo tutto torna miracolosamente nuovo proprio perché è antico è impastato di memoria”. Nonostante questi entusiasmi il pubblico non ha gradito, anche perchè nel corso del 2023 c’è forse un fil rouge che lega diversi titoli: la ricerca di nuovi orizzonti e nuovi sguardi, di qualcosa di non già-visto, anche rischioso. Il bianco e nero di C’è ancora domani e il suo sguardo femminile in uno stile moderno e neorealista, ma anche i paesaggi che si allargano, che escono da Roma, come le Alpi de Le otto montagne, i deserti africani di Io Capitano (un grande successo per un film in lingua originale con sottotitoli) , la Milano notturna di L’ultima notte di Amore. Nuovi punti di vista, location, scenari che il pubblico italiano ha dimostrato di apprezzare, a cui si devono aggiungere Il sol dell’avvenire e Comandante. Insomma, il nostro cinema ha dalla sua autori di diverse generazioni come Moretti, Garrone e Bellocchio che ancora una volta sono riusciti a dialogare con un pubblico allargato.

C’è ancora domani di Paola Cortellesi è costato 8,3 mln (poco meno Enea di Pietro Castellitto, altro flop al botteghino) e ne ha incassati 36. I soliti idioti 3 ha incassato in un mese 3,8 mln.

Saverio Costanzo è nato a Roma il 28 settembre 1975, figlio di Maurizio Costanzo e della giornalista Flaminia Morandi. Finora ha diretto per il cinema Private (2004), In memoria di me (2007), La solitudine dei numeri primi (2010) e Hungry Hearts (2014). Per la televisione si è occupato della serie In Treatment (2013-2017) e de L’amica geniale (2018-2020). La sua musa è l’attrice Alba Rohrwacher, la cui voce dolente era la voce narrante della serie della Ferrante.

Per Finalmente l’alba Costanzo ha raccontato la storia di Mimosa (Rebecca Antonacci), una ragazza romana estremamente introversa, che si ritrova a vivere una notta da sogno (o da incubo) tra Cinecittà e una festa à la Eyes Wide Shut. Questa pessima coming of age story è ambientata negli anni Cinquanta, nell’epoca dorata dove gli studi romani venivano scelti per le produzioni hollywoodiane, dove quella Babilonia (non solo hollywoodiana) di Kenneth Anger doveva ancora emergere di fronte all’opinione pubblica. Lo spunto della storia è una pagina di cronaca nera italiana, l’omicidio di Wilma Montesi, vittima di un “festino” della Roma bene, abbandonata sulla sabbia come oscuro contraltare del conosciuto Marcello Mastroianni nel finale de La Dolce vita.