Politica/I gruppettari, chi sono e perchè la pensano allo stesso modo dopo 56 anni?

(2/2/24) Ely Schlein è la tipica gruppettara, ma non può dirlo. A Lamezia, per dire una città a caso, la sinistra è piena o egemonizzata sin dagli anni settanta solo da gruppettari, molti non sanno neppure di esserlo. Una ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna su studenti universitari di studi umanistici dimostra che il 46% degli intervistati condividesse, prima del 7 ottobre, l’equiparazione fra Israele e Germania nazista. Addirittura, questa percentuale cresce subito dopo il 7 ottobre. E’ solo ignoranza storica? Direi di no, lo è solo in parte, e basterà pensare come cartina di tornasole a Trump, cioè ad un fenomeno della cronaca politica recente: chi lo apprezza, come tanti 5Stelle, non sono ignoranti in storia, sono dei picchiatelli e pertanto non dovrebbero avere niente a che fare con il pd o la sinistra in genere. E allora come mai il campo largo Schlein lo vuol fare con Conte? Cercherò di districarmi in questa evidente confusione in cui viviamo.

Nelle discussioni politiche ci sono due piani che s’incrociano e si intersecano sino a rendere tutto troppo complicato, anzi inestricabile. Ecco i due piani: la famiglia e le persone. Un comunista italiano degli anni cinquanta stava con l’Urss, ma se era dotato di libero arbitrio poteva capire la differenza tra “capi” diversi, Lenin, Togliatti, Stalin. Oggi sappiamo che l’eccezionalismo dei comunisti italiani li ha caratterizzati per una ricerca della “terza via tra sovietismo e socialdemocrazia”. Qualcuno sostiene che il PCI come “partito della Costituzione nata dalla Resistenza” ha mancato l’appuntamento con il treno della modernità, risultando alla lunga sconfitto dal giudizio della Storia, ma dopo la caduta del muro, che senso ha considerarsi comunisti? Su questo blog c’è un articolo da leggere senza indugio (per chi non lo conoscesse) del grande Yuval Noah Harari che spiega le differenze (teoriche) tra un comunista, un fascista e un liberale. Tanto per chiarirsi le idee sul piano politico generale.

La Seconda guerra mondiale e la guerra fredda hanno messo al tappeto la narrazione fascista e comunista, lasciando alla narrazione liberale il ruolo di guida predominante del passato dell’uomo e manuale indispensabile per il futuro del mondo. Almeno così è sembrato per un certo periodo (Y. N. Harari).

Quando il Pci ha rinunciato all’aggettivo “comunista” sembrava che fosse così, infatti lasciarono il partito i cossuttiani e Rifondazione comunista tentò di occupare lo spazio rimasto a sinistra. Ma oggi, dopo il partito a vocazione maggioritaria di Veltroni e il renzismo, dopo che lo spazio parlamentare a sinistra del pd non esiste più, possiamo dire che la narrazione liberale guida il pd? Certo che no.

Il pd è forse in Italia filoamericano e filo israeliano e i suoi avversari sono, per semplificare, gli antiamericani, i quali in generale sono anche anticapitalisti e antisionisti (filopalestinesi)? Certo che no. Alcuni del pd dicono in queste ore di non essere filoisraeliani perchè sono contro Nethanyahu. Ma si può far confusione tra nazioni e partiti? E’ chiaro, in politica un filoamericano deve poi dirci se sta con i democratici o con i repubblicani, e se sta con i democratici sa benissimo che Biden non è la stessa cosa di Obama che non è la stessa cosa di Kennedy. Come vedete, si comincia a ragionare per grandi aggregazioni dall’alto ma poi si arriva in basso alle persone. Quelli che oggi si proclamano comunisti italiani sono stati tratteggiati alla perfezione nella canzone di Giorgio Gaber “Qualcuno era comunista”: Qualcuno era comunista perché si sentiva solo. Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche, lo esigevano tutti. Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto…

Se oggi dirsi comunisti può significare tante cose diverse, negli ultimi anni, tuttavia, un numero crescente di responsabili e  movimenti politici hanno contestato elementi chiave del liberalismo. Anzi, è stato introdotto un termine ambiguo che è una sorta di pass-partout, il “liberismo”. La narrazione liberale è destinata a raggiungere il fascismo e il comunismo nella pattumiera della storia? Anche se ci troviamo di fronte alla sua crisi, difficilmente l’approccio del liberalismo scomparirà.

Che cosa sta succedendo, allora? Sta succedendo che il sistema liberale viene considerato come una sorta di un buffet, con diverse pietanze, e ciascun stato decide cosa prendere e cosa lasciare.

Le pietanze sono le seguenti:

1) Economia di mercato, privatizzazioni, poche tasse

2) Elezioni libere, Stato di diritto, diritti delle minoranze

3) Libertà di scelta, individualismo, diversità, uguaglianza dei sessi.

4) Libero scambio, integrazione mondiale, diritti di dogana bassi.

5) Relazioni pacifiche, cooperazione multilaterale, diritto internazionale, organizzazioni internazionali.

6) Facilità di spostamento per le persone e facilità di immigrazione.

Per capirci, tutto il mondo in teoria desidera delle relazioni internazionali pacifiche. All’inverso, la sola cosa che quasi nessuno vuole è l’immigrazione. E’ chiaro che il sistema liberale presuppone invece un menu fisso dove le sei pietanze siano presenti tutte e sei, ma stiamo assistendo ad un suo lento sgretolamento perchè ciascun stato intende rinunciare a qualche pietanza (l’ungherese Orban vuole la democrazia ma senza diritti individuali; Trump vuole l’economia di mercato ma sabota il libero scambio a livello mondiale; la Cina vuole la liberalizzazione economica ma non la liberalizzazione politica, e così via…).

Ecco spiegato in termini comprensibili cosa sta succedendo nei partiti che continuano a presentarsi usando la vecchia e ormai decrepita dicotomia destra/sinistra. Se noi prendiamo il pd italiano, dirsi favorevoli all’economia di mercato o alle libere elezioni non significa più nulla se poi non si garantisce la concorrenza e si ritengono indispensabili molte (non pochissime) imprese di Stato. Dirsi favorevoli ai diritti individuali e allo stesso tempo essere giustizialisti significa spostare la coperta corta verso la zona che garantisce la magistratura e non i cittadini. E così via.

Per concludere, grande è dunque la confusione sotto il cielo, se uno come Giuseppi, il quale non vuole scegliere tra Macron e Le Pen e tra Biden e Trump, è considerato (Dio mio) di estrema sinistra. In realtà dalla storia del movimento operaio andrebbero riprese solo due categorie storiche, il massimalismo, da contrapporre al riformismo. Gli estremisti, che io chiamo gruppettari, hanno sempre avuto la meglio. Perchè?

Anche se crea imbarazzo non si può tacere la componente religiosa, il seme religioso della rivolta sessantottina. Il nucleo iniziale delle Br proveniva dalla facoltà di sociologia di Trento. Alle loro spalle le tradizioni cattoliche con il sindacalismo bianco, i terroristi storici erano cattolici praticanti. Alcuni giungono dall’Azione Cattolica e c’è chi, blasfemo, arriverà a chiosarli angeli armati. Curcio e la Cagol si sposano in chiesa! Giorgio Bocca al riguardo è esplicito, scriverà di cattocomunismo. In quei giovani c’è il rifiuto del dubbio, la sostituzione del dovere con la fede, il bisogno di dogma. Nella clandestinità c’è dell’ascetismo. E l’attesa dell’immancabile paradiso, in cielo o in terra. Tutto questo è cattolico e comunista. Vogliono la scalata al cielo, i cattolici trentini. Quel movimento del 68, oltre alle Br ha prodotto altri danni. Forse il suo seme è nella battaglia di Valle Giulia per sgomberare Architettura. Ci fu la famosa presa di posizione di Pasolini a favore dei poliziotti mentre Pietrangeli incise: “Mio caro padrone domani ti sparo.” Dopo 56 anni è rimasta una famiglia che senza più l’eskimo resta pienamente egemonica nella sinistra italiana: i gruppettari. Infatti il pd di Schlein è un partito-movimento, una carovana antifascista, arcobaleno e antinuclearista. Però, siccome la storia non si ripete mai uguale, oggi un gruppettaro di destra dice esattamente le stesse cose di uno di sinistra. Il gruppettaro bipopulista del 3° secolo è anticapitalista, antiglobalizzazione, filohamas, filoputiniano, antiNato, antiEuropa. Ci sono voluti 56 anni e quelli che nel 68 si menavano tra loro e si sparavano senza pietà la pensano ora esattamente allo stesso modo. In fondo che gli estremi sono destinati a toccarsi lo abbiamo sempre saputo.