Chi sono i populisti? Quelli che assecondano le folle

Ha detto Cacciari: “Populismo è un’altra parola abusatissima. Elementi populisti e demagogici sono immanenti in ogni espressione politica. È una tendenza di tutta la politica contemporanea quella a parlare per slogan. Usando un linguaggio in cui prevale l’elemento della promessa”.

Si sottintende che tutti siano populisti e quindi che male fa? Il populismo ( al di là degli slogan) a mio parere ha un significato preciso che può essere spiegato. La Ghisleri e tutti i sondaggisti ci dicono oggi che almeno il 53% degli italiani è contrario a mandare armi agli ucraini. Quindi, prendendo atto di questo dato (o sentiment) le forze populiste (rossobrune) per ottenere consenso aderiscono ai desiderata della maggioranza degli italiani. I quali, come tutti, cosa vogliono? Vogliono ricette semplici per problemi complessi.

I populisti sono politici che invece di educare e guidare il popolo, come hanno sempre fatto i grandi politici, lo in-seguono, si mettono a rimorchio. Steve Jobs diceva che il compratore non sapeva cosa desiderava finchè non glielo diceva lui. Nessuno ha mai fatto cose rilevanti assecondando le folle. Le scelte impopolari le fanno solo i grandi, non Salvini o Conte o Berlusconi o Schlein. Churchill se avesse dovuto aderire ai sondaggi avrebbe fatto la guerra ai nazisti? “Quando ha messo in guardia contro i pericoli rappresentati dai nazisti stava predicando a un popolo che non voleva ascoltare, a causa del trauma che ogni famiglia in Gran Bretagna aveva vissuto nella Prima guerra mondiale. E’ stato ridicolizzato dalla stampa, contestato ai Comuni e per poco non gli è stato tolto il seggio dal partito. Tuttavia, nemmeno per un momento ha considerato di attenuare le sue critiche a Hitler, perché sapeva di aver ragione.” (Andrew Roberts, biografo). Noi italiani senza Ciampi e Prodi saremmo entrati in Europa sulla base dei sondaggi popolari? Il fatto è che il popolo non ha gli strumenti per decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Talvolta l’azzecca altre volte no. La politica dei populisti dunque nasce su un presupposto errato: è troppo facile, per ottenere facilmente voti e applausi, ripetere a pappagallo quel che il popolo vuole (soluzioni semplici a problemi complessi). La democrazia non c’entra nulla, perchè la politica è grande se riesce a ottenere consensi senza accodarsi alle scelte sbagliate del popolo (che non guarda al di là del proprio naso).

Ebbene, i populisti parlano e agiscono come se il popolo potesse sviluppare un solo giudizio, una sola volontà e dunque un solo, inequivocabile mandato. Parlano e agiscono come se il popolo fosse uno solo e qualsiasi opposizione, sempre che ne venga riconosciuta l’esistenza, fosse destinata a scomparire. Parlano come se il popolo, purché siano stati delegati i giusti rappresentanti, potesse prendere in mano il proprio destino.

Ora dovrebbero essere chiare le principali differenze tra democrazia e populismo:

la prima consente a una maggioranza di autorizzare dei rappresentanti le cui azioni potrebbero risultare più o meno conformi alle sue attese o ai suoi desideri;

il secondo pretende che non si possa mettere in discussione alcuna azione del governo populista, perché «il popolo» ha così voluto.

La prima presuppone che maggioranze mutevoli abbiano giudizi fallibili, contestabili; il secondo immagina un’entità omogenea esterna a tutte le istituzioni la cui identità e le cui idee possono essere pienamente rappresentate.

La democrazia presuppone un popolo fatto di individui, per cui alla fine contano soltanto i numeri (alle elezioni); il populismo dà per scontata una «sostanza» più o meno misteriosa…