Debito sanitario calabrese, 14 mila pec e ti eviti Bondi

Ho scritto più volte che per quantificare il debito monstre delle aziende sanitarie calabresi era necessario insediare un Enrico Bondi, un grande manager d’impresa come quello che fu chiamato a mettere ordine nella galassia Parmalat. Là c’era il direttore finanziario Fausto Tonna a truccare i conti, nelle nostre aziende la contabilità non esiste da decenni. Bene, mi sono sbagliato, perchè, è notizia di qualche giorno fa, la ricognizione del debito Occhiuto è riuscita a farla. La ha comunicata alla stampa che ha scritto: Calabresi, il diavolo a volte non è così brutto come lo si dipinge. Anni e anni a parlare del debito monstre della sanità calabrese e poi si scopre che è poco meno di un miliardo di euro.

E che sarà mai? Solo che per arrivare a questo risultato invece di un Bondi è bastato, coadiuvato da qualche agente della Guardia di Finanza, un ragioniere, ma neppure, uno come me, uno che alle elementari aveva difficoltà con le tabelline e alle medie con le equazioni. Hanno mandato delle pec a 14mila nominativi. Vi dobbiamo quarchecosa? Rispondete.

Sommando le cifre indicate da quelli che hanno risposto si è ottenuto il totale. L’hanno chiamata semplice ricognizione delle pendenze fra i creditori. In sostanza è bastato mandare una pec a chi vantava titoli di credito per arrivare alla cifra. Non si capisce perché né le società di revisione né i precedenti commissari non abbiano seguito una strada così semplice che l’avrebbe potuta seguire chiunque si sia procurata una pec tramite Aruba. Nel dettaglio i crediti maturati prima del 31 dicembre 2020 ammonterebbero a 862.709.609 euro, le richieste di crediti riferiti agli anni 2021 e 2022 a 363.834.468 euro.

Siccome però stiamo parlando di semplici comunicazioni da parte dei creditori, la prima domanda che uno si fa è la seguente: e chi non ha risposto, pur avendo un titolo di credito in mano? Che facciamo, lo squalifichiamo, o lo mettiamo in un altro conteggio? Vedremo, ma con tutto il rispetto per Occhiuto che fa quel può, come diceva il maestro Manzi, la Calabria non la salviamo con il brand “Calabria straordinaria”. Che poi è la comunicazione della “ennesima scoperta dell’acqua calda”, fai spot pubblicitari e ricavi turisti in visita, mandi una pec e sai a chi devi pagare, cose così, da pensiero debole le definirebbe Vattimo. La politica è quella differenza che passa tra Draghi e Conte: in Italia c’è chi non la vede e poi ci sono pure quelli più intelligenti che preferiscono il secondo