Previsioni elettorali/ Successi e fallimenti in Calabria

Giorgia Meloni

Successo: Considerati il 4% delle Politiche 2018 e lo strapotere di Fi alle ultime Regionali, per Fdi superare il 20% in Calabria sarebbe un buon risultato. Il trionfo potrebbe essere completato con la conquista di almeno 6 seggi su un totale di 19. Traguardo che può essere raggiunto con le vittorie nei due collegi uninominali assegnati dagli accordi di coalizione – Catanzaro (Wanda Ferro) e Senato Nord (Ernesto Rapani) – con altri due seggi al proporzionale Camera (Alfredo Antoniozzi, secondo nel listino dietro Ferro, ed Eugenia Roccella) e altrettanti al Senato (Fausto Orsomarso e Giovanna Cusumano).

Fallimento: La campagna di Meloni contro il reddito di cittadinanza potrebbe sgonfiare le vele a Fdi in tutto il Sud, Calabria compresa. Eleggere solo quattro parlamentari (due al maggioritario e due al proporzionale), a fronte dell’unico mandato a Roma nel 2018 (Ferro), potrebbe non essere comunque sufficiente a dichiarare vinta la battaglia calabrese.

Enrico Letta
Successo: La conferma della media nazionale (intorno al 20%) e un bottino di almeno quattro parlamentari: tre eletti nel proporzionale – Nicola Irto (Senato), Nico Stumpo ed Enza Bruno Bossio (Camera) – e uno strappato al favoritissimo centrodestra nel maggioritario.

Fallimento: Un risultato vicino al 13% delle Regionali e l’elezione dei soli due capilista. La Calabria diventerebbe, così, un buco nel muro.

Matteo Salvini

Successo: Perdere pochi punti percentuali rispetto alla media nazionale (la Calabria è pur sempre una regione in cui la Lega fatica a radicarsi) e portare a casa 4 seggi: due dai collegi uninominali – Corigliano-Crotone (Domenico Furgiuele) e Senato Sud (Tilde Minasi) – e due dal proporzionale (Simona Loizzo, Camera, e Salvini).

Fallimento: Fermarsi all’8% delle Regionali 2021 e spuntare solo i due seggi del maggioritario, cui concorrono anche gli altri alleati.

Giuseppe Conte
Quello che si poteva perdere è già stato perso. I numeri del 2018, quando il M5S elesse ben 18 parlamentari solo in Calabria, sono a dir poco inimmaginabili.

Successo: Sfondare il muro del 20% ed eleggere almeno tre parlamentari nel proporzionale (nel maggioritario, dove il Movimento corre da solo, non c’è partita): i due capilista, gli ex magistrati Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato e la seconda nel listino Camera, Vittoria Baldino.

Fallimento: Andare sotto la media complessiva raggiunta al Sud e guadagnare un solo seggio (Camera).

Silvio Berlusconi
Lontana anni luce dai fasti del passato, in Calabria Fi continua ad andare in direzione ostinata e contraria, come dimostra il 17% delle Regionali. Una percentuale impensabile nel resto del Paese. Le Politiche sono però altra cosa, e confermare il dato di ottobre sarà praticamente impossibile. I forzisti potrebbero invece migliorare con una certa facilità la (non alta) media nazionale.

Successo: Superare il 10% e mandare a Roma cinque parlamentari. Tre eletti nel maggioritario – Andrea Gentile (Cosenza), Giovanni Arruzzolo (Vibo-Gioia Tauro) e Francesco Cannizzaro (Reggio) – e due nel proporzionale – Giuseppe Mangialavori (Camera) e Mario Occhiuto (Senato).

Fallimento: L’uniformità con il dato nazionale e l’elezione dei soli tre candidati nell’uninominale (con il contributo decisivo degli alleati) e di Mangialavori alla Camera, con il seggio di Occhiuto fagocitato da Fdi.

Carlo Calenda
Calenda ha già tracciato una linea di demarcazione: «Se il Terzo polo non va in doppia cifra sarà un insuccesso». Il progetto dell’ex ministro del Mise, in Calabria, poggia sull’esperienza di tanti amministratori. Il sindaco di Diamante e senatore in carica, il renziano di ferro Ernesto Magorno; i facenti funzione (metropolitano e comunale) di Reggio Carmelo Versace e Paolo Brunetti e l’assessore Giovanni Latella; il segretario regionale ed ex primo cittadino di Taurianova Fabio Scionti. Tra il Pollino e lo Stretto, poi, il centro continua ad avere un suo certo appeal elettorale. Ma a pesare sul risultato finale sarà anche la decisione di blindare come capolista l’ex ministra Maria Elena Boschi, candidata pure in altre regioni.

Successo: Un +10% su base regionale e l’elezione di un deputato (magari lo stesso Magorno, secondo nel listino) e un senatore nel proporzionale, ipotesi quasi fantascientifica.

Fallimento: Andare sotto l’8%, soglia minima per concorrere a un seggio al Senato, e non ottenere nemmeno un eletto alla Camera. Renzi avrebbe così fornito un assist per il gol mangiato di Calenda.