Il breaking bad della politica italiana

Tra una settimana la politica italiana avrà il suo breaking bad, per usare il titolo della serie tv più bella che sia stata mai prodotta. Nel dialetto del sud degli Stati Uniti l’espressione ha un significato gergale che si può tradurre in “fare brutto”, “sbroccare”, “creare problemi”.

La serie infatti racconta la discesa agli inferi di un prof. di chimica al quale a 50 anni diagnosticano un cancro al polmone. Tutti i suoi problemi familiari, la moglie in gravidanza, il primo figlio che ha una paresi cerebrale, diventano per lui così urgenti da tentare di far qualcosa, qualunque cosa, sia pure disonesta, per lasciare dei soldi alla sua famiglia per il momento in cui lui non ci sarà più. La forza di Breaking bad è stata riconosciuta nella “capacità di entrare in un mondo dove prevale l’incertezza del grigio piuttosto che la sicurezza del bianco e del nero”.

Ecco, se pensate alla campagna elettorale dell’estate 2022, i problemi della “famiglia italiana”, dal debito pubblico alle bollette, al lavoro che manca, al futuro che nessuno riesce ad immaginare, sino alle alluvioni e ai cambiamenti climatici che rendono la nostra vita una esistenza in balìa della precarietà continua, questi problemi nessuno li ha affrontati, tutti si sono più o meno limitati a descriverli. La prima cosa che abbiamo visto, un inedito nella storia della Repubblica, è una campagna elettorale dove si sa prima chi vince e i perdenti non hanno neppure provato a vincere ma solo a perdere bene. Non c’è stata, ecco cosa voglio dire, la contrapposizione tra bianco e nero, anche se qualche volta Letta ha tirato fuori la faccenda del fascismo e della pericolosità della Meloni. Letta e Conte erano felici alleati sposi promessi sino a quando il secondo ha sbroccato convinto che si sarebbe salvato nelle urne sganciandosi da Draghi e Letta. Prenderà tanti voti plebei al Sud, non gli 11 milioni del 2018, in questo modo potrà tenere in mano il M5S. Come il protagonista di Breaking bad si è messo a produrre pasticche blu per fare tanti soldi subito, allo stesso modo la politica italiana ha promesso a tutti non lavoro, opere,istruzione, imprese, ma soldi, tanti soldi a tutti.

Vincerà chi sul mercato offrirà (ai tossici) le pasticche più buone al prezzo migliore.

Letta ha l’appeal di un fermacarte, la mediocrità di tutti quelli che parlando dicono sempre “è molto semplice”, ma più per incoraggiarsi che per persuadere l’interlocutore. Non ha neppure tentato di cambiare una legge elettorale che pur lo avrebbe costretto a presentarsi in tandem con Conte per fronteggiare il centro-destra. Ha prima legittimato Conte come progressista, per poi sganciarsene, ha prima legittimato la Meloni con le stucchevoli scenette alla Sandro e Raimondo, per poi qua e là provare ad attaccarla sulla sua amicizia con Orban e la sua idiosincrasia ai diritti che la “Modern family” (altra serie tv straordinaria) ormai nel mondo ha reso evidenti e necessari. Un uomo indeciso a tutto, che ambisce solo ad essere segretario del secondo partito italiano.

Il nostro “Breaking bad” domenica 25 settembre sarà evidente perchè  ormai è arrivato il momento in cui non si può giocare sulla falsariga della moralità  e di quello che è giusto e sbagliato. Se tutti promettono soldi facili a tutti non si sa più cosa sia immorale e cosa sia giusto e sbagliato. 

DALLE FORZE ANTISISTEMA ALL’ANTIEROE Sin dalla prima Repubblica avevamo due forze antisistema (fascisti e comunisti) fuorigioco per ragioni internazionali e la dc che rappresentava l’occidente e la Nato. Dal 2018 in poi prima abbiamo affidato il governo a forze antipolitica e anti casta, Lega e 5 Stelle, ora lo consegneremo addirittura ad un “antieroe” le cui alleanze internazionali sono incerte se non addirittura oscene.

Come Walter White, la Meloni all’inizio del suo percorso pensava di dover proteggere la sua famiglia, che per lei è la patria. Prima gli italiani. Solo che  Walter White andando avanti  ha intrapreso una strada diversa, prima ha cominciato a produrre droga con la motivazione di voler difendere la sua famiglia ma poi, dopo aver provato e assunto il potere, ha visto la sua famiglia diventare il maggior ostacolo alla sua scelta.

Allo stesso modo la Meloni sino al 25 settembre penserà di dover  difendere la  famiglia-patria, ma il giorno dopo la vittoria saranno gli italiani a capire che la Meloni non sa risolvere problemi ma ne crea di nuovi. La patria per la Meloni diventerà presto il maggior ostacolo al suo potere, il suo cruccio. Salvini adesso chiede a Draghi di pagare le bollette, il 26 settembre lo chiederà alla Meloni.

IL POTERE La Meloni ha la sensazione di avere, per la prima volta nella sua comune vita, qualcosa che nessun’altro ha, una vittoria nelle sue mani, costruito dal sangue e dal sudore e dall’immoralità fascista ma totalmente e indubbiamente suo. Ecco cosa il 26 settembre farà diventare la Meloni la nostra Walter White. Come lui non è un eroe e non è un cattivo, lei è una donna che, di fronte alla difficoltà più grande della sua vita, ha scelto di intraprendere la via più facile, quella di promettere soluzioni ai problemi di tutti.  Ci penso io, Draghi era un incapace.

Un antieroe che per l’appunto sconvolge lo schema giusto-sbagliato. Se gli italiani affideranno il governo a “Ahò, sò Giorgia. Una mamma, una donna, una italiana”, il 26 settembre Meloni scoprirà che quel potere tanto agognato non le serve per risolvere problemi più grandi di lei. Finirà male (breaking bad), per tutti noi, e dovrà pensarci di nuovo Mattarella a cercare un rimedio.

Quel Mattarella che la coppia d’oro Conte e Salvini non volevano al Quirinale perchè avevano puntato sulla Belloni, quella dei servizi segreti. Gli andò male perchè Letta e Renzi riuscirono a far eleggere Mattarella. E tra una settimana a lui guarderemo per salvare la baracca  e la famiglia da questi cialtroni che stanno per andare al potere cuocendo metanfetamina da smerciare agli italiani drogati di false promesse.