Fiorita/ il nome dell’aeroporto nasce dalla sua teoria del risucchio

Ritorno un’ultima volta sulla questione nominalistica dell’Aeroporto di Lamezia visto che Fiorita ha cercato di precisare e altri sono intervenuti. Per esempio Enrico De Girolamo su la Cnews ha scritto qualcosa che molti condividono: Perchè non lo chiamiamo International Airport Calabria?

La domanda dalla quale parto è dunque questa: come si chiama l’università di Arcavacata? (Unical) Università della Calabria. Come si sarebbe chiamata se fosse stata allocata nella piana di S. Eufemia? Unical. Solo che avrebbero avuto tutto lo spazio possibile per fare davvero l’università residenziale campus all’americana che era nelle intenzioni di Andreatta e Sylos Labini. Non è un caso, lo ricordano benissimo quelli della mia età e lo ho voluto rammentare a tutti in una lunghissima ricostruzione della vicenda che ho già pubblicato, che quando si dibatteva su dove allocare l’università dei calabresi a noi lametini ( e non a Mancini) dissero che non dovevamo fare campanilismo. E che l’università doveva essere dei calabresi non dei lametini. Guarda caso la stessa identica cosa che ci dicono oggi a proposito dell’aeroporto (non è vostro, è della Calabria). Ce lo disse Mancini e lo disse il Pci (l’università subito e al posto giusto), e il 28 maggio 1971 (Misasi era ministro dell’Istruzione e Mancini segretario nazionale del Psi) Andreatta venne eletto rettore di Arcavacata (ecco il punto giusto!). Il copione per fregare Lamezia parte, fateci caso, sempre dai compiti impegnativi che ci assegnano, come sta succedendo sull’aeroporto. Non è il vostro aeroporto, è l’aeroporto dei calabresi e anzi già ingloba altri due scali minori, Crotone e Reggio. Ci chiedono spirito di servizio, come quello che si chiede ad un cameriere, e senza volerlo neanche pagare! Noi dobbiamo essere dunque al servizio della Calabria e lo dobbiamo fare gratis

Germaneto, il muro di Berlino dei catanzaresi

Ecco perchè nel 2022 si arriva a negare e rimuovere quello che è già avvenuto, che in Italia e nel mondo l’aeroporto calabrese è conosciuto come l’aeroporto di Lamezia. Voglio dire che neppure il tempo cancella le pretese dei catanzaresi. Non avendo questa volta potuto costruire l’infrastruttura sotto casa (il loro intendimento iniziale era allocarlo in c.da Mosca, ma l’ing. Giuseppe La Scala riuscì a farlo fare a Lamezia) i politici che obtorto collo si ritrovano a dover prendere l’aereo venendo a S. Eufemia, non contenti di gestirlo come hanno voluto sin dalla nascita grazie alle quote societarie, non paghi di aver fatto fuori le quote private perchè appartenevano ad un lametino, ora tirano fuori una questione nominalistica, che come tale ha una sua simbologia di potere. L’aeroporto di Lamezia è nato come aeroporto dei calabresi (non dei lametini) perchè situato nell’area centrale lametina della Calabria, là dove, se non ci fosse stato il campanilismo dei cosentini (non il nostro), avrebbe dovuto sorgere l’università-campus dei calabresi. Essendo un aeroporto, per questioni logistiche e ingegneristiche lo hanno dovuto allocare sulla piana di S. Eufemia che di per sè è al servizio di tutti i calabresi nessuno escluso. I piani e le ambizioni dei catanzaresi in questo caso vennero superati, al contrario della complessa operazione politica del pacchetto Colombo, con la questione del capoluogo e la rivolta di Reggio. Certo che i catanzaresi tentarono di farsi l’aeroporto di Catanzaro, ma non trovarono il posto giusto e così in pratica nacque l’aeroporto di Lamezia, e il fatto è stato accettato da tutti nel mondo, anche dai politici calabresi come Ferro e Abramo, i quali hanno pensato non a cambiare il nome ma sempre a far gestire (da Noto a Colosimo) lo scalo da qualche amico. Allo stesso modo i catanzaresi hanno accettato l’università della Calabria per poi farsi la loro università. Con l’aeroporto non sono in grado di ripetersi.

Catanzaro opere pubbliche ariose

L’uscita di Fiorita è dunque “simbolica”, perchè la sostanza del suo ragionamento politico, che ha portato avanti sin dalla sua campagna elettorale, è la teoria del “risucchio” (v. nota in fondo, termine usato da lui, non inventato da me). Teoria bizantina come le origini di Catanzaro. Ne ho già parlato su questo blog ma ci torno un attimo per confutarla di nuovo: Fiorita ritiene che Lamezia stia via via espropriando Catanzaro risucchiando (con quali influenze politiche?) sedi e istituzioni. Per lui occorre invertire questa tendenza. C’è in questa teoria un antichissimo forse inconsapevole istinto storico. I catanzaresi sono gli esuli di Scolacium e dei villaggi vicini che si rifugiarono sui colli per sfuggire in epoca bizantina alle razzie dei saraceni. In fondo noi lametini siamo sempre stati visti e temuti come eredi dei saraceni e quindi ritenuti pericolosi, pensate un pò. Ecco su quale base nasce la questione simbolica del nome dell’aeroporto, sopra una solenne bugia: che Catanzaro sia fragile e marginale. Il risucchio infatti è stato storico e nell’altro senso, ed è consistito nell’allocare sull’altura e lungo la direttrice Catanzaro-Botricello quello che poteva essere inserito agevolmente nella piana lametina attraverso un patto Catanzaro-Lamezia (a cominciare dall’università). Conurbare i due centri sino a diventare con la grande Catanzaro il vero capoluogo della Calabria (cioè far diventare in pratica Lamezia il quartiere più grande di Catanzaro) perchè estesa sull’area centrale pianeggiante e perchè l’istmo di Catanzaro è la striscia di terra che separa i due mari più stretta dell’intera penisola italiana, avrebbe dovuto essere il progetto ambizioso dei catanzaresi (così come i cosentini ancora non capiscono che debbono unirsi e non fare la guerra a Rende). E’ invece prevalsa la logica contraria, marginalizzare Lamezia e Soverato, espandersi verso lo Ionio, accentrando sul colle tutto quello che poteva contenere. La grandezza dell’impero romano è stata quella di rispettare espandendosi le popolazioni e i territori via via conquistati, la logica catanzarese è stata sempre quella di dominare e fare intorno a sè terra bruciata. Il risucchio di tutta la sanità provinciale accentrata a Catanzaro perchè tutti i nuclei familiari catanzaresi vivono con i redditi provenienti dalla sanità pubblica e privata, dimostra come la teoria di Fiorita sia campata in aria.

Se infatti, come Loiero ad un certo punto (ma dopo averci prima espropriato dell’ospedale) cominciò a fare, Catanzaro e Lamezia avessero stretto un patto per costituire la città metropolitana, dal colle sino al mare Tirreno si sarebbe sviluppata l’area catanzarese-lametina, con la sua metropolitana, la sua stazione ferroviaria, il suo aeroporto Catanzaro-Lamezia.

Ma tale progetto i catanzaresi non lo hanno voluto e non lo vogliono, avendo preferito espandersi verso Botricello e Squillace, verso lo Ionio cioè, accentrando dal colle a Germaneto tutto ciò che hanno potuto. Con l’università più Magna che Grecia quello che i catanzaresi vogliono evitare è che qualche studente si iscriva a Catanzaro ma alloggi nel lametino, ecco perchè non vogliono fare una università più grande che non sanno dove allocare se la piana lametina deve essere esclusa (perciò si lamentano che i cosentini mettano la facoltà di medicina). Così come non vogliono una metropolitana veloce che colleghi Lamezia e Catanzaro (con la stessa miopia l’ultimo tratto della superstrada veloce con Lamezia non lo finivano mai così come oggi non completano l’ultimo tratto Copanello-Soverato). L’ultima operazione che ora stanno realizzando per escluderci ancor di più è quella di concludere la “strada che non c’è” e poter prendere l’autostrada A1 a Marcellinara (con uscita ad Altilia senza passare da Lamezia) e di fare una metropolitana di superficie per il loro aeroporto che non passi da Nicastro e Sambiase, altrimenti perdono tempo e ci avvantaggiano.

Come si vede il nome dell’aeroporto è il simbolo della teoria (bugiarda) del risucchio, inoltre quando a noi lametini cominciano a dire che siamo al servizio di tutta la Calabria vuol dire che ci vogliono abbindolare per fregarci come sempre.

L’ultima notazione che vorrei fare riguarda un altro aspetto simbolico. Avendo operato per molti anni nella scuola ho visto come tutte le riunioni del personale della scuola che per comodità di tutti potevano svolgersi a Lamezia, raggiungibile dal cosentino e dal reggino, dal Tirreno e dallo Jonio, si dovevano fare a Catanzaro. I catanzaresi ragionano così, senza guardare agli interessi dei calabresi ma soltanto ai loro. Le riunioni (un solo esempio, quelle dei presidenti della maturità) fatte sempre a Catanzaro per consentire ai catanzaresi di giocare in casa penalizzano tutti gli altri di una buona mezzora. Essendo questo esempio simbolo di gretto campanilismo, è utile ricordarlo per capire come (non) ragionano nel capoluogo. Soltanto per ragioni di raggiungibilità da tutti i territori calabresi la piana lametina dovrebbe ospitare le strutture regionali. Se facessero questo non sarebbe uno scandalo chiamarla piana catanzarese-lametina.

DOCUMENTAZIONE (17/1/22 Catanzaro informa) Fiorita: “Dubbi e perplessità su scelta di Lamezia come sede inaugurazione anno giudiziario”. Il leader di Cambiavento: “L’asse della Giustizia, complice il Covid e insufficienza logistica, si sposta lontano dal capoluogo”

Catanzaro paga, anche in questo caso, la sua fragilità e la sua marginalità. Ancora si aspetta l’entrata in funzione della nuova ala del Palazzo di giustizia “Ferlaino” che prevede al suo interno una grande aula della Corte d’Assise, dove probabilmente si sarebbe potuta tenere senza problemi l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ma sono passati più di 12 anni dall’appalto dell’opera, un tempo biblico. Il Capoluogo ha invece bisogno di risposte rapide, di nuovi e grandi spazi, di un nuovo assetto infrastrutturale, altrimenti sarà risucchiato da altre realtà, come la vicina Lamezia Terme, che legittimamente si è aggiudicata funzioni molto importanti come il centro di ricerca “Dulbecco Institute” e gli studios cinematografici della Film Commission. Una lenta parabola che va assolutamente fermata”.