La svolta/ Quei 46 voti centristi per Mattarella erano un segnale cifrato per il Pd

L’orologio di Montecitorio segna le 14 e 51 di venerdì 28 gennaio: è l’ora da cui non si torna più indietro. Non tanto perché Maria Elisabetta Alberti Casellati soccombe sotto il fuoco incrociato di 71 franchi tiratori che provengono dalle stesse file del centrodestra che l’ha proposta. Ma soprattutto perché il presidente della Camera, Roberto Fico dà conto di un altro numero, apparentemente insignificante: Sergio Mattarella ha ottenuto 46 voti. Sono meno del giorno precedente, quando era arrivato a 166.

D’altra parte su Mattarella si è proceduto fino a quella quinta votazione, per cerchi concentrici: 16 voti al presidente uscente lunedì, alla prima “chiama”; martedì al secondo scrutinio sono 39. Mercoledì è il giorno di Guido Crosetto, buttato nell’agone da Giorgia Meloni e che fa una bella figura: ottiene 114 voti. Ma Mattarella di più, nonostante fosse fuori dai giochi: 125. Si sospetta che i “pro Mattarella” siano i soliti del centrosinistra, dem e grillini. Giovedì alla quarta votazione i voti pr Mattarella sono 166.

E venerdì si scende a 46. Però è da lì che l’operazione Mattarella decolla. I 46 voti infatti provengono da Forza Italia, da Coraggio Italia e dal Misto. E’ matematicamente certo, perché il centrosinistra compatto si è astenuto. I numeri parlano: gli astenuti sono 406, per Casellati 382 voti e, nel mezzo, ci sono quei 46 appelli al bis che rappresentano lo start dal centrodestra.

“I segnali bisogna saperli leggere”, dice Stefano Ceccanti, il costituzionalista del Pd. Non ha fatto mistero sin dall’inizio che il piano A delle forze politiche doveva essere un Mattarella bis. E quindi ricorda che, con i colleghi Sergio Battelli e Vittoria Baldino dei 5Stelle, con Stefano Fassina di Leu, con il centrista Bruno Tabacci e soprattutto nel Pd con Fausto Raciti, Matteo Orfini e Walter Verini, si erano già messi “a fare un po’ di proselitismo” per Mattarella. Tanto per dire, Verini si muoveva tra il Transatlantico e il cortile della Camera mostrando il “santino” di Mattarella, quello ironico con un Mattarella in saio e la scritta “Ovunque proteggimi”: un modo sorridente per sostenere il Mattarella bis. Ma nel fronte giallo-rosso i tempi maturano lentamente. Ad accelerare verso l’approdo del Mattarella bis sono a un certo punto le capogruppo dem, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Ma è Luigi i Maio a tenere nelle file dei 5Stelle la regia dell’operazione e non ne fa mistero.

I 46 voti che vengono dalla destra sono il famoso piano inclinato di cui parlerà il segretario dem, Enrico Letta il giorno dopo, sabato mattina. Intanto nella sesta votazione il nodo si ingarbuglia tra i leader. Ma il Parlamento “motu proprio” amplia i consensi per Mattarella: sono 336. L’aula vuole la riconferma del presidente. Sabato mattina, Letta riunisce i Dem prima della settima votazione. Conte parla con il M5Stelle. Spiega Letta: “A Pisa c’è il gioco del Ponte”, è una sorta di palio cittadino in cui si fronteggiano due squadre che devono tirare un carrello dalla loro. Quando una delle due riesce a portarlo nel punto di massima inclinazione del ponte, si capisce che vincerà perché il carrello procederà per forza d’inerzia. Sono le 8 e 48: è il segnale che – aggiungerà Letta – “va assecondata” la saggezza del Parlamento. L’indicazione è ancora scheda bianca, ma Mattarella al settimo scrutinio e a 387. Il grillino Battelli, presidente della commissione Affari europei della Camera, tenacemente pro Mattarella, dichiara: “Il Parlamento deve dare segnali anche ai leader”. Per uscire da uno stallo mai visto, i Grandi elettori la strada l’hanno esplorata da soli.