Juve/ Estate 2016 cominciano gli errori, altro che Ronaldo

Dopo essersi ristrutturata e aver consolidato la leadership nazionale, a un certo punto la Juventus ha mirato all’obiettivo più ambizioso: dare l’assalto all’élite del calcio mondiale.

Per farlo ha profuso investimenti senza precedenti per un club italiano, resi possibili dalla crescita dei ricavi, dalla disponibilità degli azionisti e dalla fiducia di banche e investitori.

Con il senno di poi – vero, esercizio fin troppo facile – è possibile quantificare la massa di spese che non hanno reso secondo le aspettative. Viene fuori un numero gigantesco: mezzo miliardo di euro. E Ronaldo non c’entra. Seguiteci.

Innanzitutto, l’arco temporale. C’è chi individua l’inizio di una pericolosa china nell’operazione CR7. In realtà, dal punto di vista delle strategie aziendali e della movimentazione degli investimenti, la vera svolta va rintracciata ancor prima, nell’estate 2016.

È da qui che parte la nostra analisi, perché da questa sessione di mercato la Juventus cambia il modus operandi che aveva adottato a partire dall’insediamento di Andrea Agnelli a presidente, nel 2010.

Non a caso, nel 2016-17, il valore della rosa a bilancio schizza a 302 milioni dai 186 del 2015-16. La cessione-record di Pogba al Manchester United per 105 milioni spinge i dirigenti ad alzare l’asticella: arriva così Higuain, pagando al Napoli la clausola (91 milioni complessivi) e offrendo all’argentino uno stipendio mai così alto (7,5 milioni netti contro i 4,5 dello juventino più pagato nella stagione precedente, Pogba).

Gonzalo Higuain è il primo nome che balza agli occhi esaminando le operazioni di mercato dell’ultimo quinquennio. È vero che l’arrivo di Ronaldo era stato accompagnato da aspettative altissime, commisurate a costi senza precedenti.

In totale l’operazione CR7 è costata 277 milioni tra acquisizione, oneri e stipendio, al netto della cessione allo United. Ma aveva un senso più ampio, e non a caso la presenza dell’icona portoghese ha regalato alla Juventus benefici che sono andati al di là del rettangolo di gioco.

In ogni caso, Ronaldo ha lasciato Torino dopo aver segnato 101 gol in tre stagioni: non il ruolino di marcia di un semplice testimonial. No, gli errori sono stati commessi altrove. Nel momento in cui i dirigenti bianconeri hanno avuto a disposizione una “potenza di fuoco” fuori portata per gli altri club di Serie A e al passo con la top ten europea, ad alcune scelte azzeccate si sono affiancate scommesse non riuscite e operazioni eccessivamente onerose che non hanno migliorato il progetto tecnico e hanno finito per appesantire i conti.

Per quantificare le spese abbiamo preso in considerazione i corrispettivi per i trasferimenti, le commissioni agli agenti, gli stipendi lordi (per i giocatori attualmente in rosa è stato incluso l’ingaggio dell’intera stagione 2021-22), sottraendo gli eventuali incassi per prestiti, bonus o cessioni a titolo definitivo.

Ecco, mettendo dentro tutto, Higuain è costato 122 milioni: 91 per l’acquisto, 45 per lo stipendio (buonuscita compresa), 4 per oneri accessori, meno i 18 milioni incassati dal prestito a Milan e Chelsea nel 2018-19. I suoi gol sono stati preziosi per gli scudetti 2017 e 2018, troppo poco però per giustificare l’esborso, tanto che lo stesso club l’ha poi bollato come esubero accettando la svalutazione del “cartellino” e la liquidazione pur di liberarsene.

In tutto abbiamo selezionato nove casi. Dietro Higuain c’è Douglas Costa, il cui “cartellino” tra prestito e riscatto è costato 51 milioni: più lo stipendio, si arriva a 87. Troppi per un giocatore che, dopo essere stato tra i protagonisti del girone di ritorno nella cavalcata-scudetto 2018, si è perso tra infortuni, discontinuità di rendimento e limiti caratteriali.

Sul podio troviamo pure Arthur, la cui iper-valutazione da 72 milioni è chiaramente influenzata dallo scambio con Pjanic: ingaggio compreso, parliamo di 85 milioni per un asset che ora la Juventus vorrebbe dismettere.

Ci sono poi le scommesse sui giovani talenti. Possono riuscire oppure no. Nel caso di Federico Bernardeschi e di Dejan Kulusevski, non si può dire che le rispettive acquisizioni da 40 e 35 milioni abbiano prodotto ancora un adeguato ritorno dell’investimento: aggiungendo stipendi e commissioni, l’esborso calcolato fino al giugno 2022 è di 73 e 49 milioni. Né l’ex Fiorentina, arrivato a Torino a 23 anni, né lo svedese, acquistato a nemmeno 20 anni, hanno convinto.

PARAMETRI ZERO

Alla categoria dei parametri zero non riusciti rientrano di diritto Adrien Rabiot e, soprattutto, Aaron Ramsey. Il gallese, in realtà, è costato la bellezza di 9 milioni di commissioni: più lo stipendio, il costo totale è di 44 milioni.

Il francese – operazione più sensata, vista l’età in cui arrivò, 24 anni – si ferma a quota 29 tra oneri (1,5) e ingaggio. Più o meno allo stesso livello della meteora Marko Pjaca, costato 32 milioni: 29 per l’acquisto, 6 per gli stipendi nei primi anni, meno bonus e prestiti vari.

Nella galleria abbiamo inserito Cristian Romero, non tanto per il saldo effettivo messo in conto-uscite dalla Juventus (10 milioni) ma per la schizofrenia delle movimentazioni riguardanti un calciatore che non ha mai vestito la maglia bianconera: acquistato per 28 milioni, togliendo poi 3 di bonus, è stato ceduto a 15 all’Atalanta che, peraltro, l’ha subito dopo piazzato al Tottenham per 50 milioni più bonus.

Mettendo assieme questi nove giocatori, il conto della spesa fa oltre 500 milioni. Investimenti totalmente sbagliati? Non necessariamente, anche perché ogni caso fa storia a sé e nel calcio è sempre difficile parametrare costi aziendali e performance sportive. Non v’è dubbio, però, che negli ultimi anni la Juventus, dopo aver raggiunto vette elevatissime dentro e fuori dal campo, abbia compiuto una serie di errori nell’individuazione di giocatori, allenatori e progetti tecnici che hanno interrotto il circolo virtuoso creando un effetto a valanga sulla competitività agonistica e sull’equilibrio economico-finanziario.