Irpef ed evasione fiscale: chi paga davvero e quanto sanità, assistenza, scuola

L’evasore fiscale che non paga le tasse in base alla propria reale capacità contributiva, come è scritto nella Costituzione, perché convinto che è lo Stato a essere un ladro, beneficia di servizi come la sanità, l’assistenza sociale e l’istruzione senza aver contribuito a pagarli.

Per esempio, un ciclo di cure contro i tumori costa 90 mila euro, la Terapia intensiva 2 mila euro al giorno, l’intervento di bypass coronarico 25 mila euro, le scuole elementari, medie e superiori dei propri figli, gli assegni di invalidità, e poi la manutenzione delle strade, la polizia, i servizi comunali, il decoro urbano, eccetera, eccetera.

 

               Sanità

    COSTO TOT.

115,45 miliardi all’anno

1930 euro per ogni cittadino

(59,8 milioni di cittadini italiani)

     Assistenza sociale

(invalidità civili e di accompagnamento, assegni sociali, maggiorazione sociale delle pensioni, reddito di cittadinanza)

114,24 miliardi

1.910 euro pro capite

            Istruzione

62 miliardi

1.036,5 euro pro capite

     Contribuenti

   41, 5 milioni di italiani Sono loro, in proporzione alla capacità contributiva di ciascuno, a farsi carico di bambini, studenti, disagiati.

    VERSANO

172,5 miliardi di Irpef (2019)

Ogni contribuente ha in carico 1,4 cittadini

Dichiarano meno di 20 mila euro: 23,7 milioni di contribuenti (57%)

23,7 milioni di contribuenti corrispondono a 34,1 milioni di italiani che per la sanità costano 65,8 miliardi. Per l’assistenza costano 65,1 miliardi, e 35,3 per l’istruzione

  versano

15 miliardi di Irpef

un buco da 151,5 miliardi

i contribuenti che dichiarano meno di 20 mila euro costano allo Stato 166,4 miliardi, e la differenza di 151,7 miliardi ce la deve mettere qualcun altro, ovvero chi dichiara redditi superiori

Fascia di reddito tra i 20 mila e i 35 mila euro

12,3 milioni di contribuenti (29,7%)  

Corrispondono a 17,7 milioni di abitanti

Versano 56,2 miliardi di Irpef

Per sanità e istruzione costano rispettivamente 34,3 e 18,4 miliardi e sono, dunque, autosufficienti.

Ma non versano abbastanza Irpef per autofinanziarsi anche per l’assistenza (33,9) che resta fuori e va quindi a carico delle fasce di reddito successive.

In pratica, 36 milioni di contribuenti non riescono a coprire con l’Irpef i servizi essenziali di cui beneficiano. Il 13% dei contribuenti che paga per l’altro 87%

Tra 35 mila e 100 mila euro  

4,9 milioni di contribuenti,

versano 67,8 miliardi di Irpef

Costano per sanità, assistenza e istruzione 35 miliardi. Da qui si può dunque «pescare» 32,7 miliardi

Oltre i 100 mila euro

circa 502 mila contribuenti,

versano Irpef per 33,7 miliardi.

Il loro costo per i tre servizi elencati ammonta a 3,5 miliardi, pertanto possono contribuire alla spesa totale per 30,2 miliardi.

 

L’incasso Irpef di 172,5 miliardi copre solo per il 60% i costi di sanità, assistenza sociale e istruzione, che complessivamente ammontano a 291,7 miliardi.

Poco più del 13% dei contribuenti compensano le spese primarie dell’87% della popolazione, ma solo in parte.

 Per far tornare i conti mancano ancora 119,2 miliardi

Vengono compensati dalle altre imposte dirette come l’Irap (25,2 miliardi), l’Ires (35 miliardi) e l’imposta sostitutiva (8,3 miliardi) per un incasso totale per lo Stato di 70 miliardi.

I 49 miliardi restanti, poi, possono essere presi dalle imposte indirette tra cui l’Iva (124 miliardi) e le accise.

Ma lo Stato ha poi altre spese: quelle della macchina pubblica, la sicurezza, la viabilità, le infrastrutture, e gli interessi sul debito, per un totale di 870,74 miliardi.

Mentre sul fronte delle entrate, oltre all’Iva, può contare sui trasferimenti delle Regioni, i monopoli, ecc., che nel 2019 sono state di 841,44 miliardi.

Alla fine resta un deficit di 29,3 miliardi.

 

L’Italia non sarebbe messa male, se non ci fosse un debito di 2.730 miliardi

e un’evasione stimata ogni anno per 100 miliardi, fra le più alte d’Europa, e che coinvolge tutte le fasce di reddito elencate, a cui si aggiunge il sommerso, su cui si versa zero.

Sono questi cittadini, e non lo Stato, a mettere le mani in tasca ai contribuenti onesti, costringendoli a sostenere anche i loro costi.

Riuscire a recuperare almeno la metà del dovuto renderebbe possibile una riduzione delle tasse, incluse quelle sul lavoro, che vuol dire migliorare la competitività, i servizi, e ridurre il debito.

 

Per dare la caccia agli evasori l’amministrazione Biden ha appena dotato l’Irs (l’Agenzia governativa di riscossione americana) di 72 miliardi di dollari, con la certezza di recuperare 40 miliardi l’anno.

Significa che l’amministrazione sa cosa serve per incassare quello che sfugge al fisco. All’Agenzia delle entrate non è stato destinato un euro per la lotta all’evasione.

Non è previsto più personale qualificato e amministrativo, ma solo la sostituzione di chi va in pensione e il reclutamento dei dirigenti che da anni mancano. Le norme non sono stringenti: l’Agenzia non è autorizzata ad accedere alla banca dati della fatturazione elettronica perché il Garante per la Privacy non ha ancora indicato come. L’Agenzia Riscossione non conosce il saldo in tempo reale del conto corrente di un soggetto che deve saldare una cartella; perciò il 70% dei pignoramenti vanno a vuoto perché su quel conto i soldi non ci sono, ma intanto si innesca una trafila burocratica sul nulla. A causa Covid per un anno e mezzo sono state bloccate le verifiche sul posto. E quel che non è stato controllato è andato definitivamente perduto. Il solo progetto di recupero evasione in corso è relativo a un programma di intelligenza artificiale finanziato dalla Ue. Se andrà in porto la manovra in discussione ci sarà una riduzione delle tasse spalmata su tutte le categorie, che porterà ad un minor incasso per 7 miliardi, che andranno ad aumentare il deficit del 2022. Poi si vedrà dove andarli a prendere.