Perchè gli inglesi hanno superato l’Europa con i vaccini? La Brexit non c’entra, contano le persone

(il foglio- articolo di Mark Damazer, già vicedirettore di Bbc News)
Fino alla fine del 2020 gli inglesi vedevano la storia del Covid-19 nel loro paese come una sequenza di disgrazie, di errori di calcolo e di disastri. Non avevamo fatto le cose per bene. Questo verdetto severo era in parte addolcito dalla consapevolezza che la maggior parte delle democrazie liberali, fatta eccezione per la Nuova Zelanda e forse per la Germania, aveva fatto molta fatica a prendere il controllo di un evento tanto straordinario. Ma in ogni caso dovevamo guardare in faccia la realtà.
Persino i giornali che hanno come riflesso politico principale quello di tifare ad alta voce per Boris Johnson, non da ultimo a causa della loro piena approvazione per la Brexit, difficilmente potevano negare l’evidenza. Per la maggior parte del 2020 il governo Johnson è stato molto criticato. C’è stata forse una certa simpatia nei suoi confronti quando ha preso il Covid ad aprile ed è finito in terapia intensiva per diversi giorni, ma non è durata a lungo.
Ora sembra tutto molto differente.
Guardiamo grafici sorprendentemente diversi che raccontano una storia diversa, e mostrano il Regno Unito quasi in cima alle classifiche delle vaccinazioni – dietro Israele, ma molto più avanti ai paesi dell’Unione europea. Se il punto di partenza è che vaccinare contro il coronavirus è una buona cosa, allora qualcosa nel Regno Unito sembra essere andato decisamente bene.
Né gli errori e le crisi della gestione del Covid lo scorso anno né l’attuale successo nella campagna di vaccinazione hanno a che fare in modo diretto con lo psicodramma degli ultimi quattro anni che ha dominato la vita politica e mediatica nazionale prima del virus – cioè la Brexit. Tornando indietro di un anno, è difficile capire la ragione precisa della riluttanza della Gran Bretagna a fare il lockdown. Le bare a Codogno e i medici con gli occhi lucidi di Bergamo avevano fornito un duro avvertimento. La maggior parte dei virologi ed epidemiologi del Regno Unito, e ce ne sono molti, diceva a Johnson di fare il lockdown, ma lui non riusciva a farlo. Molti pensano che il modo zoppicante con cui il Regno Unito è entrato in lockdown sia costato migliaia di vite.
Fu un errore politico, che si è ripetuto in autunno, quando siamo stati di nuovo più lenti della maggior parte degli altri paesi a reagire alla seconda ondata.

E poi sono arrivati i vaccini. Prima di tutti: Pfizer, un’azienda americana. Ma il governo aveva creato una task force sui vaccini guidata da un amico di Johnson – nominata senza alcuna selezione. Ma il gruppo si è comportato davvero molto bene. Ha sostenuto il vaccino Pfizer nella fase iniziale e in una decisione che ha accelerato molto la campagna il governo ha concesso alla Pfizer un’indennità legale, proteggendola dall’essere citata in giudizio. L’Ue, avendo deciso per ottime ragioni di negoziare come un blocco, si è poi impantanata in questioni legali. AstraZeneca è stata un’altra buona scommessa della task force britannica sui vaccini. Ancora una volta, come con Pfizer, gli inglesi hanno comprato molte dosi, e di nuovo lo hanno fatto in anticipo. Forse c’è stata una predilezione a farlo poiché il vaccino è stato studiato all’Università di Oxford e AstraZeneca è una società anglo-svedese, ma Oxford è da tempo una potenza scientifica con una riconosciuta esperienza nel campo.
L’Agenzia del farmaco britannica ha approvato il vaccino AstraZeneca alla fine dell’anno utilizzando un potere emergenziale disponibile anche nell’Ue per l’Ema.

Sì, le statistiche sull’efficacia di Pfizer erano ancora più sorprendenti di quella di AstraZeneca, ma le cifre di quest’ultima erano di per sé molto impressionanti per chi conoscesse i vaccini. Ma questo era appunto il problema. La maggior parte di noi non sapeva molto sui vaccini, non ultimo il fatto cruciale che nessun vaccino è efficace al 100 per cento. In effetti, il vaccino antinfluenzale, che esiste da un po’ di tempo ha un’efficacia inferiore rispetto al vaccino AstraZeneca. E’ vero che il successo sugli over 65 negli studi AstraZeneca era piccolo e inferiore a quello di Pfizer, ma c’era comunque molta scienza immunologica solida che indicava che il vaccino avrebbe funzionato bene anche in quella fascia di età. L’autorità del Regno Unito e l’Ema, a poche settimane di distanze, hanno raggiunto le stesse conclusioni: era molto probabile che il vaccino avesse effetti benefici sugli over 65 anche se, in quella fase, era difficile essere precisi come avremmo potuto essere se il vaccino fosse stato in fase di sviluppo per i molti anni normalmente necessari per ottenere l’approvazione.
Il vaccino AstraZeneca presenta vantaggi ben noti per un continente, anzi un mondo, che ha bisogno che miliardi di persone siano vaccinate rapidamente. Costa poco. Oxford ha insistito sul fatto che il vaccino avrebbe dovuto essere reso disponibile a prezzo di costo e AstraZeneca ha accettato. Ed è molto più facile da conservare e distribuire rispetto a Pfizer.
Con queste premesse, insomma, ci si aspettava un sacco di applausi in Europa. Invece il presidente Macron ha annunciato il giorno prima che l’Ema approvasse l’uso di AstraZeneca in tutte le fasce d’età: “Oggi tutto fa pensare che (AZ) sia quasi inefficace per le persone di età superiore ai 65 anni, alcuni dicono 60 anni o più”. Giusto per chiarirsi, ha aggiunto che il vaccino “non funziona come ci aspettavamo”. Già questo era strano.
Ma in effetti l’accusa è stata che i britannici abbiano imbrogliato – o per citare Macron che, fino alla fine di gennaio, non eravamo “seri”.
Questo è stato un errore. Gli scienziati possono, e lo fanno, essere in disaccordo l’uno con l’altro, ma si presume che le prove scientifiche disponibili siano adeguatamente prese in considerazione.
E la scienza britannica è una cosa seria. I migliori consulenti scientifici e medici del Regno Unito sono diventati figure familiari nell’ultimo anno perché compaiono spesso nelle conferenze stampa del premier. Non sono figure politiche. Sono nominati da una giuria, scelta a sua volta per la propria esperienza. Non ci sono interferenze politiche. Ho conosciuto alcune delle persone che hanno ricoperto in precedenza queste posizioni ed è difficile trovare un gruppo più incorruttibile di questo. Per usare una frase vecchio stile: sono adulti.
Allo stesso modo la regolamentazione dei farmaci, compresi i vaccini, nel Regno Unito non è influenzata dalla politica o dal nazionalismo. Fino alla Brexit, l’Ema ha avuto sede per decenni a Londra, e per una buona ragione. (Ora è ad Amsterdam). Questa era una di quelle aree in cui la Gran Bretagna poteva legittimamente rivendicare competenza. Le persone coinvolte sono indipendenti, rigorose e dotate delle competenze necessarie. E’ inconcepibile che la rapida approvazione da parte del Regno Unito dei vaccini sia stata il risultato di pressioni politiche o che gli scienziati coinvolti siano stati presi dal panico.
Negli ultimi giorni l’ostilità verso il vaccino AstraZeneca è diminuita. Evidenze più positive arrivano quasi ogni giorno, e basate su milioni di persone che sono state effettivamente vaccinate. Il presidente Macron ora dice che sarebbe felice di avere questo vaccino, ma sono stati fatti molti danni.  E’ stato sorprendente che, nonostante tutti i sospetti e l’ostilità degli ultimi due mesi, molti paesi dell’Ue si siano arrabbiati perché hanno ottenuto meno dosi di AstraZeneca. Questa è un’incoerenza politica e di sanità pubblica su larga scala. Stiamo vivendo una crisi di enormi dimensioni. Ora che gli scienziati hanno compiuto miracoli e ci hanno fornito vaccini che danno una via d’uscita dal Covid, abbiamo il diritto di aspettarci che i politici di tutti i paesi si comportino in un modo che si adatti alla gravità della situazione. Ci sono ampi margini di miglioramento.