LA GUERRA FINANZIARIA PER CAPIRE LA POLITICA

L’alta finanza italiana rompe i suoi equilibri e affiora una di quelle guerre tra opposti schieramenti di cui avevamo perso la memoria. Tutto cominciò con un’Opa ostile lanciata da Intesa Sanpaolo sull’Ubi, l’istituto di credito in condominio tra i territori di Brescia e Bergamo.

Poi c’è stata la scalata di Leonardo Del Vecchio a Mediobanca. Ma il vero obiettivo dell’operazione sarebbe quello di aumentare il controllo della società assicurativa Generali di cui Del Vecchio detiene già il 5% e di cui Mediobanca detiene un altro 13%. Già oggi Leonardo Del Vecchio, l’ imprenditore più ricco d’Italia con 20 miliardi di patrimonio e reduce dal difficoltoso matrimonio degli occhiali con i francesi di Essilor, è primo azionista di Mediobanca, ma con solo 9,89%, soli tre punti percentuali in più del gruppo Bollorè ( il finanziere francese che voleva comprarsi Mediaset) seguito dal fondo americano Blackrock (quasi il 5%) e dalla stessa Mediolanum, ora più della famiglia Doris che di Berlusconi. “Dimenticati i passati scazzi sulla presa di Rcs da parte di Urbano Cairo, di cui Messina (Banca Intesa) si sta pentendo amaramente ogni giorno, i rapporti tra l’ad di Intesa e l’ad di Mediobanca (Nagel) sono tornati al sereno soleggiato grazie all’abilità dell’ad di Unipol (Cimbri). L’intesa tra Nagel e Cimbri si è consolidata quando il primo ”tolse” ai Ligresti la Fondiaria-Sai e l’ha portata in dote al gruppo assicurativo bolognese, fino a quel momento considerato solo un ramo del grande albero delle coop. Senza la capacità di tessere trame del duo Nagel-Cimbri, Messina non avrebbe potuto lanciare l’OPS su Ubi Banca. Oggi il trio Messina-Nagel-Cimbri intende rappresentare il nuovo potere finanziario in Italia. Un potere a cui si contrappone l’asse Cairo-Del Vecchio-Mustier, con la regia del legale Sergio Erede” (dagospia)

Per seguire gli accadimenti futuri ecco le formazioni in campo:

Intesa Sanpaolo (Ceo Carlo Messina) (che tre anni fa cercò di comprarsi Generali ma fu fermata da Mediobanca), Mediobanca (a.d. Alberto Nagel), Unipol (Ceo Carlo Cimbri), Bper (controllata da Unipol), John Elkan (Fca, Repubblica e la Stampa, Juventus), Centrodestra (preoccupati dei francesi)
CONTRO
Del Vecchio (Luxottica), Unicredit (Ceo Jean Pierre Mustier), JP Morgan (Vittorio Grilli) Ubi (Ceo Massiah), Caltagirone (il Messaggero, il Mattino), Benetton, Cairo (Corsera, la Sette, Torino. Intesa è anche azionista di “tutela” di Rcs nonché creditrice di Cairo), Della Valle, avv. Sergio Erede, studio Linklaters (guidato da Claudia Parzani compagna del Ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier)

Adesso, se queste due formazioni le tenete presenti, potete seguire meglio le vicende politiche. Ma anche cogliere qualche contraddizione. Il centrodestra italiano vede nelle mosse di Del Vecchio un pericolo per l’italianità delle assicurazioni Generali (già oggi capeggiata dal francese Donnet). Perchè Del Vecchio, come ha dichiarato sempre, vede per Generali un futuro di partnership con il colosso francese Axa. In più, con una fusione nel 2018 ha legato la sua Luxottica alla francese Essilor e poi si è mosso per acquistare azioni Mediobanca con la banca d’affari transalpina Natixis. Chi riuscisse a detenere il controllo di Mediobanca e, di riflesso, del colosso assicurativo, metterebbe le mani su centinaia di miliardi di risparmi italiani. E secondo gli italianisti una realtà francese certamente avrebbe voglia di portare in patria questa preziosa liquidità e prestarla a soggetti che già conosce e che operano in un tessuto economico di cui ha immediata percezione del rischio. Elkann che sta per fare il matrimonio Fca-Peugeot e sta nello schieramento con Banca Intesa,  attraverso “Repubblica” ha descritto invece in modo positivo l’operazione Del Vecchio-Generali. Sul piano politico si comprende quindi che tutti quelli che vanno d’accordo con Macron (Renzi in primis) sono contro tutti quelli che vanno d’accordo con Putin, Orban, la Cina.  A proposito di Cina, veniamo adesso al M5s, che vuole togliere ai Benetton le concessioni autostradali. Avendo la maggioranza parlamentare tiene il governo sotto scacco mentre tutti gli alleati di Benetton aspettano che Conte trovi una soluzione diversa. Il pd (De Micheli) come al solito tenta di mediare,  così il ponte è stato già ricostruito mentre il destino di “Autostrade” non si conosce. In Italia politica ed editoria dipendono dagli studi legali e da complicate vicende giuridiche. Possiamo fare l’esempio del grandissimo studio legale Erede. Adesso sta assistendo Cairo nel contenzioso col fondo americano Blackstone relativo alla vendita della sede del Corsera. E anche Del Vecchio nella scalata a Mediobanca. Con queste due mosse il più ricco e affermato avvocato d’affari, il milanese Sergio Erede, 80 anni, si è ritrovato contro Banca Intesa e il suo ad Messina.

La vicenda Cairo-Blackstone è relativa alla vendita del complesso immobiliare, dove ha sede anche il Corriere della Sera, al fondo Blackstone nel 2013 per un prezzo ritenuto ingiustificatamente basso da Cairo (120 milioni contro 190-200 secondo Cairo) che, ai tempi, era azionista con poco più del 3% e non era rappresentato in consiglio. Blackstone che stava poi per rivendere gli immobili ad Allianz si è vista sfumare l’operazione per le contestazioni dell’editore che nel frattempo aveva conquistato il controllo di RcsBlackstone, a sua volta, ha fatto causa a New York a Rcs e successivamente anche personalmente a Urbano Cairo con richieste di risarcimento per complessivi 600 milioni (300+300). Partita tutta da giocare, perchè il primo lodo parziale dell’arbitrato italiano ha decretato che la vendita del 2013 è valida, ma il prezzo potrebbe essere rivisto al rialzo. Chi la spunterà?

Se Cairo perderà la causa avrà un danno da 300 milioni e dovrà lasciare il Corsera perchè il suo attacco a Blackstone (che a New York ha contrattaccato chiedendo i danni) non è stato condiviso da Messina (proprietario di fatto del Corsera che ha un debito nei confronti di Banca Intesa), e dagli altri soci Pirelli e Della Valle. Se avete seguito sin qui capirete perchè Elkann ha lasciato il Corsera e si è buttato su Repubblica-la Stampa. Di fatto Carlo Messina di Intesa San Paolo controlla i più grandi quotidiani italiani.