F. FUBINI/ NON POTREMO PIU’ PRENDERCELA CON L’AUSTERITA’

(Corsera) Il 19 maggio dalle colonne del «Corriere», quanto a questo, Christine Lagarde ha ribaltato in poche parole l’intera struttura concettuale del Patto di stabilità. Ciò che conta per rendere un debito sostenibile e ridurlo non è il suo livello assoluto rispetto al prodotto lordo, ha osservato la presidente della Banca centrale europea; piuttosto, bisogna che la crescita nel tempo sia superiore al peso degli interessi che uno Stato deve sopportare.

Così Lagarde e l’intera Unione europea ci stanno togliendo ogni scusa. A tenere basso il costo del debito italiano per ora penserà la Bce, anche se si sta avvicinando ai limiti di ciò che legalmente può fare per noi. Da Bruxelles arriveranno fondi vincolati a precisi investimenti industriali che non eseguiamo più da vent’anni. Non potremo più nasconderci dietro le accuse all’«austerità», se l’Italia è cresciuta meno della metà dei penultimi in questa classifica (Grecia, Portogallo e Finlandia) dal punto più basso della Grande recessione nel 2013 all’inizio di questa pandemia. Non possiamo però neanche pensare che ormai siamo nel paese della cuccagna per il semplice fatto che la Commissione ha sospeso (per adesso) le regole di bilancio e la Bce (per adesso) fa comprare a Banca d’Italia centinaia di miliardi di debito pubblico.

Basta fare due conti per capire perché. L’aver cancellato le «clausole di salvaguardia» che promettevano sempre futuri aumenti dell’Iva è stato un atto di trasparenza. Aver introdotto un «ecobonus» che fa pagare allo Stato ristrutturazioni immobiliari in misura superiore ai costi, al contrario, può favorire un’ondata di furbi disposti a gonfiare i prezzi. Di certo la somma delle due misure — a politiche invariate — aggiunge altri 360 miliardi di debito pubblico nei prossimi dieci anni. Nel frattempo il 2020 distruggerà almeno 1,2 milioni di posti di lavoro in Italia, ha scritto ieri la Commissione. E sappiamo che quest’estate si esauriranno sia i fondi delle misure straordinarie di sostegno al reddito che il blocco dei licenziamenti, prima che il grosso degli aiuti europei inizi ad affluire solo da gennaio prossimo.

Stiamo procedendo su un crinale fragile e scivoloso, ma Lagarde e Bruxelles ci indicano una strada per la sicurezza. Pensiamoci, la prossima volta che saliamo su un treno.