SANITA’/ PERCHE’ NON INVESTONO IN PERSONALE

Finanche uno come me, che segue solo sui giornali le vicende della sanità italiana, può capire agevolmente alcune cose. Una è evidente quando si parla di migrazione sanitaria, vale a dire il numero di calabresi, per esempio, che preferiscono essere curati al nord (258mila all’anno dall’intero Sud su 750mila spostamenti interregionali). Si parla di una cifra di 50 milioni all’anno che perde la Calabria. E’ chiaro che la sanità calabrese, scarsa e piena di debiti, fa comodo che resti quella che è dal momento che la sanità lombarda ha fatto così tanti investimenti (si pensi allo IEO di Milano che ha due Pet ed è il primo ospedale in Italia e fra i pochi in Europa ad avere un Centro di Radiomica, la disciplina emergente che unisce diagnostica per immagini, big data e intelligenza artificiale per migliorare le diagnosi e personalizzare le cure) per i quali la sola utenza lombarda o settentrionale non sarebbe sufficiente per ammortizzarli. Allo stesso modo, ne ho già parlato su questo blog, per il principio dei vasi comunicanti la spesa annua sanitaria catanzarese, che è reddito corrente per tutte le famiglie di Catanzaro (come vive Catanzaro? Con la sanità) ha causato l’azzeramento delle risorse sanitarie lametine. Più che al pubblico occorre guardare al privato, solo il confronto tra quanto ricevono le strutture sanitarie private di Lamezia in confronto a quelle di Catanzaro o Soverato fa capire che lo sbilanciamento è un precisa politica sanitaria del territorio. Nel settore ospedaliero pubblico la disparità è evidente e sotto gli occhi di tutti, ma essa viene giustificate sempre dicendo che tra Lamezia e Catanzaro vista la vicinanza sono inutili le duplicazioni. Bene, ma per quale ragione nel settore privato una clinica o un laboratorio di analisi di Catanzaro debbono ottenere risorse ben maggiori degli omologhi di Lamezia? Infine c’è un ulteriore dato tutto lametino che ci dovrebbe far riflettere, quando si pensi che nel nostro ospedale è stato investito molto in strumenti di diagnostica (per es. la risonanza). Il risultato che è sotto gli occhi di tutti è il seguente: facendo il confronto tra il numero di esami che a Lamezia fa una struttura privata e quelli che fa l’ospedale siamo ad un rapporto 10 a 1. Ora tale efficienza può derivare da tante cause compresa la tradizionale scarsa produttività nel pubblico (personale impreparato, non motivato, assente e via dicendo) ma è altrettanto chiaro che se tu spendi tanti soldi in apparecchiature moderne per l’ospedale di Lamezia, visti i risultati del numero di esami che riesci a fare in un anno, era molto meglio se quella somma la investivi in personale per la radiologia rendendo quel reparto molto più produttivo. Se ci fate caso emerge un dato ormai consolidato nella sanità pubblica, dove l’investimento ormai si preferisce farlo in macchinari piuttosto che in personale. Ad essere maliziosi si potrebbe pensare che la scelta viene indirizzata e condizionata dall’alto, ormai le procedure per assumere personale non consentono più quella libertà di manovra che in altri tempi si aveva per bidelli e cantonieri, mentre tale libertà ancora è possibile nella scelta dell’offerta più conveniente per acquistare costosi macchinari. Quando penso a queste vicende degli investimenti pubblici al sud (che poi è l’unica cosa che sanno predicare per il Sud tutte le forze politiche) mi viene in mente sempre la nostra propensione a spendere (fare opere pubbliche) senza pensare mai al dopo, alla gestione. Parchi, palestre, stadi (si veda il Carlei di Lamezia o il nuovo palasport vicino), a costruire ci si riesce ma la parte più difficile, come assicurare manutenzione, utilizzo, controllo, amministrazione, non viene mai programmata e così dopo abbiamo l’abbandono delle strutture. In altre parole lo spreco. Noi siamo bravi ad aprire fontane senza mai pensare al recipiente dove mettere l’acqua che esce.