LO STRAZIO DEL GIOCO D’AZZARDO

Federico Fubini tratta il gioco d’azzardo (Corsera, 2febb 2020) e alcune cifre sono impressionanti. Una decina di anni fa gli italiani spendevano in scommesse una ventina di miliardi di euro. Il 2019 si è chiuso con un nuovo record che segna una progressione geometrica: 109,4 miliardi giocati, secondo le prime stime dell’Agenzia delle Dogane che gestisce le concessioni. È pari a circa il sei per cento del Pil, una novantina di miliardi di euro più di un decennio fa. Un terzo di noi italiani — 18,5 milioni di persone — lo ha fatto almeno una volta nell’ultimo anno, quando l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha condotto un ampio studio a campione fra agosto 2017 e gennaio 2018. Se questi numeri sono confermati nel 2019 allora significa che ogni giocatore in Italia, dai saltuari agli incalliti, ha scommesso in media per poco meno di seimila euro nei dodici mesi.

L’aumento del fatturato lordo del solo settore delle scommesse legali in Italia supera (di poco) l’aumento del fatturato dell’intera economia nazionale. Siamo cresciuti tanto quanto è cresciuto il gioco d’azzardo, non un euro di più. Senza gioco d’azzardo legale il deficit e il debito pubblico dell’Italia rischierebbero seriamente di finire fuori controllo se il governo non reperisse dodici miliardi con altre tasse o nuovi risparmi. Naturalmente ci sono anche le vincite, che valevano ben 90 miliardi di euro l’anno scorso e ciò in parte spiega perché i volumi delle scommesse siano astronomici: quando ottengono guadagni istantanei, gli italiani tendono a rigiocarseli subito. Vincono e rigiocano, perdono e rigiocano. Il 62% di quei 18 milioni dichiara di farlo in totale solitudine. Quello che le cifre non spiegano e illustrano è questa solitudine, lo strazio di familiari e famiglie privati di questi 6mila euro l’anno. Da dove siano stati presi questi 6mila euro, quanti sforzi e reati e sacrifici e lotte contengano, è materia che solo un artista può far intravedere, non è roba da economisti.