ELOGIO DEL DISIMPEGNO

Il dramma storico dei politici italiani  sta nel fatto che siano in prevalenza maschi e con formazione giuridica. (Basti pensare che Pechino ha 5,64 milioni di laureati in discipline tecnico scientifiche ogni anno). Forse per questo da 40 anni molti amici mi hanno invitato di continuo ad “impegnarmi” in politica. Se non lo fai, sei uno che “non si vuol sporcare le mani”, e non è una cosa buona, è come dirti che sei un pavido. Ora, se c’è una sola cosa di me che ho capito sin dagli anni settanta è che sono inadatto a far politica. Ma cosa succederebbe se tutti facessero come me, se tutti si tenessero lontano dalla politica attiva? Il nostro disimpegno non lascerebbe tutto lo spazio ad incompetenti e malavitosi?  Cerco di spiegare perchè continuo ancora oggi a consigliare agli amici ai quali voglio bene di fare come me, di tenersi lontano dalla politica attiva e di impegnarsi soltanto a far bene il proprio lavoro o nelle associazioni. Una volta pensionati, poi, che si lasci spazio ai giovani com’è giusto e non insistere come fa Buffon. “Solo con più educazione, studio e senso civico” ha detto in questi giorni il grande manager Vittorio Colao “riusciremo a gestire trasformazioni tecnologiche con un rilevante effetto sui corpi sociali”. La comunità non ha forse bisogno sempre di bravi medici, ingegneri, impiegati, netturbini o tutti “devono” moralmente pro-porsi come sindaco, assessore, consigliere comunale, regionale, deputato, senatore? La politica è l’unico modo per voler bene all’Italia, chi si impegna è buono mentre chi si limita a far bene il suo lavoro è cattivo perchè disimpegnato? E’ chiaro che non è così e la bolla grillina-populista sta tutta in questo inganno, forse adesso si comincia a capirlo. Il chiunquismo (tutti possono fare tutto) è una balla. Lo ha capito bene papa Ratzinger (guardatevi il film “I due papi”). Carlo Cottarelli dovrebbe far parte del governo, non Di Maio Toninelli o Salvini. E non è una questione di destra/sinistra. Giorgetti è leghista ma è persona capace e meritevole di fare il ministro. Il mio ex collega Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell’Itis “Majorana” di Brindisi, innovativo coraggioso e sapiente, ha fatto nel Conte 1 il sottosegretario grillino all’istruzione e nessuno ricorderà un solo suo atto degno di nota. E’ tornato ora a scuola dove sarà sempre un grande dirigente ma nel governo la sua presenza non ha potuto avere peso, influenza, efficacia. Ecco cosa voglio dire a tutti quelli che mi hanno invitato negli anni ad “impegnarmi”, a tutti quelli che cercano persone meritevoli da buttare in politica: ma perchè ad uno che tenta di far bene il suo lavoro dovete proporre di far politica quando sapete che fare il ministro della Pubblica istruzione o il sottosegretario significa essere fagocitati da una struttura ministeriale che è un buco-nero? I ministri passano e la struttura, fatta da dirigenti e impiegati, resta. Allo stesso modo fare il sindaco o l’assessore da Roma in giù è tempo perso e sprecato per le persone oneste perchè i comuni o le regioni centro-meridionali sono organismi amministrativi putrefatti, dove comandano alcuni disonesti-maneggioni e la massa passa il tempo. E’ arrivato o no ormai nel 2020 il momento giusto in cui le persone di buona volontà debbono avere il coraggio di dire la verità sulla realtà politica che ci circonda? O facciamo finta ancora che solo i nostri sono buoni e gli altri cattivi? Professionisti di grande valore diventati ministri o sindaci non sono in grado di dirigere quegli organismi, al contrario ne vengono stritolati. La politica ideologica non dice la verità e infatti tutti i comuni sono in dissesto perchè nessun comune riesce a procurarsi le entrate. E’ arrivato il momento di dire con chiarezza che per esempio Lamezia può cambiare tutti i sindaci che vuole (avere tutti i capitani coraggiosi che vuole) ma non migliorerà. Sulla politica nazionale il discorso è analogo e con il proporzionale torneremo alla prima repubblica ma senza più partiti radicati. La mancata riforma costituzionale di Renzi era l’unico modo per cambiare il sistema, con il suo fallimento siamo tornati con la macchina del tempo alla Prima repubblica, ma senza i Moro, Berlinguer, Nenni, La Malfa, Almirante, gente che almeno rispettava le Istituzioni. 

PS Qualche giorno dopo questo mio articolo, sul Corsera Galli della Loggia ha scritto Il grande bagno di verità che servirebbe all’Italia. Egli descrive così i nostri problemi: “La quasi totalità dei nostri problemi — in certo senso anche molti dei problemi economici — si riducono sostanzialmente a due, tra loro strettamente intrecciati. Da un lato abbiamo uno Stato paralizzato da un delirio di norme e regolamenti, incapace di fare, spesso inesistente, dall’altro un sistema dei poteri pubblici (parlamento, governo, magistrature) mal concepito dalla nostra Costituzione, non in grado di decidere, sommamente inefficace. E’ qui che bisognerebbe agire avendo qualche idea. Cominciare a rifare lo Stato, rifare le sue amministrazioni, i suoi uffici; dargli poteri effettivi di intervento, di controllo e di sanzione. E non esitare a dotarlo, dove occorre — per esempio contro il cancro della criminalità organizzata che si sta mangiando l’Italia — anche di poteri straordinari. E insieme cambiare le regole che presiedono al funzionamento del parlamento, del governo, della giustizia”.