Palamara e calciopoli

Basta saper aspettare. Uno come me che ama solo la giustizia e non sarà mai un becero tifoso, nè politico nè sportivo, oggi gioisce. Il nome lo avevo memorizzato, insieme con Palazzi, Auricchio e altri, nel dossier “calciopoli” che fece finire la Juve in serie B. Luca Palamara, ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura è indagato a Perugia per corruzione ed è al centro di un’inchiesta su una combriccola (segnatevi il sostantivo) che lo vedeva protagonista insieme con alcuni magistrati, politici del pd come Lotti e Ferri e…il presidente della Lazio, Lotito (lo capite che il calcio ancora nel 2019 c’entra?) . Palamara è romanista ma amico di Lotito. La combriccola aveva vari obiettivi: annichilire l’indagine di Perugia su Palamara; farlo diventare procuratore aggiunto di Roma e nominare il successore di Pignatone; spezzare le ossa a Pignatone e Ielo attraverso una campagna su due giornali.
Una carriera vertiginosa, che lo porta ai vertici dell’associazione nazionale magistrati a soli 39 anni. Nato a Roma nel 1969, Palamara entra in magistratura nel 1996 e come primo incarico viene assegnato alla procura di Reggio Calabria; qui si occupa di reati contro la pubblica amministrazione e successivamente passa alla direzione antimafia. Al 2002 risale il suo trasferimento a Roma, sempre come magistrato inquirente. Nel 2008 viene eletto presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, il più giovane giudice ad aver ricoperto questo incarico. Dal 2014 è componente togato del Csm Tra le inchieste che portano alla ribalta il nome di questo domineddio c’è infatti proprio la cosiddetta «calciopoli»: in particolare il filone legato al ruolo della Gea, la società di cui erano titolari l’ex dg della Juve Luciano Moggi e suo figlio Alessandro. La Gea era accusata di aver assunto un ruolo predominante nel mondo del calcio così che Moggi padre e figlio riuscivano a piazzare loro calciatori nelle maggiori società di serie A. Al processo Palamara chiede per «big Luciano» una condanna a sei anni ma il tribunale la riduce a un anno e sei mesi.

Su “Libero” Moggi coglie la palla al balzo e scrive: “Era tra coloro che ci avevano dato per collusi con il sistema arbitrale: ricordate amici lettori la famosa “combriccola romana”, si trattava di arbitri di Roma che furono tutti assolti (avete memorizzato la combriccola romana vera ?). Era tra coloro che avevano indicato lo strapotere di chi vi scrive condizionante il campionato, mentre non ci fu mai traccia di offerte di danaro, viaggi spesati, né cene luculliane di fine anno per chicchessia. Come invece ci è dato di leggere adesso a carico del dottor Palamara, indagato per corruzione: amici, si invertono le cose, da Giudice a giudicato il passo è stato breve, il tempo è veramente galantuomo”.

Ma come, dirà qualche sepolcro imbiancato. Difendi Moggi e non Palamara? “Palamara, il kingmaker…usava i quotidiani il Fatto e la Verità come macchina del fango” (Bonini, Repubblica). Infatti, Palamara è difeso oggi da Travaglio, che attacca solo Lotti, io continuo a dire che Calciopoli è stata la più grande ingiustizia sportiva italiana. Il tempo spiegherà tutto ai tifosi dei magistrati e di Travaglio. Tra piazzare calciatori e piazzare magistrati nei posti di vertice, la cogliete la sottile differenza?