LA BUFALA DELL’UOMO SOLO AL COMANDO

A dicembre 2013, quando Renzi fu eletto segretario del partito, la Ditta Bersani, nella foto in compagnia del suo ispiratore Baffetto, cominciò a raccontare che la debacle della sinistra fosse conseguenza dell’uomo solo al comando. Il Pd si stava spostando a destra lasciando un vuoto a sinistra.

La storia del movimento operaio in realtà è la storia di tanti uomini soli al comando. E’ una tradizione nata con la rivoluzione d’Ottobre del 1917. Negarlo sarebbe come per un cattolico negare la santissima Trinità…

Togliatti era un semplice portavoce di un collettivo o un capo- leader? E Gramsci, Longo, Berlinguer, Mao, sono stati tutti portavoce o primus inter pares?

Anche nella tradizione socialdemocratica, quando nel 1986 scomparve un leader della statura di Olof Palme, svedese, 1927-1986, il mondo perse un faro, una luce, una guida. Si oppose alla guerra del Vienam, all’apartheid, alla proliferazione delle armi nucleari, a Pinochet, al totalitarismo. Ecco cosa sono i leader, gli statisti. Anche in Italia ne abbiamo avuti, da Dossetti a Pertini a Ciampi.

Nel 1968 tutta la sinistra extraparlamentare si riuniva intorno a grandi leader, a cominciare da Adriano Sofri di Lotta continua. Nessuno si sognò mai di denunciarlo in assemblea come un leader solo al comando. Alcuni si sarebbero messi a ridere e molti si sarebbero arrabbiati di brutto.

Le elezioni politiche italiane del 2018 hanno comunque certificato che a sinistra del Pd non c’è nulla. Allora la Ditta, invece di vergognarsi, ha cominciato a dire che tutti i voti della sinistra se li era presi il M5S. Quindi con i grillini bisogna fare bisboccia. Nei ds oggi impegnati a trovare un leader che non hanno, tutta la discussione verte su: i grillini sono compagnucci ? Cgil e Leu approvano tutte le misure varate dal governo del burattino Conte.

I Ds cercano un leader essendo infatti l’ultimo partito fondato sui “caminetti”, una oligarchia di capi-corrente dove il maggior azionista, Franceschini, si allea con altri capibastone per controllare partito e governo. Fin quando l’uomo solo al comando fu Bersani tutto andava bene. Poi Bersani riuscì a perdere elezioni già vinte e nacque il suo PdR, partito del Rancore.

Nella democrazia senza partiti in cui viviamo, i partiti si chiamano movimenti e non hanno più leader soli al comando ma un network di controllo. La piattaforma Rousseau di Casaleggio e il padrone del simbolo, Grillo, scelgono i parlamentari, i ministri e a cascata, fanno le nomine pubbliche, dalla Rai all’Inps, alla banca d’Italia, alla Consob. La chiamano democrazia digitale.

Nella democrazia senza partiti domina il chiunquismo (altro che il populismo!). Chiunque può far tutto. Ma il leader c’è, s’impone in tv e sui social, viene adorato invece di essere attaccato dai suoi militanti, e pertanto “rappresenta” aspettative, speranze, rivendicazioni di coloro i quali gli forniscono il consenso elettorale.

Nei “Ragazzi della via Pal” romanzo per ragazzi di Molnàr si racconta di una Banda, composta da alcuni ragazzi, ognuno dei quali si considerava un capitano. Tutti capitani e nessun soldato semplice. La situazione del pd di oggi descritta nel 1906.

A tutti quelli che se la prendono con “l’uomo solo al comando” consigliamo la visione della I stagione della serie tv “Lost”. Potranno imparare così che qualsiasi comunità umana ha bisogno di dotarsi di un punto di riferimento, di scegliere un leader che li rassicuri. E che non si può decidere tutto in assemblea.