Studenti? Con frequenza?

La notizia dopo un mese finisce sui giornali: una classe primo superiore  di un istituto commerciale di Alessandria ha legato una prof (con difficoltà motorie) con la sedia alla cattedra, l’ha presa a calci e come se non bastasse, il video è stato postato su Instagram (siamo o non siamo moderni?). Gli studenti sono stati sottoposti ad una pena “terribile”: un mese di sospensione ma con frequenza. Tale sanzione ormai molto di moda  nelle scuole è come far finta di dare uno schiaffo che in pratica è una carezza. Chiunque vuole può capire adesso lo stato dell’arte della scuola italiana, dove  tutti vengono promossi perchè non si deve mai bocciare nessuno, e tutti possono fare quello che vogliono, perchè non si deve mai applicare una sanzione. Nelle scuole s’insegna di tutto di più tranne la nozione principale. Che ciascuno di noi in questa vita è responsabile delle proprie azioni, che alcuni declinano nel “non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te”. Mai apparire escludenti e repressivi, nella scuola italiana. All’ignoranza e al bullismo lo Stato deve reagire solo con le chiacchiere. Dimenticavo, tutti gli studenti di cui sopra devono pure svuotare i cestini durante la ricreazione. Non siamo però sicuri che la Corte europea dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione di Ginevra consentano tali pene alternative socialmente utili a carico di studenti,  forse sono torture. Ma l’ultima decisiva domanda che pongo è la seguente. In casi come questi perchè si parla di “studenti”? Gli “studenti” sono ragazzi normali che frequentano una scuola per studiare. Sarebbe  come  dare una notizia così: alcuni “religiosi” vanno in una chiesa, legano il parroco e lo prendono a calci.  Oggi, 29 marzo, una mamma dei ragazzi puniti dice su “Repubblica”: “sono quattordicenni, non sono delinquenti, non hanno compiuto alcun reato, sono mortificati”.  Non so per voi, ma la sopraffazione di una docente claudicante a me sembra più grave di  un furto. Nella scuola si deve fare moltissimo per gli studenti, e cacciare (mandare a lavorare) i non studenti. Se non fai questo, gli studenti e lo Stato soccombono. In Italia però in tv parlano i carnefici, le vittime si dimenticano (v. Brigate rosse)