Le follie di Coppola e Costner

Al festival di Cannes due film ci hanno raccontato una storia pazzesca sui  loro autori. Francis Ford Coppola, 85 anni; Kevin Costner, 69 anni. Il primo con un film in concorso, il suo folle, smisurato, ultrakitsch Megalopolis, che non ha vinto niente, neppure un premio minore. Eppure Coppola confidava forse che la presidentessa della giuria, Greta Gerwig, fosse benevola essendo la moglie di Noah Baumbach, una specie di suo figlioccio. Niente, alla critica il film non e’ piaciuto.

Costner ha invece portato il suo film fuori concorso, An American Saga (nelle sale in due capitoli, il primo dal 4 luglio e il secondo dal 15 agosto), e intende (addirittura con una quadrilogia) rinverdire il sogno americano del cinema popolare western. Niente, alla critica a Cannes non e’ piaciuto a 7 critici su 10. Vedremo nelle sale. I due autori condividono, dicevo, una storia pazzesca. Megalopolis e’ costato la cifra vertiginosa di 120 milioni di dollari, di cui cento versati di tasca propria dall’ottantacinquenne cineasta ricavati vendendo parte della sua azienda vinicola. E’ dedicato alla moglie Eleanor, morta a ridosso dell’annuncio della sua selezione in concorso a Cannes, frutto di un lavoro infinito di scrittura che va avanti fin da Apocalypse now (1979), di interruzioni produttive, a cominciare dal flop del musical Un sogno lungo un giorno (1981).

Per produrre An American Saga (come Francis Ford Coppola) Kevin Costner si è autofinanziato, con oltre 50 milioni di dollari: «È il prezzo della libertà e della mia integrità. Penso a questa storia da prima di Balla coi lupi. È un western convenzionale, con un inizio, una parte centrale e una fine. Non sono riuscito a convincere nessun produttore. Ma sono testardo come Francis e ho aperto io il portafogli. Non sono il tipo che va a Las Vegas, non sono quel tipo di giocatore d’azzardo. E non sono un grande uomo d’affari. Scommetto sull’amore per una storia». Kostner, oltre a mettere tutti i suoi soldi nell’impresa (anche lui liquidando un’azienda agricola) ha dovuto litigare con un altro grande autore, Taylor Sheridan, col quale ha girato la serie tv Yellowstone. Si era impegnato per 3 stagioni, ma poi la serie e’ andata avanti per cinque perche’ acclamata dalla critica. Ad un certo punto Costner è stato coinvolto in una disputa contrattuale, che ha portato alla sua uscita di scena prima degli episodi finali. L’attore era infatti impegnato nelle riprese del suo Horizon: An American Saga – Chapter 1 e non ha apprezzato il continuo rinvio delle riprese dell’ultima parte di Yellowstone. La disputa Costner-Taylor verte su questo: Taylor sostiene che lui ha abbandonato la serie all’improvviso senza avvisare per cui e’ stato costretto a riscrivere gli ultimi episodi senza Costner; questi invece afferma che aveva avvisato di dover girare il suo film e si e’ detto pronto a completare la serie, solo che ormai la serie Taylor l’ha riscritta senza di lui.

Comunque siano andate le cose, la domanda e’ cosa unisce due autori che si sono venduti tutto per produrre due film in cui credono? Quel che ha detto Costner e’ significativo, in buona sostanza ha detto che il gradimento del pubblico (o della critica) nelle prime settimane di proiezione nelle sale gli interessa poco. Lui confezionera’ un’opera in quattro film che gli apparterra’ per sempre, a lui e alla sua famiglia. Verra’ un giorno in cui il pubblico amera’ questa saga e quel giorno la sua famiglia verra’ ricompensata. «Girerò il terzo e il quarto capitolo, ma devo trovare i soldi». Al box office oggi è difficile che funzionino i western. L’attore cerca il bis di Balla coi lupi, che incassò 424 milioni di dollari, oltre la metà fuori dai confini nord americani. È padre di sette figli, tre avuti dalla prima moglie Cindy Silva, uno da Bridget Rooney, gli ultimi tre dall’ex modella Christine Baumgartner: «Sono grato ai miei film: daranno loro l’opportunità di conoscermi quando ero giovane». Daniel Bauer, il manager che si occupa della vendita di Horizon, dice che più che spacciarlo come il ritorno al western lo accrediterà come «il ritorno di Kevin». Chissà se la conquista del west e la conquista del botteghino coincideranno.

Ford Coppola ha finanziato con 100 milioni quasi tutto Megalopolis, sembra che ne sia venuto fuori quasi una nuova sostanza: un’ultrakitsch speculare alla materia miracolosa scoperta dal protagonista di questo barocco film-opera. E’ un poema a favore di tutte le utopie, che prende però la forma iconoclasta di uno sberleffo autoironico enunciato fin dal titolo, ma con tutta la magniloquenza della tradizione dei kolossal hollywoodiani. La famiglia Coppola è una famiglia statunitense di origine italiana (Bernalda, in provincia di Matera). Nel mese di aprile si è spenta all’età di 87 anni la moglie del regista del Padrino, Eleanor Coppola, anche lei regista e madre della talentuosa Sofia Coppola. Oltre a Sofia, Eleonor e Francis hanno avuto altri due figli: Gian-Carlo, morto tragicamente a 22 anni in un incidente in barca, e Roman, 58 anni. Insomma, anche ai suoi due figli Francis ha deciso di lasciare in eredita’ solo le sue opere e, come Costner, sembra convinto che ai figli  vadano lasciati film che nel tempo tramanderanno il nome degli autori, piuttosto che soldi e beni.