Boom dei ricavi con la AI: la app Remini usata da 70 milioni di persone al mese

(31/10/23) C’è un’azienda italiana che, quest’anno, ha prodotto una delle app di intelligenza artificiale (Ai) generativa di maggiore successo nel panorama internazionale. «Remini» della milanese Bending Spoons è stata scaricata da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo e ogni mese ha circa 70 milioni di utilizzatori. Per dieci giorni, nel luglio scorso, è stata la app più scaricata a livello globale, anche davanti a Threads che il colosso Meta stava spingendo con forza come alternativa a Twitter (nel frattempo trasformato da Elon Musk in X).

Come funziona il software
La funzione di Remini è semplice da enunciare, anche se arriva al termine di tre anni di forti investimenti e di ricerca a Bending Spoons: se si caricano sulla piattaforma una decina di foto di un volto, il software è in grado di produrre immagini sintetiche della persona. Spiega il fondatore e amministratore delegato di Bending Spoons, Luca Ferrari: «Le immagini di Remini sembrano foto della persona in situazioni e luoghi differenti, con varie caratteristiche: la si può far sembrare più giovane, più anziana, oppure la si può adattare alle esigenze di un curriculum o magari di una foto per un profilo di social media».

Gli affari
Oggi Remini è il primo prodotto di Bending Spoons e rappresenta quasi un terzo dei suoi ricavi, che peraltro stanno esplodendo. L’azienda è passata da un fatturato trascurabile nel 2013, quando fu fondata, a 162 milioni di dollari nel 2022 e oggi ha una previsione di oltre 380 milioni di dollari per quest’anno. Non quotata, Bending Spoons preferisce per il momento comunicare in pubblico i propri dati in valuta americana, perché più di metà del suo mercato si trova negli Stati Uniti.

L’azionariato
Con uno staff che è ormai salito a 360 persone, l’azienda è controllata per poco meno del 70% dai quattro soci fondatori (incluso Ferrari). Il resto del capitale è distribuito fra gli addetti che scelgono di ricevere parte della remunerazione in azioni e investitori istituzionali italiani e internazionali come Baillie Gifford, Cox Enterprises, Nb Renaissance, Nuo Capital e Tamburi Investment Partners.

La produzione
Il successo attuale di Remini non nasce dal nulla, né per un colpo di fortuna. Bending Spoons ha già prodotto app molto diffuse nel mondo, fra cui una di montaggio video che oggi è leader mondiale nel suo mercato, una per la condivisione dei documenti di lavoro, un’altra di correzione dei testi e una di ricerca anche negli archivi personali o aziendali (le ultime due basate sull’intelligenza artificiale). Il segreto di Bending Spoons, a sentire i suoi fondatori, è la cura ossessiva per la qualità e il rispetto e la valorizzazione rigorosa del merito e della competenza. Questo vale nel software, nel design e prima ancora nel reclutare e promuovere i migliori ingegneri, scienziati, creativi e programmatori sfornati dalle università.

La selezione dei talenti e il salto di qualità
Da anni Ferrari e i suoi soci organizzano cicli regolari di incontri e competizioni, aperti a giovani e giovanissimi, proprio per stimolare e selezionare i talenti più promettenti. Con l’ultima app basata sull’intelligenza artificiale generativa sta arrivando un ulteriore salto di qualità. Spiega Ferrari: «Abbiamo sviluppato il software di Remini internamente, è una nostra proprietà intellettuale». Ma è inutile chiedergli molti più dettagli, perché la riservatezza resta una componente fondamentale del vantaggio competitivo anche in questo settore.

«Come il Lego»
Spiega Ferrari: «L’intelligenza artificiale è un po’ come i Lego: uno prende magari in licenza un modello open source, lo fa evolvere, ne crea uno proprio, fa lavorare i due modelli insieme e così via. Nel settore, il contagio e l’ibridazione avvengono costantemente. Lo stesso ChatGpt di OpenAi ha dietro svariati modelli di Ai, alcuni quasi certamente basati anche su licenze di proprietà intellettuale di terzi. Per Remini, la maggior parte della tecnologia l’abbiamo sviluppata noi, anche se ci siamo avvalsi dei migliori strumenti messi a disposizione da terzi», dice l’amministratore delegato di Bending Spoons. Che continua: «Un aspetto affascinante delle reti neurali è che hanno un’abilità di apprendere per certi versi simile a quella delle persone. Come un essere umano diventa più bravo quando ha migliori strumenti di apprendimento – per esempio, un insegnante più capace – così una rete neurale diventa più efficace al migliorare della qualità e della quantità delle informazioni fornite per il training. Per ottimizzare le nostre Ai, è anche utile il riscontro che riceviamo dai nostri utenti».

Il futuro
Pochi centri di conoscenza in Italia stanno afferrando come Bending Spoons l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sui sistemi produttivi e sulla società. «L’obiettivo di chi lavora in questo campo è di creare un’Ai che sia pari o superiore a qualunque essere umano in tutti gli ambiti — dice Luca Ferrari —. Se e quando si arriverà a sviluppare un’intelligenza artificiale così potente, dal punto di vista meramente economico sarà impossibile giustificare lo svolgimento da parte di un essere umano di qualsivoglia mansione di natura cognitiva». La prospettiva può apparire terrificante: nega radicalmente le ragioni dello sviluppo, nel corso di alcune decine di migliaia di anni, della specie vivente più evoluta del pianeta Terra.

L’impatto sul lavoro
Ferrari però guarda al futuro in maniera più concreta: «Per qualche anno non mi aspetto impatti massicci — dice —. Probabilmente qualche professione vedrà un notevole incremento di efficienza e forse una riduzione dei posti di lavoro. Ma nei prossimi decenni penso che queste tecnologie renderanno le attività professionali di più o meno tutti noi, un po’ alla volta, inutili». Se andasse così, i profitti sarebbero concentrati sempre di più tra chi detiene la proprietà intellettuale dell’Ai. Con sempre nuovi problemi da scogliere, fra gli altri, per il welfare e i sistemi d’imposta.