Franco Migliacci, mister Volare in ginocchio da te

« Volare… oh oh… cantare… oh oh oh oh… nel blu, dipinto di blu, felice di stare lassù. »

Festival di Sanremo del 1958, quando Domenico Modugno e Johnny Dorelli cantano “Nel blu dipinto di blu” la canzonetta italiana dei Claudio Villa, Natalino Otto e Nilla Pizzi sprofonda nel dimenticatoio. Tutti i meriti per questa boccata di aria pura se li prende l’interprete nonchè il musicista Mimmo Modugno, ma il paroliere, il suo amico Franco Migliacci, è un illustre sconosciuto e tale rimarrà per il popolo. Il successo planetario celebrerà  una delle canzoni italiane più famose nella storia, e certo quella con il maggiore riscontro commerciale. Conosciuta anche con la parola che apre il ritornello, Volare, è stata anche ridepositata presso la SIAE con questo secondo titolo. Passano sei anni e nel 1962 un giovanotto di 18 anni, Gianni Morandi, esordisce con “Andavo a 100 all’ora“.

“…un autore toscano presente alla mia prova mi notò. Era Franco Migliacci. Il suo ruolo di talent scout prevedeva che fosse sempre molto attento a quello che arrivava alla RCA e un giorno, valutando una canzone che faceva «Andavo a cento all’ora per trovar la bimba mia…», scritta da un minatore emigrato in Belgio, tale Tony Dori, si chiese chi avrebbe potuto cantarla. Serviva un interprete giovane e simpatico, con grinta da vendere. Mentre pensava a qualcuno che potesse esprimere al meglio quella canzonetta senza pretese, un piede gli s’impigliò in un nastrino Geloso caduto dallo scaffale dell’archivio. Perché rifiutare i suggerimenti del destino? Franco decise immediatamente di ascoltare quel nastro e sentendolo si ricordò di me e del mio provino. Da quel giorno il maestro Migliacci, pilastro della canzone popolare italiana, divenne mio produttore, autore e amico». (Gianni Morandi, con Michele Ferrari, Diario di un ragazzo italiano, Milano, Rizzoli, 2006, pp. 91-94).

Nel 1962 Migliacci ha 32 anni, è nato a Mantova nel 1930 e ha studiato a Firenze, dove il padre, maresciallo della Guardia di Finanza, si era trasferito con la famiglia. Poi va a Roma dove fa la  comparsa nel cinema e conosce Modugno, già abbastanza noto, durante i provini del film “Carica eroica”. Scrive e disegna storie per giornali per bambini e Modugno gli fa:  “Mi piace come disegni le mie canzoni ma perché in cambio non mi dai qualche idea per una canzone nuova?”. Franco ci prova ma non riesce a trovare nessuna idea significativa ed è solo nel giugno del 1957 “in una delle giornate più scombinate e negative della mia vita” ha scritto sul web “aiutato da due bicchieri di Chianti e dalle riproduzioni di due pitture di Marc Chagall appese alle pareti della mia camera, che prendo carta e penna e butto giù un’idea: “Di blu mi ero dipinto per intonarmi al cielo, lassù nel firmamento volavo verso il sole e volavo felice ancora più sù, mentre il mondo spariva lontano laggiù…volavo nel blu, dipinto di blu”.

Quella notte stessa Franco e Mimmo si incontrano a Piazza del Popolo. “Mi è venuta un’idea per una canzone… ma, bada che non è un’idea normale… per una canzone normale…” – premette Franco – ma Modugno, impaziente, gli strappa dalle mani quel pezzo di carta, lo legge e sbotta in una risata fragorosa “Sarà un successo pazzesco! Dai, mettiamoci subito a lavorare!“. “E’ fatta!” – pensa Franco, che si fida ciecamente dell’intuito dell’amico più generoso che ha. Ma passeranno dal quel giorno sei interminabili mesi in cui, con la guida di Modugno, Franco impara a scrivere le canzoni. Negli Stati Uniti “Volare” domina a lungo le classifiche e vende, negli anni 1958-59, oltre 22 milioni di copie, vincendo ben due “Grammy Winners”. Da Ella Fitzgerald a Dean Martin e Ray Charles, da Barney Kessel a Dalida, dalle Mc Guire Sisters ai Gipsy Kings, da David Bowie a Luciano Pavarotti, in tutto il mondo sono più di quaranta gli artisti famosi che incidono “Nel blu, dipinto di blu”.

Sarà poi un altro musicista pugliese, Bruno Zambrini (1935), che negli anni sessanta consentirà a Migliacci di lanciare Morandi, con le idee di un giovane arrangiatore che si chiamava Ennio Morricone. Nel 1962 “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” (scritta con Luis Bacalov) e “Andavo a cento all’ora” servivano per importare in Italia il rock and roll americano, due anni più tardi (1964)  Non son degno di teIn ginocchio da te (musica di Zambrini) e poi Se non avessi più te (Bacalov e Zambrini, 1965), fanno diventare Morandi un divo e la canzonetta italiana entra nella modernità rinnovando la melodia.  Ma Migliacci non è stato solo Modugno e Morandi, anche se i due basterebbero per esaurire un curriculum. Nel 1964 comincia il connubio con Fred Bongusto: Una rotonda sul mare (musica di Pietro Faleni).

  • Poi nell’ordine cronologico abbiamo:
    1966 C’era un ragazzo che come me (Mauro Lusini)
    1967 Un mondo d’amore (Zambrini e Romitelli)
    1968 Spaghetti e Detroit (Fred Bongusto)
    1969 Bada bambina (Zambrini) Little Tony; Ma che freddo fa, Nada
    1971 Il cuore è uno zingaro (Mattone) Nada e Nicola di Bari
  • 1981 Ancora (Edoardo De Crescenzo)
  • 1985 Uno su mille ( Roberto Fia) Morandi.

Altri grandi successi discografici sono stati: Gianni Meccia (Il pullover), Mina (Tintarella di luna), Neil Sedaka (La notte è fatta per amare), Rita Pavone (Come te non c’è nessuno), Patty Pravo (La bambola), Josè Feliciano (Che sarà), Richy Shayne (Uno dei modsAlberto Sordi (E va, e va). Successi internazionali sono stati anche “Selene” che in Russia si chiama “Gagarin twist” in onore dell’astronauta; ‣“Pasqualino Marajà” replicata con successo da Aurelio Fierro, Roberto Murolo, Renato Carosone.
Io” che negli Stati Uniti va ai primi posti della classifica americana con l’interpretazione di Elvis Presley.

Migliacci ha rivoluzionato il gusto musicale degli italiani. Certo, ha trovato i collaboratori e gli interpreti giusti ma il perno di tutto, nel gioco di squadra che riguarda composizione e lancio delle canzonette, è stato lui. I musicisti son stati diversi, gli interpreti anche, ma i testi di Migliacci sono sempre stati il supporto necessario affinchè una canzone venga cantata e ricordata nel tempo. Poi tanti ci ricamano su e qualcuno magari, per spiegare il successo planetario, ricorda che “Modugno sul palcoscenico del Festival di Sanremo osa un gesto che nessun cantante aveva mai osato, apre improvvisamente le braccia come se spiccasse il volo“. Scenografia, immagine, ma se uno ispirato da Dio non avesse scritto

Volare, oh ohCantare, oh oh ohNel blu dipinto di bluFelice di stare lassù

tutto l’ingranaggio non si sarebbe messo in moto. Cosa molto diversa è se uno ha la fortuna che un Lucio Battisti gli porta una musica bellissima e il paroliere finisce il brano che si chiamerà “La canzone del sole”. Cose del genere sono successe anche a Migliacci. Il batterista senese Mauro Lusini aveva scritto nel 1966 la musica e si era recato a Roma per proporre una canzone. Incontrò Migliacci che s’innamorò di quel motivo e in pochi minuti ne scrisse il testo. Era “C’era un ragazzo che come me (amava i Beatles e i Rolling Stones)“, poi arrangiata da Morricone. I versi “mi han detto va nel Vietnam e spara ai Vietcong” non piacquero alla censura televisiva, Migliacci si rifiutò di storpiare il pezzo e suggerì a Morandi di cantare, proprio per sottolineare l’avvenuta censura, “gli han detto va’ nel tatatà e spara ai tatatà”, cosa che Gianni fece». Secondo la censura la canzone aveva una atmosfera antiamericana. Dopo un’interrogazione parlamentare che si chiedeva infatti come “si permettesse ad un autore di musica leggera di criticare la politica estera di un paese amico come gli Stati Uniti”, i funzionari Rai proposero di sostituire le parole incriminate (Vietnam e Vietcong) con Corfù e Cefalù. I parolieri non ci mancano.