La poesia di Piero Bonaccurso

Piero Bonaccurso è stato a Lamezia una figura importante per tutto quello che ha fatto per il teatro. Non importa quanti siamo a fare questa affermazione, tutti quelli che praticano il teatro lo sanno. Nella sua lunga attività che cominciammo assieme per divertimento e che lui continuò sino a fare del teatro la sua vita, come artista e autore e poi come “impresario”, c’è un filo continuo che il figlio Pierpaolo ha ora in mano.

Piero quando lo conobbi era, insieme col suo grande amico Gianni Piricò, esempio di bonomia e generosità. L’ultima volta che l’ho visto, in un supermercato, pensavo proprio questo che ora ripeto, Pierino era la bontà fatta persona e per tutta la sua vita ai miei occhi questo ha rappresentato. Per come sapeva parlarti, per come sapeva evitare le polemiche, per come sapeva dirti nel modo giusto critiche e contrarietà. Ma poi quel suo volto pienotto e pacifico bastava che lo truccasse appena un pò e diventava un altro, poesia. Quando recitava, usando meno parole possibili, metteva in scena sempre personaggi poetici, creava un suo mondo dove, seguendo le sue inclinazioni e i suoi riferimenti alti, c’era di tutto, dal circo al teatro sperimentale al cinema, dal ballo alla festa paesana, la gioia e il terrore, il cosmopolitismo e la via sotto casa, il fuori e il dentro, l’anima e il corpo.

Piero l’ho ammirato perchè a Lamezia, al sud, ha percorso la strada più difficile di tutte, fare teatro e vivere di teatro. Non è stato il solo in Calabria e nel mezzogiorno ma certo sono stati davvero in pochi. Perchè nella nostra terra si può fare di tutto, si può essere ribelli e contestatori, trasgressivi ed estremisti, ma poi ci si accontenta, forse è meglio dirlo come lo dice Brunori in una canzone “te ne sei accorto che non c’hai le palle per rischiare di diventare quello che ti pare”. Lui ha vissuto seguendo la sua strada, con coerenza estrema, senza darsi arie di artista, intellettuale, capocomico, con tanti giovani intorno e dovendo ogni giorno fare i conti con la politica che ci ritroviamo.

Penso che la sua idea fissa di tutta una vita sia stata quella di avere una sede stabile, una struttura che potesse ospitare artisti di tutto il mondo, e di poter continuare a preparare spettacoli da portare in giro. Ora che non c’è più rimarrà il suo nome e la sua opera che per sempre a Lamezia significheranno teatro e poesia.