Dalla procura ai giornali: tutto quello che non va nel caso Soumahoro

La vicenda che da giorni vede coinvolto Aboubakar Soumahoro e i suoi familiari rappresenta ormai un perfetto caso di studio dei rapporti tra politica, giustizia e informazione che animano il paese. Giustizialismo dilagante, garantismo a intermittenza, rigurgiti razzisti, vittimismo da propaganda. Un grande affresco dal quale non sembra salvarsi niente e nessuno. Innanzitutto il diritto dei cittadini a ricevere notizie vere. Occorre chiarire, infatti, che Soumahoro, neodeputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra, non è indagato in alcuna inchiesta giudiziaria. La procura di Latina ha aperto un fascicolo per verificare presunte irregolarità denunciate sul conto delle cooperative Karibu e Consorzio Aid, nella cui gestione sono coinvolte anche Marie Terese Mukamitsindo, suocera di Soumahoro, e la moglie del deputato, Liliane Murekatete. L’indagine riguarda mancati pagamenti e presunti versamenti irregolari nei confronti di alcuni lavoratori impiegati nelle due cooperative che operano nell’agro pontino, oltre che presunti maltrattamenti subiti da ragazzi ospitati nelle strutture per migranti gestite dalle coop.

A dare notizia dell’apertura dell’inchiesta, come spesso accade, è stato un quotidiano. La procura di Latina ha poi fatto sapere di aver avviato accertamenti sulle cooperative, facendo capire però che l’indagine era soltanto “esplorativa”, cioè senza ipotesi di reato né indagati. Domenica, però, un altro quotidiano ha rivelato che la suocera di Soumahoro risulta iscritta sul registro degli indagati con l’accusa di malversazione. Insomma, la procura di Latina sembra essere un colabrodo: il miglior terreno di coltura del processo mediatico.

I quotidiani di centrodestra, in particolare Libero e La Verità, intanto si sono lanciati sulla vicenda con prime pagine e articoli di rara ferocia, spacciando denunce ancora da verificare – che non riguardano direttamente Soumahoro – in sentenze di condanne già definitive contro il deputato (“Gli schiavisti in casa sua”, “sfruttamento di minori”, “immigrati maltrattati”). Tutto ciò nelle ore in cui quegli stessi giornali davano notizia, in chiave garantista, dell’ennesima assoluzione ottenuta da Silvio Berlusconi in un filone del processo Ruby-ter, parlando di “infinita caccia” al Cav. e di giustizia ingiusta.

La politica ha seguito lo stesso copione. I partiti di centrodestra, quelli che sarebbero portatori di idee garantiste e che negli ultimi anni hanno denunciato l’uso politico della giustizia, hanno strumentalizzato la vicenda. Fratelli d’Italia e Lega hanno annunciato la presentazione di interrogazioni. Marta Schifone, capogruppo di FdI in commissione Lavoro alla Camera, ha detto che “aumentano gli indizi di colpevolezza nei confronti dei familiari di Soumahoro”. L’ex magistrata, oggi deputata leghista, Simonetta Matone, si è chiesta “se l’onorevole Boldrini oggi premierebbe nuovamente Mukamitsindo, che a Latina lotta contro il caporalato ma poi pagherebbe i suoi dipendenti, quando si ricorda di farlo, a nero, di fatto sfruttandoli”.

Insomma, il trionfo del principio della presunzione di innocenza, quello che invece è stato improvvisamente riscoperto da qualche giornalista di area Rep. (vedasi Concita De Gregorio), ma molto timidamente (in fondo Soumahoro non è esponente del Pd, dunque per quale motivo difenderlo dalla gogna mediatica?).

Mentre gli utenti sui social hanno vomitato il loro odio sul deputato di origini africane, quest’ultimo – proprio sui social – si è lanciato in un pianto disperato (“Cosa vi ho fatto? Voi mi volete morto”, “Mi volete distruggere ma avete paura delle mie idee, avete paura di chi lotta”), per poi tirare in ballo la giustizia a orologeria, cioè proprio uno dei simboli della retorica della destra: “Perché questo tempismo? Perché proprio adesso, a meno di 40 giorni dall’inizio della legislatura? Si ha paura delle mie idee?”. “Vogliono affossare il nostro Aboubakar”, hanno ribadito moglie e suocera di Soumahoro in un’intervista a Repubblica, ammettendo però “errori e leggerezze” nella gestione delle coop. Un caos dal quale sembra non salvarsi nessuno.