Lametini illustri/ Ivan Carlei

Conosco da tanti anni Carlo Carlei il famoso regista, ma anche il fratello Ivan (1963) col quale ho avuto modo di parlare e messaggiare. Ma la cosa buffa è che  parlavo con lui senza sapere che fosse diventato il vicedirettore di Rai Fiction.

Buffa perchè non soltanto non mi sono mai complimentato con lui ma soprattutto perchè ero convinto che il suo lavoro consistesse (soltanto) nel leggere sceneggiature per selezionarle. Questa estate ho visto invece una sua foto perchè era a Catanzaro nella giuria del Magna Grecia Festival e ho capito che è diventato uno dei responsabili di una struttura fondamentale della Rai.

Cerco allora di rimediare come posso, spiegando per esempio che quando il 22 dicembre 2020 più di 5 milioni di spettatori abbiamo visto “Natale in casa Cupiello” con Castellitto  c’era Ivan (con Nardella e Pinto) dietro all’ acuta scelta di produrlo. Il suo lavoro, al contrario di moltissimi lavori “pubblici” italiani, è valutato ogni sera (si chiama audience) per cui vivere con l’ossessione dei dati di ascolto, e avendo ogni giorno a che fare con produttori, attori, agenti e politici, è una vitaccia.

In questo momento Carlei è il vice di Maria Pia Ammirati, da novembre del 2020 direttrice di Rai Fiction. E’ una bella accoppiata perchè lei è di origini campane ma castrovillarese d’adozione dove ha vissuto insieme alla famiglia fin da bambina. Due calabresi ai vertici di Rai Fiction è un caso ma anche una fortuna, soprattutto perchè la Rai nel frattempo ha perso quella che (secondo me) è una vera fuoriclasse,  Eleonora (detta Tinny) Andreatta, passata a Netflix.

Occorre sapere che quando noi vediamo in tv un film (tipo: Permette? Alberto Sordi), o una serie tv (Rocco Schiavone) il lavoro di Rai Fiction è cominciato a monte con la scelta dell’idea, diventato poi soggetto, poi trattamento, poi sceneggiatura sino al prodotto finito. Un lavoro dalla a alla z, quindi, molto complesso perchè riguarda tutte le fasi. Per cui, magari l’idea è ottima ma poi il prodotto che vediamo è scadente perchè non si sono azzeccati gli sceneggiatori, o il regista o gli attori.

Inoltre poi lavorare per la Rai significa avere un pubblico anziano che non ama granchè le novità in fatto di cinema. Infine c’è la mission “servizio pubblico” (che nessuno sa più cosa sia, comunque) per cui, per fare un esempio, in autunno ci sarà una serie (Blanca) dove la protagonista è una giovane donna divenuta non vedente da bambina che perde la sorella maggiore per mano di un fidanzato violento. Un evento che le fa maturare un senso di giustizia molto forte, fino a spingerla a entrare in polizia specializzandosi in decodage, ossia l’ascolto analitico di tutti i materiali audio delle inchieste. Come vedete, da Montalbano a Blanca passando per Il commissario Ricciardi, Lolita Lobosco, Rita Levi Montalcini e via dicendo, è una bella continua scommessa di aggiornamento del prodotto.

In fondo la Rai è ormai questo tipo di fiction + Amadeus & Conti + Sanremo. Ivan Carlei è pertanto un altro lametino che ci rende orgogliosi perchè “sa far bene” il suo lavoro. E ogni mattina, quando i dati Auditel si conoscono, riceve la sua pagella. Se trovate in giro un altro lavoro più usurante, fatemelo sapere. Da quando ho letto che i bidelli svolgono un lavoro usurante, i miei punti di riferimento sono stati sconvolti.

Finisco riferendo un grande auspicio che Ivan ha espresso ad Antonio Cannone:

“Devo dire però che non mi dispiacerebbe se i registi di cinema italiani rompessero gli steccati e iniziassero a collaborare con la televisione, per far crescere la nostra fiction come in America accade oggi con registi quali Scorsese, Spielberg, Michael Mann ecc”.

Speriamo, Ivan, che un giorno un Sorrentino possa esprimersi sulla Rai usando le stesse parole compiaciute che ha dedicato a Netflix. E’ in grado la politica italiana di capirlo?