Massimino, ma non ne azzecchi una? (D’Alema su Conte-Renzi: “L’uomo più impopolare vuole mandare via il più popolare”)

MATTARELLA Stufo del menar il can per l’aia ha stoppato i Conte boys e magari con lui resta solo Franceschini, che è un fedele. In fondo, io e Mattarella eravamo d’accordo (siamo entrambi dell’establishment ?) , solo che ci avrei messo meno tempo. Eravamo d’accordo su qualche concetto che alla fine lascerò esprimere  all’economista Giavazzi (Gli errori sul debito e l’assenza di crescita, Corsera, 31/1/21). Leggerete giù l’articolo di Giavazzi e spero che, come me, vi renderete conto che siamo circondati da pazzi o idioti.

CONTE “Forse ho sbagliato a dimettermi”, dice il fedele di Casalino e Padre Pio. Non è colpa sua, io lo assolvo, la colpa è di questo strano ceto politico che va da Zinga a Di Maio, passando per Grillo, frontman della BBDT Srl, una band rock formata da Bersani & D’Alema & Bettini & Travaglio (art director Scanzi Andrea), che voleva continuare con (segnatelo per i posteri) Bonafede e Azzolina, Patuanelli e Fraccaro. I “4 fedelissimi dell’avvocato”, scrive Tommaso Labate sul Corsera, non c’è stato modo di sostituirli. Lui è Fregoli? un camaleonte, l’avvocaticchio del popolino o l’amico di Trump? E’ semplicemente un sacco pieno di vento, è solo il collante dei 5 Stelle, un movimento che non esiste più dal momento che ognuno parla per sè.

ZINGARETTI “Conte o elezioni”, ecco la sua linea. Dunque, ricapitolando, dovevamo continuare ad affrontare l’ora più buia della nostra storia dopo la II guerra mondiale con Giuseppi & i suoi quattro insostituibili, con Arcuri (annotatevelo per i vostri nipoti, che sappiano nel 2058 a chi avevamo affidato vaccini e mascherine, e banchi con le rotelle), con lo storico Gualtieri che di economia ne sa quanto ne so io che la insegnavo all’istituto tecnico, e mi fermo qui perchè vorrei leggeste ciò che scrive Giavazzi. Gli storici futuri si chiederanno a febbraio 2021 quale piatto della bilancia pesasse di più. Su un piatto la schiappa perdente Renzi; sull’altro i fuoriclasse, ConteCasalino, Patuanelli, Fraccaro, Azzolina, Bonafede, Arcuri. Zinga voleva continuare verso il radioso sol dell’avvenire con questi fuoriclasse, convinto che Renzi con un governo tecnico non conterà nulla e quindi si sarebbe piegato. Invece Renzi che rispetto alla BBDT vale il 2% (LeU quanto vale, il 18?), è stato capace di non accettare. Oggi l’unica cosa che la BBDT sa dire (basta leggere i giornali) è che “si era messo d’accordo con la destra”.

RENZI Secondo la BBDT Band è l’innominabile, una schiappa, un perdente  nato, il traditore, il pidocchio, la destra peggiore. Anche se fosse vero, cosa cambia? Il popolo della sinistra ama spesso fare sacrifici umani per ingraziarsi gli dei. Questo è il tempo di Renzi, prima era un problema dentro il pd, oggi è un problema fuori. Non parlateci più e affidatevi agli dei generosi.

HOMER Sono un grande ammiratore del cartone animato I Simpsons. Homer Simpson è un cretino e ricordo quella volta che voleva iscrivere la sua figlioletta geniale Lisa ad una scuola d’elite. La direttrice gli dice: Certo che la prendiamo, basta che ci dia 6mila dollari subito. Al che Homer fa: vabbene, le dò 50 dollari. Lisa non fu iscritta. Ecco, Mattarella ha spiegato a Zinga e Di Maio (Conte si era già dimesso) che  voleva 6000 dollari e i due sapientoni hanno risposto come Homer. Non ho altro modo di definirli (ce li avrei i modi, ma sono educato). A me ricorda un altro precedente storico. “Qua si fa l’Italia o si muore”. I nostri Garibaldi della Sinistra dal 1860 ad oggi si sono moltiplicati, hanno detto a Mattarella Bixio, in risposta al timore da lui espresso che fosse impossibile resistere alla preponderanza dei Borbonici, che senza Conte, Azzolina, Fraccaro, Patuanelli, Bonafede, Gualtieri, non vinceremo. Che bisogno c’è di un governo di alto profilo se ce l’abbiamo già dal 5 settembre 2019? Cancelliere, metta a verbale: la sinistra italiana dichiara che da quella data ad oggi 3/2/2021 abbiamo avuto la fortuna di avere il migliore governo del mondo, cioè capace di affrontare l’ora più buia. Avete capito Homer Simpson? Occorrono 6 mila dollari. E che problema c’è? Le dò 50 dollari.

BERSANI Il nostro paese è sempre disegnato anche oggi da Gargamella Bersani secondo lo schema dei due campi che predicavano nelle sezioni comuniste negli anni sessanta. Allora il nemico erano gli Usa, ma oggi, caduto il muro, caduto l’impero sovietico, i due campi di cui continuano a cianciare Bersani e la sua band  non si sa bene quali confini abbiano. O meglio, in un campo, quello dei nemici, dei cattivi, ci sta il liberismo, la tecnocrazia, la globalizzazione, la finanza, il mercato. Draghi sarebbe l’espressione di questo campo, nonostante abbia salvato l’euro e dunque l’Italia. “2021. Dopo Giuseppi, Draghi”, scriveranno i libri di storia. Ma gli storici comincino ad annotare che la BBDT e i tonti che gli vanno dietro oggi 3 febbraio 2021 stanno delineando il prossimo nemico con cui prendersela. Per la sinistra italiana chi è oggi 3 febbraio il Nemico? Renzi è il primo. Ma lui è il traditore, il pidocchio, vabbene. E poi? Salvini, d’accordo. Ma per scongiurare Salvini vincitore alle elezioni e l’Italia affidata a lui (cioè ad un altro dilettante) possiamo affidarci a Draghi? Vedremo le vedove di “Giuseppi PDE punto di equilibrio” e gli strateghi del “Pd-M5S insieme” alle elezioni (il campo della sinistra fuoriditesta) cosa escogiteranno. Cercasi nemico disperatamente, io prevedo una Sinistra Nuova col patto di ferro Travaglio-Di Battista- D’Alema.

DRAGHI Capiremo nelle prossime ore se il sogno Draghi, che è anche un nostro sogno – il Fogliuzzo nel suo piccolo a gennaio ha regalato ai suoi lettori i migliori discorsi dell’ex governatore della Bce in un libretto intitolato “Ripartire da Draghi –, si potrà realizzare oppure no (e pensare che il Parlamento più anti europeista della storia d’Italia possa incoronare Draghi come premier oggi e come capo dello stato domani dà l’idea del miracolo fatto in questi anni da Sergio Mattarella). Me se le cose andranno così l’Italia avrà due persone da ringraziare. La prima si chiama Sergio Mattarella. La seconda si chiama Matteo Renzi. Viva la ricostruzione, viva il nuovo schema, viva Mattarella, viva Mario Draghi! (Claudio Cerasa, Il Foglio)

GIAVAZZI

Perchè vorrei che adesso leggeste Francesco Giavazzi (1949) per mettere a fuoco i nostri problemi? Perchè egli è considerato dalla BBDT Band un pericoloso liberista. I pazzi, perchè tali sono, da marzo 2020 stanno affrontando l’ora più buia come lo saprebbero fare dei dilettanti allo sbaraglio, per cui un semplice borioso di Rignano col 2% (dal quale non comprerei un’auto usata) dopo aver cacciato dal governo Salvini è stato capace di cacciare Giuseppi di Volturara Appula in quota “Padre Pio”. Capitemi bene: un insignificante ha cacciato quattro mignimogni alle prese con una guerra contro il covid  che ha distrutto la nostra economia (Draghi al Financial Times: siamo in guerra contro il coronavirus, dobbiamo agire senza paura).

Un pericoloso liberista, GIAVAZZI, spiega quello che Conte & Gualtieri non sanno fare

È un errore continuare a ripetere che il nostro problema maggiore è il debito pubblico: il nostro problema maggiore sta nell’assenza di crescita. Se la nostra economia crescesse più rapidamente del nostro debito, ripagarlo non sarebbe necessario. Certo, i titoli quando scadono devono essere rimborsati, ma siccome l’unica variabile che davvero conta è il rapporto fra il debito e il Prodotto interno lordo, il problema si risolverebbe da sé.

Infatti, se il denominatore di questo rapporto, cioè il Pil, cresce più rapidamente del numeratore, il debito, il rapporto tende naturalmente a zero e cioè il debito, in rapporto al Pil, pur molto lentamente, scompare da solo. Questo purtroppo non significa che se l’instabilità politica fa salire il costo del debito la crescita basti, come tante volte Alberto Alesina ed io abbiamo cercato di spiegare ai lettori.

Insistere sull’equivoco che il nostro problema maggiore è il debito pubblico significa concentrarsi su un obiettivo di politica economica errato. Significa compiere un errore di prospettiva che nel mezzo di una crisi sanitaria, sociale ed economica, come ben sottolineato dal presidente Mattarella, può indurre a dare all’emergenza risposte sbagliate.

E se invece fosse proprio il debito la causa della nostra assenza di crescita? In parte è vero, ma allora il problema non è il livello del debito, bensì i motivi per cui il debito è stato creato, cioè come lo Stato spende le sue risorse. Consideriamo due esempi: se il governo, come sembra, prorogherà fino alla fine dell’anno «Quota 100», il debito che ne consegue non aiuta la crescita. Consentire alle persone di andare in pensione a 62 anni non significa affatto sostituirle con altrettanti giovani, significa solo ridurre ulteriormente la partecipazione al mercato del lavoro che in Italia è già esigua.

Molto diverso è invece il debito che si crea, ad esempio, per migliorare la sicurezza e la qualità degli edifici scolastici. La scuola rappresenta la prima occasione di incontro di bambini e adolescenti con lo Stato: l’immagine di uno Stato trascurato e fatiscente non li invoglia a diventare cittadini onesti, requisito indispensabile affinché un Paese cresca. Anche il debito che si viene a creare allungando l’orario di lavoro degli insegnanti, così che le scuole non chiudano all’inizio di giugno e riaprano attorno al 10 settembre, è un aiuto alla crescita.

Quando si parla del progetto Next Generation Eu, il primo aspetto che viene sottolineato è che si tratta di risorse «regalate» dall’Europa. Innanzitutto questo non è vero perché l’Italia contribuirà comunque a finanziare anche questi sussidi, che peraltro sono una quota limitata del programma. La questione centrale rimane il modo in cui le risorse verranno spese. Quand’anche i progetti li finanziassimo tutti noi a debito, se le risorse sono spese bene non farebbe gran differenza. Che significa spenderle bene?

Il piano che sottoporremo all’Europa deve consistere di due parti: un elenco di progetti che soddisfino i criteri indicati (sanità, salvaguardia dell’ambiente, cambiamento climatico) e alcune riforme senza le quali è difficile pensare che qualunque piano si traduca in crescita. Evidentemente è il secondo aspetto — quasi del tutto assente nelle bozze finora prodotte — quello cruciale.

L’approccio al Next Generation Eu va quindi rovesciato. Dimentichiamoci che sia un «regalo», perché come ho detto lo è solo in piccolissima parte, e dimentichiamoci per ora l’elenco dei progetti, sul quale invece si è accesa l’attenzione della politica. Partiamo dalle riforme, il cui elenco è chiaramente indicato nello schema redatto dall’Europa: innanzitutto giustizia e pubblica amministrazione. Dall’attenzione che il programma del nuovo governo assegnerà a queste riforme, dalla precisione e dal realismo degli impegni che assumerà, dalla qualità dei ministri che verranno incaricati di occuparsene si capirà la serietà del governo sul Next Generation Eu.