CORONAVIRUS/GLI ESPERTI

(Roberto Burioni, virologo) “Ho la sensazione che molta, troppa gente non abbia capito con che cosa abbiamo a che fare. Forse alcuni messaggi troppo tranquillizzanti hanno causato un gravissimo danno inducendo tanti cittadini a sottovalutare il problema. Non va bene, non va bene, non va bene. La gente in questo momento deve stare a casa“.  “Tutto quello che causa un affollamento deve essere evitato”. Poi commenta: “Venezia: aperitivo gratis in piazza San Marco per ripartire. Ma lo avete capito che la gente deve stare a casa altrimenti quello che riparte è il virus?”.

In giro il mondo chi viene dalla Lombardia comincia ad avere problemi. Si moltiplicano le segnalazioni di casi in cui, chi viene dalla regione italiana del grande contagio, non è gradito. Negli alberghi. Ma non solo.


(Maria Rita Gismondo, virologa del Sacco di Milano) “Se non ci fossero tutte le misure che la Lombardia ha preso, soprattutto nel Lodigiano, sarebbero paure giustificate. Ma così, mi creda, non hanno motivo di esistere”.

Chi pensa che sarebbe meglio limitare gli spostamenti sbaglia?

“Partiamo da un assioma. Se in questo momento tutti stessimo in isolamento a casa, ognuno con la propria camera e il proprio bagno, questa situazione finirebbe nel giro di due settimane”.
 

Però?

“Però non si può fare. Chi è malato deve restare in quarantena e chi vive nella zona rossa non si deve muovere. Ma il mondo non si può fermare. E se anche in Lombardia ci fermassimo tutti, l’azzeramento della circolazione del virus non sarebbe comunque sicuro al cento per cento. Arriverebbe da qualsiasi altra parte: vede cosa ci ha insegnato il virus?”.
 

Che cosa, professoressa?

“In un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci ha dimostrato che i confini non esistono. In ogni caso, tornando alle misure, si è deciso per un bilanciamento tra il massimo contenimento del virus e la minima interferenza della vita sociale”.
 

In questo momento la gente è divisa fra due sentimenti molto contrastanti. C’è chi è in preda alla paura. E chi minimizza la situazione.

“Bisognerebbe parlarne con un esperto di psicologia sociale. Ma è così. E spesso, una volta che si è creato il panico, più si cerca di rasserenare gli animi, più la gente si preoccupa. Il comportamento corretto in una situazione come questa è la sana paura. Dell’incognito che ci fa prendere misure di protezione, della conservazione della specie”.
 

Lei stessa, però, cerca di tranquillizzare tutti.

“Noi dobbiamo dire le cose come sono, un tecnico parla con i numeri. E piaccia o no, al momento parlano di una bassa mortalità. È una malattia nuova per la quale non ci sono terapie o vaccini, vero. Ma dobbiamo evitare in tutti i modi le reazioni convulse che non fanno bene a nessuno”.