DE STEFANO/ I VERI MAESTRI

Uno dei motori del mondo e della cultura è la generosità dei maestri coniugata con l’ammirazione degli allievi per i maestri: quelli che ti comunicano entusiasmo e curiosità, «l’entusiasmo della curiosità», diceva un’autorità della filologia come Gianfranco Contini ricordando non solo i suoi insegnanti universitari, ma il suo maestro di terza elementare e sua madre, la prima irrinunciabile maestra della sua vita. Per la critica letteraria, Vittorio Spinazzola, morto la scorsa settimana quasi novantenne, è stato un vero maestro. Che ha lasciato un folto gruppo di allievi diversi da lui e diversi tra loro, ma che si riconoscono in una matrice (una mentalità) comune. Ognuno ha i suoi maestri. George Steiner, scomparso anche lui di recente, è stato un altro intellettuale carismatico capace di proporsi come maestro(che a sua volta considerava Contini un modello). È questa catena di passioni, di dedizione, di ammirazione e di gratitudine che fa muovere il mondo: «Non ci può essere una famiglia o un sistema sociale, per quanto isolati o rudimentali, senza insegnamento e cura degli allievi, senza magistero e apprendistato», ha scritto Steiner in un saggio intitolato La lezione dei maestri. Naturalmente non si tratta di dedizione cieca, perché nessuno impedisce all’allievo di mettere in evidenza i difetti del maestro o di correggerne gli errori. Il rapporto con il maestro è un rapporto di fiducia e di competizione, un gioco di sfumature tra superbia e umiltà: c’è un momento in cui l’allievo supera il maestro, mentre altre volte l’allievo si arrende e capisce che non ce la farà mai a eguagliare quella grandezza. Spesso accade, come segnala Steiner, che nel rapporto di osmosi tra allievo e maestro quest’ultimo apprenda dall’allievo proprio nell’atto di insegnare. Ma Steiner – lo hanno detto in tanti – ha chiuso un’epoca. Provate a guardare in rete. Una delle frasi più ripetute con fierezza è: «Noi non prendiamo lezioni da nessuno», declinata anche al singolare, petto all’infuori: «Io non prendo lezioni da nessuno», oppure indebitamente pronunciata a nome della Nazione: «L’Italia non prende lezioni da nessuno». Salvini sui migranti, Renzi sui conti pubblici, Gelmini sulla lotta alle mafie, Di Maio sulla giustizia… Nessuno prende lezioni da nessuno, e si vede. (Corsera, 11/2/2020) Paolo De Stefano, Torniamo a lezione dai veri maestri)