COME EVITARE I CONFLITTI CON I COLLEGHI DI LAVORO

Se fate una ricerca su internet o in libreria troverete centinaia di titoli che vi spiegano “come evitare i conflitti sul lavoro”. Sia che si lavori nel pubblico o nel privato e qualsiasi ruolo uno ricopra, apicale o meno, il rapporto con gli “altri” colleghi, tra i quali vi sono quelli “difficili” (negativi e voltafaccia), è fondamentale per il ben-essere.
«Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi». La frase, attribuita ad Albert Einstein, esprime un’idea antica. Già nel 250 a. C. il libro biblico dell’Ecclesiaste avvertiva: “Infinito è il numero degli stolti”, rivelando che il problema era già stato colto in tutta la sua gravità. Del resto, il primo stupido della storia fu già… Adamo: per gustare un frutto perse il Paradiso. I colleghi difficili sono per lo più dei veri stupidi (la banalità dell’idiozia) magari camuffati e quindi difficili da scoprire subito. In quanto idioti, sono attaccabrighe e godono nell’innescare effetti negativi. Mentre ciascuno di noi sa di avere pregi e difetti gli stupidi sono presuntuosi e pensano di avere solo pregi. Essi ci mettono in difficoltà proprio perchè minano la nostra autostima, ogni volta ci fanno sentire inadeguati rispetto alle loro certezze e perentorietà. La strategia per evitare i conflitti nei luoghi di lavoro comunque è una sola: essere un libro aperto e non fare confidenze; sul lavoro hai solo colleghi ( molti sono appunto difficili e stupidi) e nessun amico. Cerchiamo di capire cosa significhi. Innanzitutto occorre capire che i due settori, lavoro e vita personale, vanno tenuti rigorosamente distinti. Nel privato (che ora comprende anche i social) uno le confidenze le fa, ai familiari e agli amici personali, nel lavoro no. Cosa fare allora con gli amici personali che lavorano con te? E’ semplice, vanno considerati “colleghi” (non amici) e quindi non ricevono confidenze perchè privato e lavoro non vanno mai intrecciati. Quando si parla a tu per tu con un collega (o collega-amico) ci si deve comportare come se si parlasse con un microfono in pubblico, sentirsi nella condizione di chi parla ad un telefono sapendo di essere intercettato. Insomma, occorre che il lavoro, il luogo di lavoro, i colleghi, siano considerati “pubblico”, da tenere ben distinti e separati dalla “famiglia”, dalla “sfera personale”. In pubblico si dicono delle cose e si parla in un modo, ben diverso da quel che si dice in privato. A casa uno è libero, sul lavoro no. E’ molto facile, a pensarci, ma gli “amici” (sentimento, ha detto il critico Steiner, che è più prezioso dell’amore) rendono tutto più complicato perchè senza accorgersene si fa confusione tra due piani che vanno separati con una frontiera invalicabile.
Lo stupido non capisce la separazione, infatti usa compiacersi: io sono dovunque sempre me stesso. Se pertanto sul luogo di lavoro uno è chiaro e trasparente come acqua di sorgente potrà evitare molti conflitti. Non tutti, perchè la presenza (talvolta molto ingombrante) degli idioti sarà sempre causa di incomprensioni e di rivalità, di “qui pro quo” e di contrasti. Non tutto può filare liscio, è evidente, ma assumere, agli occhi dei colleghi normali, la qualità di chi non ha segreti (essere un libro aperto) è la condizione minima per meritarsi il rispetto. Ad ogni modo, sul lavoro e nella vita realisticamente c’è da rassegnarsi : non si può piacere a tutti.

N.B. -definizione di “stupido “: uno che fa danni agli altri senza riceverne alcun vantaggio