Lamezia Terme/Il sindaco e i suoi fedelissimi

(15/9/19) Per le elezioni comunali di Lamezia un osservatore esterno come me capisce che si stanno posizionando molti “aspiranti sindaci”, a destra e sinistra, per misurarsi con l’avv. Mascaro 2-La vendetta. La cosa che a me appare più stantìa perchè ormai vecchia ed anacronistica è comunque il “rituale” di prenderla alla larga. A parte Milena Liotta che ha già preannunciato con semplicità l’intenzione di presentarsi, le forze politiche preferiscono partire da tavoli di confronto sui programmi, o da “Costituenti”, per affrontare alla fine -in cauda semper stat venenum- il dilemma di chi presentare. Noi guardiamo la punta dell’iceberg e ci sfugge quello che non appare.
“…in politica i programmi valgono quello che valgono (generalmente poco), e invece conta moltissimo con e in special modo contro chi si pensa di attuarli” ha scritto Galli della Loggia. Questa ingannevole insistenza sui “programmi” (c’è qualcuno che abbia una ricetta per salvare Lamezia?) è fastidiosa, anche perchè alle regionali o alle politiche viceversa si punta senza tanti fronzoli sui “nomi”. Già oggi si sa per esempio che Oliverio in Calabria o la Bergonzoni (Lega) in Romagna intenderanno proporsi come Governatori e nessuno si scandalizza. Allora perchè a Lamezia adesso il Pd o il M5S non propongono subito nomi di aspiranti sindaci? Non riesco a capirlo, i nomi devono rimanere coperti per non essere bruciati e arriveranno quando si saranno fatti gli accordi segreti. Ma la conseguenza più inquietante di questo antico rituale è un’altra. Impegnati come sono a costruirsi alleanze e a procacciarsi voti attraverso la costituzione delle liste, gli “aspiranti” rimandano ad una eventuale elezione la cosa fondamentale, la più importante di tutte: costruirsi una squadra di governo. Dalla Lo Moro a Mascaro, per non andare troppo indietro nel tempo, abbiamo avuto nei fatti sindaci soli e solitari. Amministratori unici. E ancora qualcuno, ironia della sorte, se la prende nel 2019 con “gli uomini soli al comando”! Gli assessori infatti essendo se non inutili, ornamentali, un comune e la macchina amministrativa comunale si governano con un segretario comunale all’altezza, un buon city manager e dirigenti-tecnici competenti. Il comune di Lamezia è in dissesto, senza dirigenti e chiunque sarà eletto sindaco non potrà far nulla per invertire la rotta. Lamezia è ormai, socialmente e politicamente, paragonabile a comuni come Platì, commissariato a vita, a Isola Capo Rizzuto, San Luca. Basta immaginare in questi giorni di settembre quanti attacchi terribili riceverebbe un sindaco in carica per la questione della spazzatura. Ma un sindaco, anche il più bravo di tutti, cosa potrebbe fare? I miracoli? Nulla di nulla. Infatti anche gli antipolitica, i grillini, sull’argomento sanno solo dire: aumentiamo la differenziata. Che è un buon proposito per l’avvenire ma nulla di più. Un sindaco grillino, come alla prova dei fatti la Raggi a Roma, anche a Lamezia dovrebbe scegliersi i suoi collaboratori. Ecco allora che sarebbe costretto ad affidarsi a quel che passa il convento, ai Raffaele Marra (quello che ha promosso il fratello maggiore Renato), ai Lanzalone, ai Salvatore Romeo. Se non ci hai pensato prima, il pane alla fine sei costretto a comprarlo in fretta e furia nel negozio sotto casa. Insomma, voglio dire, il guaio di ogni sindaco sono sempre (stati) i suoi fedelissimi. E se è vero, come si dice, che la capacità di un leader sta nello scegliersi i collaboratori, sarebbe importante che tutti gli aspiranti sindaci trovassero del tempo da dedicare all’argomento, prima di pensare ai procacciatori di voti strada per strada.