MATTIA FELTRI SPIEGA GRILLO (ai Franceschini)

Poi ogni tanto arriva Beppe Grillo. Scrive un tweet, pubblica un video, dice cose fra l’allusivo e l’ermetico con la sottigliezza di un minatore ucraino, e si eclissa in uno sconforto malinconico, fino alla prossima volta. Il progetto si smonta a rate, era Ilva no è diventato Ilva sì, era gasdotto pugliese no è diventato gasdotto pugliese sì, era maxiantenna siciliana no è diventato maxiantenna siciliana sì, sì ai caccia F35, sì all’immunità per il ministro ganassa, sì persino alla Tav, sì all’ euro, sì a Merkel, sì allo spread, sì alle banche, sì a tutto quello che doveva essere spazzato via, tutto quello che era il prodotto delle élite ladre e cornute. E allora arriva Grillo col faccino di chi aveva portato il Verbo, ma l’ ha affidato a tanti piccoli Giuda. Cioè, costui mette in piedi un programma esoterico con risvolti siderali, lo affida a una congrega di spiantati raccattati su un pullman per Lourdes, e poi si stupisce che non funzioni. E non è colpa sua, macché. E’ colpa del mondo cattivo. E siccome è incapace di riflessioni che vadano oltre le prove Invalsi delle medie, accusa i suoi di essere imbullonati alla poltrona allegando una canzone di Julio Iglesias, parodiata da animatore turistico: «Il mandato ora è in corso è il primo di un lungo viaggio… ma di andarmene a casa non ho proprio il coraggio…». Ce n’ è una di Bennato, però, che spiega meglio: «Detto tra noi, sono solo un brigante, non un re. Sono uno che vende sogni alla gente, fa promesse che mai potrà mantenere. Favole sì, ne ho contate ma tante, tante sai… di draghi non ne ho ammazzati mai». (da LA STAMPA)