Sta tornando grazie a Dio nel calcio da qualche anno il dribblomane, ovvero il giocatore dotato di dribbling per saltare l’avversario. Da Garrincha a Omar Sivori e Pelè, da Zidane a Maradona, da Cruyff a Bruno Conti, Claudio Sala, Causio e Meroni, è questo tipo di giocatore che da sempre ha fatto impazzire i tifosi nel mondo.
Poi il calcio moderno con l’esaltazione della corsa, della forza, degli schemi, ha accantonato la tipologia in quanto nelle scuole calcio si selezionavano appunto soltanto podisti, marcantoni, velocisti capaci di correre e saper passare la palla. Ho odiato l’allenatore Edmondo Fabbri che ai Mondiali 1966 contro la Corea del Nord schierò Perani ala destra invece di Gigi Meroni e perdemmo subendo un’onta ancora oggi rammentata. Il dribbling è scomparso, ma oggi sta finalmente tornando. Ogni grande squadra è alla ricerca del dribblomane, spesso è un’ala ma talvolta anche un attaccante vero e proprio.
Il Real Madrid ha Vinicius, Mbappè, Mastantonio, Brahin Diaz, Arda Guler, Bellingham; il Manchester City Foden, Bernardo Silva, Savinho, Cherki; Il Psg ha Kvara, Barcola, Douè, Dembelè, Mbaye, Kang-in Leo; il Liverpool ha Wirtz, Gakpo, Momo Salah, Ngumoha, Chiesa.
Per aprire le difese avversarie schierate a zona che presidiano tutti gli spazi con 4 o 5 uomini occorre un apriscatole, uno che, sulla fascia o vicino l’area, crei superiorità numerica saltando l’uomo. Veniamo all’Italia, l’Atalanta ha Lookman, Samardzc, De Ketelaere, Bellanova, Sulemana, Maldini; l’Inter ha il solo Thuram; il Milan ha Saelemaekers, Leao, Nkunku, Pulisic; la Roma ha Soulè; la Juve ha Conceicao, Yldiz, Zhegrova, Openda; il Cagliari ha Luvumbo e Gaetano; il Sassuolo ha Berardi, Laurientè, Pierini, Volpato.
Insomma, come si vede, pian piano le rose delle squadre, grandi e piccole, ri-comprendono questo tipo di giocatori estrosi, dei quali sembrava che si potesse fare a meno puntando tutte le fiches su doti atletiche, forza, colpo di testa, agonismo. Ma il calcio senza estro, senza genialate, senza giochi di prestigio, tunnel, serpentine, giravolte, scatti e finte improvvise, è, a gusto mio, poca cosa. Basta che lo capiscano nelle scuole calcio, gli allenatori che a giovani tra i 10 e i 14 anni li fanno allenare sul fondo e mezzofondo, sui tiri, i passaggi, il colpo di testa. Non curano nemmeno il saper palleggiare, eppure tutti quelli della rosa di una squadra compresi i portieri dovrebbero individualmente saper palleggiare senza mai far cadere la palla a terra almeno per 100 tocchi. Scartano i piccoletti e si dedicano solo ai marcantoni con muscoli, altezza, possanza. E al torello. Poi si scopre che molti hanno un solo piede, e nessuno insegna loro a usare con disinvoltura entrambi. In partita il caso vuole che li mette davanti alla porta spalancata se tirano subito con il sinistro e invece indugiano, si spostano per portarsi la palla sul destro (o viceversa) e la ghiotta occasione sfuma!
Eppure non è andata sempre così. Posso ricordare due giocatori del calcio anni settanta. Uno era Gentile della Juve. Terzino destro che giocava solo con il piede destro. Ad un certo punto comprano un altro terzino, Cuccureddu, che pure lui sa giocare solo sulla fascia destra. Bene, Gentile viene spostato a sinistra e Trapattoni lo allena per ore ad usare anche il sinistro. La prima volta che lo vidi schierato a sinistra mi misi a ridere, poverino come farà? Poi mi sorprese, giocava sempre in prevalenza col piede destro ma quando riusciva ad arrivare sul fondo aveva appreso un automatismo con il quale colpiva la palla di sinistro (con uno scavetto) per fare il cross. L’allenamento, fatto bene (quante ore di muro hanno fatto fare al buon Claudio, quante prove ed esercitazioni…), migliora anche la tecnica. Per converso ricordo un’ala sinistra capocannoniere che vinse lo scudetto col Bologna, si chiamava Pascutti. Aveva il fiuto del goal ma usava solo il piede destro e in tutta la sua carriera, come tanti, non ha mai fatto un solo dribbling. Un altro era il terzino sinistro dell’Inter Facchetti, corsa, tiro, colpo di testa, potenza, resistenza, ma niente dribbling. Ecco, nel 2025 Pascutti e Facchetti avrebbero molte difficoltà a giocare titolari in grandi squadre.
