Caro Leonardo,
ho visto anch’io il film su Berlinguer, temendo il santino, e temendo anche un po’ l’interpretazione di Elio Germano, attore molto celebrato che ricordo però quasi sempre nel ruolo del nevrastenico, dal Sorcio di Romanzo Criminale al giovane infatuato della Bellucci in N di Virzì, dal «giovane favoloso» Leopardi a Marco Baldini che si scava la fossa in «Il mattino ha l’oro in bocca». Devo riconoscere invece che l’interpretazione di Germano è ottima, anche se — almeno in tv — Berlinguer me lo ricordavo meno accorato e più autorevole. Ed è ottimo anche il film. Il lavoro di intreccio con le immagini d’epoca è sapiente, l’effetto finale è di assistere davvero a un pezzo di storia d’Italia e d’Europa, comprese le immagini più stranianti come quelle della burocrazia sovietica, che a Berlinguer faceva abbastanza orrore. La vera protagonista è la famiglia del leader, la scena madre è quella in cui la primogenita Bianca sta uscendo di casa ma la mamma Letizia la ferma perché il padre ha una cosa da dire: se dovesse mai essere sequestrato dalle Brigate rosse, com’era accaduto a Moro, la sua «volontà da uomo libero» era che per lui non si avviassero trattative con i terroristi.
Gli storici hanno rilevato alcune inesattezze: ad esempio il rapporto personale di Berlinguer era con Zaccagnini più che con Moro; tuttavia questo non inficia il giudizio sul film.
Resta però, gentile signor Agosti, una cosa importante da dire. Berlinguer era comunista, eccome. Non era un socialdemocratico, come talora viene dipinto adesso, sia pure non nel film. Era un comunista che tentò invano di costruire una via europea al socialismo, rispettosa dei diritti altrui, della democrazia, della libertà. Con le sue scelte di (parziale) indipendenza da Mosca, e con il suo stile sobrio e umano, fece del Pci il più grande partito comunista dell’Europa occidentale; mai però il primo partito italiano, a differenza di quel che è accaduto ai socialdemocratici in Germania, ai socialisti in Spagna e in Francia, ai laburisti nel Regno Unito. E anche la lunga egemonia comunista sulla sinistra spiega la maledizione della sinistra italiana, l’unica al mondo che le elezioni non le vince mai.