(lettera al Corriere) Il Covid sta dimostrando quanto singolari siamo noi italiani. Siamo infatti così abituati allo status symbol, che perfino nei tipi di vaccini abbiamo creato una sorta di appartenenza a una classe sociale. Ascoltando i discorsi in giro, anche tra gli amici, sembra infatti che chi abbia fatto il Pfizer sia l’essere più fortunato e più protetto del mondo. L’altro giorno ho sentito uno scambio tra amiche: «Che vaccino ti hanno fatto?», ha chiesto una all’altra. E lei, guardandola dall’alto in basso: «Pfizer, naturalmente», come se fosse stata invitata alla Prima della Scala al Palco Reale. Poi ha guardato l’amica (che non aveva il coraggio di replicare) e le ha sadicamente chiesto: «E a te invece cosa hanno fatto?». Clamorosamente l’altra avrebbe voluto sprofondare o cambiare improvvisamente discorso, ma non ha potuto: «Janssen…», ha detto sottovoce, quasi con un pizzico di vergogna. E la Pfizeriana, guardandola quasi con compassione, ha cercato perfino di tirarle su il morale con un sorriso dicendole: «Comunque sei fortunata, non sei una AstraZeneca». Quindi non solo AstraZeneca, ma anche Janssen rientrerebbe tra i più sfigati di tutti. Ormai è così: i vaccini sono diventati un marchio per distinguere l’alta nobiltà dalla massa di poveri inoculati. Abbiamo passato anni a farci i vaccini antinfluenzali, senza sapere nulla di trivalente o quadrivalente, e ora siamo qui a «gasarci» pensando di aver fatto il vaccino migliore, senza pensare che l’importante è solo essere vaccinati. Da buon Jansseniano non vedo l’ora di allearmi con quei disgraziati che hanno avuto il Moderna… per fare poi la rivoluzione. Pasquale Runfola