Ha scritto oggi Aldo Grasso sul Corriere:
“Pierluigi Bersani bivacca in tv, lo trovi in tutte le trasmissioni: da Sky Tg24 a «Che tempo che fa», a dimostrazione che ormai la disponibilità vale di più della rappresentatività. Bersani è un finto buono, tra una metafora contadina e un’analisi sui pompieri assesta legnate non prive di un certo risentimento”.
Oggi che è martedì mentre Conte compra al Senato la sua conferma è matematico (dalle 21,30 in poi) che sarà ospite di Floris su la Sette dove almeno una volta al mese viene ricevuto con tutti gli onori e almeno per un’ora e mezza viene messo al centro, in una conferenza stampa dove riceve le domande di tre giornalisti. Come se fosse un premier, una testa d’uovo, un padre costituente. La conferenza del nulla confezionata dal Giovanni “Alè” Floris. Perchè? Per gli indici di ascolto? Non risulta, forse per amicizia o perchè?
Con il tempo, essendo più vecchio di lui di un anno (è infatti nato a Bettola il 29 settembre 1951) ho appreso quasi tutto su questa figura sulla quale, se ne valesse la pena, potrei scrivere un libro.
È stato Presidente della Regione Emilia-Romagna tra il 1993 e il 1996, ministro, segretario del Partito Democratico, scissionista dal 2017 per aver fondato con Roberto Speranza, Massimo D’Alema ed Enrico Rossi Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista.
Insopportabile per il vezzo (vecchia scuola pci) dell’immancabile riferimento alla situazione internazionale dove il mondo, come se fossimo ancora durante la guerra fredda, lo divide ancora in due campi (lui sta con le pecore contro i lupi), Bersani non sa nulla di nulla. Una volta ripeteva analisi fiscali ricevute dal suo amico Vincenzo Visco, adesso si sente che parla per sentito dire. Allora, su cosa pontifica? E soprattutto, qual è il peso elettorale di Bersani, da sempre cheerleader di D’Alema? E’ nullo, vale meno di Renzi, che infatti aveva 2 ministri e lui uno solo, il malcapitato Speranza, il più iellato ministro italiano visto che gli è toccato la Salute.
Ora, se scrivessi un libro, mi porrei la seguente domanda: perchè è permesso ad uno come Bersani di pontificare così tanto della tv italiana? Avrei bisogno di un centinaio di pagine per spiegare le ragioni, sviscerando la carriera di questo emiliano, coniuge di una farmacista, insomma il rappresentante più tipico del ceto medio garantito che la sinistra italiana rappresenta dagli anni ottanta in poi.
Tutti i non garantiti, fateci caso, quelli che rischiano di perdere il lavoro o di non trovarlo o di fallire (contadini, operai, commercianti, industriali) non votano più a sinistra. Ecco spiegato in estrema sintesi perchè sul piano elettorale i Bersani & Friends (così come Renzi) non rappresentano che loro stessi e tutti i garantiti (impiego pubblico e pensionati).
Ma ciò nonostante è spesso in tv, come se fosse Willy Brandt, o Olof Palme, o Macaluso, a cianciare sulle disuguaglianze mentre è un triste battutista con le sue stantìe figure retoriche delle “mucche in corridoio”, dei “giaguari” e del “campo e la semina”.
Bersani è ridicolo come un povero che volesse impartire lezioni di finanza ai ricchi. Insomma, non posso spiegare tutto il libro, ma quel che è interessante è capire sulla base di cosa “pontifica” e tratta Renzi e gli altri dall’alto in basso. “E’ arivato l’avvocato Cipolletta”, direbbero a Roma. Perchè la stampa, i massmediologi, la tv del 2021 lo trattano da simpatico quando in realtà è un altro sborone? Renzi, per dire uno che elettoralmente vale quanto Leu e Bersani, è l’antipatico, Bersani il simpatico. La buona stampa, così come la tv, si coccola Bersani e fustiga Renzi. Eppure, ecco la mia conclusione, insieme sono due disastri politici italiani, due boriosi malmostosi che sono la negazione, politicamente, del riformismo. Prendersela con Renzi è come sparare alla Croce Rossa. Esaltare Bersani è la tragedia mediatica, lo storytelling imperante che spiegherà agli storici futuri la tragedia della sinistra italiana sconfitta da Berlusca, poi dai 5Stelle, domani da Salvini. Bersani nel 2013 venne sbeffeggiato in streaming da Crimi (ancora vivo) e dai cinquestelle. Uno con le palle vita natural durante non avrebbe voluto più sentirne parlare dei grillini. Ma vittima della sindrome di Stoccolma ci si è fidanzato, perchè è un simpatico. Simpatia, antipatia. Tanti italiani in guerra ad un Winston Churchill, utilizzando queste due categorie, lo avrebbero spernacchiato. Conte, racconta lui, si è trovato più a suo agio con la sua sinistra che con Salvini. Questione di feeeling, cantava Mina. Se uno è simpatico queste sono le tragedie che gli capitano senza accorgersene.
Uno che dice: “Il paese ha sentenziato che Renzi ha sbagliato ad aprire la crisi” (Bersani a Floris) è uno sborone. Perchè? Perchè è come il chiromante che ti dà i numeri per il lotto. Se fosse bravo se li giocherebbe lui. Bersani è il Morgan critico musicale, perchè non l’azzecca lui un successo commerciale? E’ l’Adani commentatore sportivo, perchè non lo fa lui l’allenatore? Insomma, è uno di quelli italiani che criticano gli altri solo perchè un amico li fa comparire in tv. Chi compare in tv, che è il regno del falso, esiste. Ma nella realtà non c’è.