IL NODO I grillini hanno ormai capito che per avere voti e consenso debbono andare alle elezioni da soli e battere in maniera ossessiva su pochissimi temi identitari. I democrat invece non se ne fanno una ragione dell’isolazionismo grillino e continuano a corteggiarli come se essi fossero di sinistra, e disponibili ad una coalizione antiMeloni. Come ogni innamorato tradito sperano che il tempo convinca Conte prima o poi a tornare insieme. Questo nodo è rappresentato da tre personaggi, eccoli.
LETTA Richiamato da Parigi, per gestire tutta la fase che con le elezioni avrebbe portato il pd fuori dal governo, nelle sue nuove vesti di segretario dimissionario che però resta in carica sta maneggiando nel campionario del trovarobato e della memorabilia di partito più polverosa. Oltre all’essenziale discussione sulla «forma partito», ha scovato la riflessione sul «coinvolgimento degli esterni» l’allargamento ad altre forze della «società civile», il «comitato di saggi» e il nuovo «manifesto dei valori» da scrivere. Pensa di aver aperto l’ennesima delle «fasi costituenti» (tutte cose su cui già Ds e Margherita, ai tempi della lunghissima gestazione del Partito democratico, spesero un’infinita quantità di tempo, energie e inchiostro, tra manifesti dei valori, carte dei principi, codici etici, statuti e statuizioni di ogni ordine e grado). Per chi ha tempo da perdere un’occasione imperdibile
FRANCESCHINI Di solito sta al governo, e non se ne accorge nessuno. Quando non è ministro, scrive romanzi ma non se n’accorge nessuno. E’ l’unico vero capoccia del pd e all’esterno non se ne accorge nessuno mentre all’interno nessuno può farci niente.
CONTE Assistendo da lontano a queste performance, dice Giuliano Cazzola con acutezza, mi sono convinto (nessuno lo ha capito) che Conte non è un politico, ma un attore che interpreta un personaggio politico. E con inaspettata professionalità è in grado di attenersi al soggetto, al copione, anche se viene chiamato ad interpretare personaggi in contesti diversi. In un film può svolger il ruolo dell’antagonista di un personaggio che ha interpretato in un film precedente.
Si spiega così come Giuseppi si senta libero di criticare le politiche attuate dai governi da lui presieduti e di quelli (cioè tutti) di cui il Movimento 5 Stelle ha fatto parte. Ora sta interpretando – dismessa la pochette e rimboccatosi le maniche della camicia – la parte del Jean-Luc Mélenchon italiano. Solo che Melenchon in persona gli ha preferito De Magistris