Marco Bentivogli spiega la realtà all’oscurantista Landini (Cgil)


Caro Landini,
la posizione che hai assunto sull’obbligo di Green Pass è un errore grave. Stiamo combattendo una guerra, oltre 130.000 morti, impoverimento, licenziamenti, aziende chiuse. Abbiamo aspettato per un anno i vaccini, ora che li abbiamo non esistono posizioni neutrali. Chiedendo di non sanzionare chi non rispetta la legge, di fatto si accetta di sanzionare coloro che hanno un’idea sana della libertà e che sanno che, accanto ai propri diritti, ci sono i doveri nei confronti degli altri, come recita la nostra Costituzione negli articoli 2 e 32.

A inizio pandemia ci furono alcuni scioperi (pochi per fortuna) contro le mascherine, poi contro la rilevazione della temperatura, poi contro gli screening con test sierologici e molecolari previsti da alcuni protocolli. Vero, la Cgt, in Francia ha proclamato sciopero contro l’obbligo vaccinale e il Green Pass in alcuni settori, ma è la stessa che marciava insieme ai gilet gialli. In Italia il sindacato ha fatto altro, si è mobilitato per protocolli aziendali che garantissero la sicurezza e ha fatto un grande lavoro per rendere i luoghi di lavoro più sicuri delle abitazioni.

In un momento in cui 32 milioni di italiani hanno avuto entrambe le dosi di vaccino e in cui si abbassa l’età dei ricoverati e l’Istituto Superiore di Sanità fornisce settimanalmente i dati dei contagiati, degli ospedalizzati, delle terapie intensive, scorporati per lo status vaccinale a partire dal 4 aprile. Leggili, è gravissimo dire che “vaccino e Green Pass non risolvono i problemi”.

Le norme senza sanzioni valgono meno dell’esortazione a “fare i buoni”. Non solo, l’Inail riconosce come infortunio sul lavoro il Covid, anche se gli effetti emergono dopo parecchi giorni, pertanto anche dal punto di vista formale, ci sono responsabilità nei confronti degli altri lavoratori e in capo al datore di lavoro che ha il dovere di sicurezza e prevenzione nel luogo di lavoro. Ed è sempre stato così. Ma perché da decenni in fabbrica un carrellista, un addetto ai forni, un saldatore, etc. deve fare formazione e analisi periodiche obbligatorie e se vi si sottrae, può essere licenziato, essendo anche un obbligo per il datore di lavoro a tutela del lavoratore e dei suoi colleghi?

Una persona che è stato un riferimento per entrambi e che ha fatto grande il sindacato, nel congresso del 1986 della Cgil disse: “Abbiamo sempre cercato di parlare ai lavoratori come a degli uomini, di parlare al loro cervello e al loro cuore, alla loro coscienza. In questo modo il sindacato è diventato scuola di giustizia, ma anche di democrazia, di libertà; ha contribuito a elevare le virtù civili dei lavoratori e del popolo”. Era Luciano Lama.

Il problema è come sempre chi si ascolta e a chi si parla. Abbiamo visto quanto la sbornia dell’uno vale uno abbia fatto arretrare il buon senso e la democrazia reale. Nell’illusione di ascoltare tutti, ci sono pochi urlanti che parlano di dittatura sanitaria, magari col tatuaggio del duce. Ma ci sono tantissimi lavoratori e lavoratrici che chiedono di poter lavorare senza avere accanto persone che possono contagiarli. Il vaccino, anche se non lo impedisce al 100% (nessun vaccino esistente ci riesce), riduce drasticamente il contagio. Questo è un dato di fatto che non è possibile negare… Neanche i dieci vaccini obbligatori per tutti i bambini da decenni. Certo ci sono persone fragili che non possono vaccinarsi e serve predisporre al più presto una documentazione che li preservi da ogni problematica. Ma è soprattutto a tutela di questi che serve garantire che tutti gli altri siano vaccinati.

Io sono per l’obbligatorietà dei vaccini, come è sempre avvenuto nella nostra storia, per epidemie che hanno fatto meno morti e in cui, come nei paesi africani, si scende in piazza per poter avere il vaccino, non contro. Caro Landini, mi sarei aspettato un appello a tutte le lavoratrici e ai lavoratori a vaccinarsi, a rispettare le regole. Un invito a modificare i protocolli aziendali per inserire il Green Pass nel rispetto dei fragili che non possono vaccinarsi. È il livello aziendale dove si possono fare cose importanti. E, semmai, una dura battaglia contro quei datori di lavoro che prendono alla leggera l’obbligo di garantire un ambiente di lavoro sicuro per tutti.

Il sindacato è sempre stato scuola, agenzia educativa, di responsabilità. Non può essere altrimenti. Abbiamo visto quanto hanno fatto male alle conquiste sindacali il non saper condannare e discernere gli abusi dei diritti dai diritti stessi. Prima o poi l’abuso mette in discussione il sacrosanto diritto. Trattare il furbetto come l’operoso come fanno molti politici, agevola il furbetto e mortifica l’operoso.

L’idea stessa di libertà assoluta, i nostri padri costituenti, l’hanno contenuta nei doveri verso gli altri dentro un principio solidaristico, che in questi casi vale proprio nei confronti di chi ha perso e rischia la vita in caso di contagio. Longanesi diceva che l’Italia è un Paese dove sono tutti estremisti, per prudenza. È sempre più vero ma non bisogna esagerare.